Mons. Gänswein in codice Ratzinger: i veri cattolici sono in unione con Benedetto XVI
Assolutamente straordinario. In questi giorni stanno arrivando dal vero pontefice, Benedetto XVI, una vera tempesta di “codici”
Assolutamente straordinario. In questi giorni stanno arrivando dal vero pontefice, Benedetto XVI, una vera tempesta di “codici” il cui metodo è descritto nel volume, oggi bestseller, “Codice Ratzinger” (Byoblu ed. maggio 2022), disponibile anche in inglese e spagnolo.
Come molti di voi avranno letto, Mons. Gänswein, due settimane fa, in una telefonata con un sacerdote bergogliano tedesco, ha tirato fuori una serie di frasi che, all’apparenza sembravano durissime verso don Minutella e gli altri sette sacerdoti del Sodalizio Sacerdotale Mariano, mentre invece, a una lettura più attenta, si sono rivelate dei clamorosi elogi verso questi preti-eroi.
Don Minutella è stato, sulle prime, abbastanza scosso dall’essersi sentito dare del “pazzo“ e del “teologicamente fuori di testa” dal segretario di papa Ratzinger, ma dato che Gesù, nel Vangelo di Matteo (5,22), vieta di dare del pazzo al proprio fratello (pena l’essere gettati nella Geenna), l’epiteto dell’arcivescovo non poteva essere che colto nella sua accezione teologica – giustappunto – quella della I Lettera di San Paolo ai Corinzi dove si legge: “Noi siamo folli per amore di Cristo”. Vi invitiamo caldamente a leggere la decodificazione di queste frasi qui e qui.
Lo scrivente ha anche avuto l’onore di essere ospitato in trasmissione dagli otto sacerdoti per ragionare insieme sui messaggi di Mons. Gänswein .
I sacerdoti del Sodalizio, tuttavia, hanno poi pubblicato un appello a Mons. Gänswein affinché desse qualche altro segnale di conferma, per rassicurare soprattutto “i piccoli”, le persone semplici.
Il papa non è rimasto sordo alla richiesta di questi preti coraggiosi e, giovedì scorso, durante la presentazione, alla Lumsa, di un libro di Piergiorgio Odifreddi corredato di qualche contributo di papa Benedetto, ha inviato a portare i suoi saluti Mons. Gänswein il quale ha così esordito:
“Prima di venire qui ho pregato con Papa Benedetto, come ogni sacerdote cattolico fa, i vespri. E questo dice tutto”. In realtà, la seconda frasetta non è stata pronunciata da Mons. Gänswein , come potete controllare, ma è stata diffusa dall’Agenzia Agensir, segno inequivocabile che i giornalisti avevano ricevuto un testo già pronto e che su quello ci si deve basare, virgole comprese.
Adesso fate molta attenzione a come è costruita la frase-clou. Al primo livello, ad usum bergoglianorum, si capisce che Mons. Gänswein ha pregato i vespri, come fa ogni sacerdote cattolico, e poco prima di venire lo ha fatto insieme a papa Benedetto,
Ma la frase è costruita in un modo sapientemente anfibologico tale che si possa perfettamente intendere anche come: Mons. Gaenswein ha pregato i vespri in unione con papa Benedetto, come fa un vero sacerdote cattolico.
Lo si capisce immediatamente, è intuitivo, ma per essere precisi, abbiamo chiesto al prof. Gian Matteo Corrias, docente, latinista e saggista storico religioso una spiegazione di analisi logica, il quale commenta: “Nella formulazione attira anzitutto l’attenzione l’inclusione della subordinata modale (“come ogni sacerdote cattolico fa”) tra il predicato e il complemento oggetto (“i vespri”). L’interruzione del flusso sintattico è concomitante a una formulazione anfibologica del periodo, perché quella frase modale può riferirsi altrettanto coerentemente sia a “ho pregato […] i vespri”, sia a “ho pregato con Papa Benedetto i vespri”..
Ora, affermare di aver pregato i vespri con Papa Benedetto come fa ogni sacerdote cattolico, significa evidentemente equipaggiare quell’ (apparentemente) banale complemento di compagnia (“con Papa Benedetto) di un significato molto più pregnante di quanto non appaia a prima vista, e cioè “in unione con Papa Benedetto”.
Il messaggio quindi è dirompente: i veri sacerdoti cattolici pregano e celebrano solo in unione con papa Benedetto che è il vero papa in sede impedita. Non per nulla, la chiosa è stata: “E questo dice tutto”.
La frase è quindi costruita per fare in modo che intenda solo chi ha orecchie per intendere. Certamente, chi è dalla parte dell’antipapa anticattolico oppure detesta Benedetto XVI, dirà che “è stato un caso, perché Mons. Gänswein non parla bene l’italiano” (né lo scrive, dato che il comunicato è stato precedentemente distribuito ai giornalisti).
Il fatto oggettivo è, però, che se su cento frasi di papa Benedetto, tutte e cento sono costruite in modo da essere perfettamente anfibologiche, questo si deposita come fatto univoco e oggettivo che conferma oltre ogni dubbio l’oggettiva questione canonica, cioè che il Santo Padre è in sede impedita e che Bergoglio è un antipapa usurpatore. I veri cattolici devono quindi restare in unione con Papa Benedetto.
Ecco che il Codice Ratzinger – inteso come corpus delle dichiarazioni velate del Santo Padre – si rivela per l’ennesima volta un vero, sublime STRUMENTO DI CONVERSIONE alla verità che “separa i credenti dai non credenti”, come disse Benedetto XVI, nel 2021, al giornale tedesco Herder Korrespondenz.
Vi rendete conto di cosa si sta svolgendo nell’indifferenza del mainstream?