Mondo di Mezzo, M5S: “Sciogliere il Comune di Roma per mafia”
Conferenza stampa ‘Via la mafia da Roma’ del gruppo M5S all’indomani dei 37 arresti nell’ambito della maxi inchiesta
“Il Comune di Roma va sciolto per mafia”. A dirlo è il deputato M5S Alessandro Di Battista, al tavolo con i suoi colleghi parlamentari, consiglieri capitolini e municipali. Qualche arancia sul tavolo, dove siedono i 4 consiglieri M5S di Roma Capitale – Marcello De Vito, Daniele Frongia, Virginia Raggi ed Enrico Stefàno – nonché i parlamentari Paola Taverna, Luigi Di Maio, Roberta Lombardi e Massimo Barone, oltre lo stesso Di Battista. Al centro del dibattito, la maxi inchiesta Mondo di Mezzo, che ha già portato a 37 arresti e che conta oltre 100 indagati.
“Se a Roma ci si ammala di cancro, se a Roma si rischia di morire per il dissesto idrogeologico, se a Roma abbiamo la peggiore mobilità di Europa, è per via della corruzione che si nasconde nella gestione criminale” di questa città – incalza Di Battista che ha quindi annunciato un incontro tra M5S e Prefetto di Roma per chiedere, appunto, che il Comune di Roma venga sciolto per mafia.
La conferenza stampa promossa dal M5S si apre con una domanda: “E’ mai possibile che i politici siano sempre indagati relativamente a corruzione, appalti e frodi?”. Il messaggio della conferenza stampa è: “Fuori la mafia da Roma: la città ha bisogno di recuperare onestà”.
D’altra parte, lo slogan del M5S in campagna elettorale, non solo romana, era: “L’onestà andrà di moda”. E questa conferenza stampa è l’occasione per ribadire il concetto: “L’onestà deve andare di moda”.
Il gruppo M5S parte da un presupposto: “Siamo in una fase di indagine e nel nostro Paese vige la presunzione di innocenza – spiega Marcello De Vito, capogruppo in Campidoglio – Ma l’indagine è talmente vasta e ramificata che si viene a delineare un quadro a tinte fosche”. Ma la cosa non sorprende i pentastellati, anche e soprattutto “alla luce – continua De Vito – di quello che abbiamo visto in un anno e mezzo”: incongruenze, lati oscuri, interrogazioni, indagini e investigazioni che in più occasioni si sono tradotti in esposti alla Procura e alla Corte dei Conti.
Il dato è uno: “In questa indagine sono coinvolti tutti – incalza De Vito – A partire dai referenti delle cooperative che da anni lavorano con il Comune di Roma, fino ai vertici delle principali società municipalizzate che non sono state utilizzate per fornire i servizi, ma sono state trasformate in orti e bacini di voti”. Sono coinvolti tutti, dicevamo: “Attuali consiglieri, ex consiglieri, attuale e precedente consiliatura, perfino l’ex sindaco di Roma Alemanno. C’è una sola forza che non è coinvolta – aggiunge De Vito – E’ il Movimento 5 Stelle”. La richiesta del capogruppo capitolino è chiara: “Questo sistema di potere che fa schifo deve essere letteralmente smantellato: o chi comanda si prende l’impegno di sradicarlo, o ne prende atto e rassegna le dimissioni”.
Una conferenza stampa a tutto tondo, che risale nel tempo, fino ai tempi della campagna elettorale, per la quale molti politici hanno speso cifre da capogiro, anche se la vita di consigliere comunale consente un guadagno di “massimo 120mila euro lordi in 5 anni” – tuona Enrico Stefàno, consigliere capitolino M5S, a sottolineare anche il lato oscuro dei finanziamenti proprio delle campagne elettorali.
Ma basta andare un po’ più avanti nel tempo, e si nota come “gli unici 4 voti contrari a molte delibere” discusse in Assemblea, fossero quelle del M5S Roma – sottolinea ancora Stefàno. Un clima conviviale, nonostante tutto, di accordi tra opposizione e maggioranza. Basti pensare ai tanti sprechi di questa città: non da ultima, l’opera come la metro C, “costata 3 miliardi e mezzo di appalti all’interno di un sistema come questo”.
