Mondo di Mezzo, processo con mille dubbi. Storia di un condannato per bene
Mondo di Mezzo: tra le storie da raccontare c’è quella di Massimo Caprari, all’epoca dei fatti consigliere capitolino. Una vicenda incredibile, ma vera
Mondo di Mezzo. E’ il processo a Buzzi e Carminati, ma dentro ci sono anche molte altre persone. Anche politici, coinvolti in una storia che sembrava quella di una nuova cupola romana e che invece non lo è. Alcuni di loro sono stati tirati dentro per una frase intercettata, per un ammiccamento percepito. Buzzi e Carminati adesso sono liberi, per decorrenza dei termini. Uno è nella sua villa di Sacrofano, l’altro ha detto che vorrebbe aprire un ristorante.
Tra le storie da raccontare c’è quella di Massimo Caprari, che all’epoca dei fatti era consigliere capitolino. Una storia incredibile, ma vera e probabilmente nemmeno singolare. La giustizia va così e la politica rimane a guardare. Quello che segue è il suo racconto.
Mondo di Mezzo. Da uno stralcio del processo il coinvolgimento di Massimo Caprari. Il suo racconto…
Carminati non l’ho mai conosciuto mentre ho conosciuto Salvatore Buzzi nel settembre del 2014, quando un mio amico, Enzo Artistico, il fratello di un ex calciatore mi dice: “Mio cognato lavora nella Cooperativa 29 giugno e mi ha detto che Buzzi assume”. Gli dico “Guarda che Buzzi non lo conosco ma adesso vedo che posso fare”. Non sapevo come aiutarlo perché i pochi amici imprenditori che conoscevo erano tutti in crisi economica, stavano licenziando e avrebbero avuto difficoltà a darmi una mano per far lavorare il mio amico. Chiedo a Luca Giansanti, collega in consiglio comunale e capogruppo della Lista civica, visto che conosceva Buzzi, di mettermi in contatto con lui per chiedergli se stesse assumendo persone. Così ho conosciuto Salvatore Buzzi.
Mondo di Mezzo. La storia che raccontiamo inzia a settembre del 2014
Settembre 2014. Entro nella vicenda in questo periodo, ci sono dei messaggi omessi dai carabinieri, c’è stata anche a novembre una chiacchierata con Buzzi. Sono andato a trovarlo per accreditarmi, senza dubbio, da capogruppo verso il presidente della Lega delle cooperative a Roma e nel Lazio. Vedemmo se c’era modo di collaborare, come fa il Governo che ascolta le parti sociali. Se potevo aiutare qualcun altro con un curriculum lo avrei fatto molto volentieri. Tutto qua. Su quella conversazione viene costruita un’altra storia, completamente diversa. Avevo raccontato che stavo dando 1000 euro al mese ad un amico malato di tumore e invece la mettono che io sto chiedendo 1000 euro al mese a Buzzi. Vengo arrestato come membro del gruppo consiliare PD, mentre io ero del Centro Democratico. Unico eletto, capogruppo di me stesso. Una svista o che altro da parte dei PM?
Condannato a 2 anni per niente
Alla fine la sostanza è questa. Io vengo condannato a 2 anni e per aver chiesto un posto di lavoro a Buzzi in una cooperativa per 3 mesi per Artistico. In cambio, dicono, del mio voto alla delibera del Debito fuori bilancio. Avrei fatto uno scambio, quindi un atto contrario ai doveri d’ufficio, per aver votato una delibera sui debiti fuori bilancio che il Comune doveva pagare da 3 anni alle cooperative di Buzzi per servizi svolti. Una delibera per lavori fatti durante l’amministrazione di Alemanno che sono diventati debiti fuori bilancio perché il Ministero non mandava i soldi per saldare le fatture. Quando l’assessore al bilancio Scozzese e la nostra Giunta con il sindaco Marino hanno trovato i fondi in cassa, noi votammo una ventina di Delibere fuori Bilancio, tra cui c’era anche quella che riguardava i crediti di Buzzi.