Nomi e numeri, dunque. E’ questo che la conferenza stampa del M5S su Mondo di Mezzo mette in luce. “Molti nomi sono scritti sulle carte dei magistrati” – si inserisce Frongia. Per quanto riguarda i numeri, ecco i dati: “4 miliardi di euro di spreco solo nelle ultime consiliature; oltre 5 miliardi di euro l’anno spesi, solo a Roma, per la corruzione”.
Un incubo. Che ha travolto i cittadini romani al loro risveglio, ieri. “Non si tratta di un singolo appalto o di un singolo episodio di corruzione: siamo di fronte a un sistema, definito la Cupola mafiosa”. A parlare, ora è Virginia Raggi. “Se avessimo governato noi – dice – anche se sembra facile dirlo ora, avremmo iniziato dalla trasparenza, dai bandi pubblici, dai requisiti e dai profili, perché i cittadini devono sapere”. E ora sanno che “il motivo per cui non si affrontano i problemi reali di Roma” è perché l’interesse maggiore non è ascoltare i cittadini “ma mantenere il sistema, quel sistema che oggi è stato portato alla luce. L’onestà – conclude Raggi – è l’unica cura per questa città”.
Nel corso della conferenza hanno preso la parola anche alcuni parlamentari M5S. E’ Roberta Lombardi a fare il nome di Luca Odevaine (tra gli arrestati ieri, ndr), ex capo di Gabinetto all’epoca di Veltroni. “Quando Veltroni approvò, nel 2008, quello che noi chiamiamo piano ‘regalatore’, io ero con altre persone sotto la nostra casa, il Campidoglio, a far valere la mia contrarietà”. Perché “Roma veniva svenduta ai soliti poteri, ai palazzinari, che hanno poi finanziato le campagne elettorali della sedicente destra e sedicente sinistra. Proprio Odevaine ci impedì l’accesso in Campidoglio, ma poi fece salire i palazzinari giunti con le auto blu”.
Presenti anche Paola Taverna – che ha parlato di onestà, della necessità di dare “una faccia pulita” alla politica – e Luigi Di Maio, anche vicepresidente della Camera dei Deputati. Un intervento a tutto tondo, il suo. “Si sta comunicando al mondo intero che l’Italia è il Paese in cui muoiono le imprese, ma nascono nuove mafie. E nascono proprio grazie a chi con le parole dice di voler combattere la mafia, ma poi si ritrova in mezzo a quei partiti coinvolti in questi grandi scandali. Ieri Pignatone ha detto di aver dimostrato che a Roma esiste la mafia, e la mia rabbia è dovuta al fatto che questo apparato si poteva contrastare semplicemente non votando più questa gente”.
Luigi Di Maio, 27 anni, uomo del Sud. “Quando ero piccolo, si diceva che la mafia fosse un affare del Sud, poi divenne un affare del Nord. Oggi, invece, diciamo che la mafia è un affare dei partiti degli ultimi 20 anni”. Non è escluso nemmeno il presidente del Consiglio Renzi, dal momento che uno dei suoi ministri, Poletti, è stato fotografato al tavolo insieme ad alcuni dei personaggi coinvolti nella maxi inchiesta. “Sapete cosa fa ora il ministro del Lavoro? In questo momento sta chiedendo di votare il Jobs Act per eliminare l’art. 18 – incalza Di Maio, che rilancia – Stamattina abbiamo depositato la proposta di legge sul reddito di cittadinanza, che ha quindi iniziato il suo iter parlamentare”. Che c’entra il reddito di cittadinanza? Lo spiega lo stesso Di Maio: “Gli 80 euro di Renzi sono solo uno dei tanti episodi di voto di scambio; dare dei soldi alle persone povere, sfruttate invece da questo sistema, consente di eliminare il voto di scambio”.
Tema, questo, ripreso da Di Battista nelle battute finali del suo intervento: “A Roma la corruzione costa più di 5 miliardi di euro l’anno. Con 5 miliardi si dà il reddito di cittadinanza per un anno a 500mila romani. Questo, significa che il problema occupazionale si può risolvere con una vera lotta alla corruzione”.