Mondo di Mezzo e la delibera votata. Aver pagato un debito è un favore indebito
Io mando un messaggio gli dico “Delibera votata” e da lì loro dicono che c’era un accordo. Il senso della Frase “Delibera votata” era come per dire: “Il Comune ti paga. Ora puoi pagare gli stipendi ai tuoi lavoratori”, visto che aveva 1500 dipendenti (la maggior parte con disagio sociale). La sostanza di un debito fuori bilancio è che passa dai revisori dei conti, poi la Giunta comunale fa la delibera, la vota, passa alla commissione bilancio e infine in consiglio comunale. Votarla per un consigliere della maggioranza è un atto dovuto. Non ho barattato nulla.
Il 4 giugno del 2015, durante la seconda ondata mi hanno arrestato. 15 giorni a Rebibbia e sei mesi ai domiciliari. Vorrei sottolineare l’aggressività con cui sono stati eseguiti questi arresti. Perché per il tipo di reato che ci contestavano, ovvero atti contrari ai doveri di ufficio, per questo tipo di contestazioni non sono previste “misure cautelari”.
Condanna in primo grado e anche in appello
In seguito dopo i sei mesi di domiciliari esco di casa e al processo di primo grado, 7 gennaio 2016, esce la sentenza. Vengo condannato a due anni. Un anno dopo, estate 2017, all’appello per ennesima volta non vogliono ascoltare, sembra tutto già deciso e confermano la condanna.
Con l’avvocato decidiamo per il rito abbreviato, convinti delle prove che avevamo e della mia completa innocenza. Non c’è straccio di elemento, scritto o audio in cui Buzzi mi dice ‘Ti do il posto se mi voti la delibera’. Non mi ha mai chiesto niente! L’ho votata perché è un atto dovuto giuridicamente. Nelle due pagine che seguono, si leggono sms e telefonate omesse in cui si capisce che ho chiesto una cortesia, ma non uno scambio.
Mondo di Mezzo, uno stralcio periferico. Le facili domande a una storia senza risposte
Ho chiesto aiuto per un ragazzo che si voleva suicidare e lo abbiamo salvato con 3 mesi di lavoro come facchino. Cosa avrei preso io? Quale vantaggio avrei ottenuto in qualità di pubblico ufficiale? Che cosa c’è di illegale nel fatto che ho votato un atto dovuto altrimenti cadeva il sindaco? Il sindaco decade per sfiducia o per un atto di bilancio non approvato.
Mi sarei messo nei guai per un posto di lavoro di tre mesi come facchino per un disgraziato? Ma cosa c’è di realistico nelle accuse che mi sono state mosse?
Un processo in 30 mesi, un record italiano
Il paradosso è che in 30 mesi, tra il 2016 e il 2018, sono stato sottoposto a tre gradi di giudizio, un record per la giustizia italiana. A settembre del 2018 faccio istanza al tribunale di sorveglianza per terminare di scontare la pena. Sono due anni che attendo. È come un fine pena mai, anche perché se volessi ricominciare a fare attività sociale e politica, ancora non mi è consentito. Sembra che mi vogliano tenere sempre nella posizione di essere condannato? Alla fine è questo quello che penso. Essere sempre condannato e mai scontare, non liberarmi mai.
Pensiamo a cosa sta accadendo oggi con la magistratura e il caso Palamara. Intercettato con un trojan, uno strumento che non “sbaglia” e quindi i testi delle conversazioni riportate sono reali. I carabinieri dei ROS che hanno tagliato, cucito e composto sms e intercettazioni e il super magistrato che dice che a cena con gli amici si dicono tante cose che non si pensano.
Anch’io ho detto delle cose che non pensavo, ma mi è stato fatto un processo alle intenzioni. Lo stesso Luca Palamara, ex presidente dell’ANM, ha dichiarato che i processi sono pilotati, così come le sentenze.
E io del mio processo cosa dovrei pensare?
I fatti del CSM della ANM e i vari intrecci con la politica sono assai più gravi di quello che ho raccontato e vissuto, ma loro godono di una super immunità. Le persone vanno in galera per molto, molto meno e ci vanno anche da veri innocenti.
Sono sicuro che la legge non sia uguale per tutti. La legge è ad personam, come pensa la gran parte dei cittadini Italiani. Ma il presidente Mattarella cosa dice, cosa pensa della nostra giustizia?
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