Monsignor Pietro Parolin: il diplomatico di Dio e possibile successore di Papa Francesco
Se Papa Francesco ha impresso alla Chiesa un’impronta pastorale e riformatrice, Parolin ha rappresentato il suo alter ego diplomatico

Nel delicato e complesso scenario della diplomazia vaticana, la figura di Monsignor Pietro Parolin si staglia con una discrezione che cela un peso specifico decisivo nelle sorti della Santa Sede. Segretario di Stato dal 2013, Parolin è il principale artefice delle strategie geopolitiche della Chiesa, un uomo di equilibrio che ha saputo tessere intricate trame di dialogo tra mondi spesso contrapposti. In molti, oggi, si chiedono se il suo profilo possa farne un candidato papabile per il post-Francesco.
Il cardinale Parolin, diplomatico dalla lunga esperienza
Classe 1955, nato a Schiavon, in Veneto, Parolin è entrato giovanissimo nella diplomazia vaticana, dimostrando fin da subito una capacità di mediazione fuori dal comune. Dopo aver prestato servizio nelle nunziature di Nigeria e Messico, ha lavorato per anni nella Segreteria di Stato, contribuendo a trattative di cruciale importanza con paesi come la Cina, il Vietnam e il Medio Oriente. La sua nomina a Segretario di Stato nel 2013, su volontà di Papa Francesco, ha segnato una svolta nella politica estera vaticana, privilegiando il dialogo e la costruzione di ponti diplomatici rispetto alle contrapposizioni ideologiche.
L’uomo dietro le quinte del pontificato di Francesco
Se Papa Francesco ha impresso alla Chiesa un’impronta pastorale e riformatrice, Parolin ha rappresentato il suo alter ego diplomatico, lavorando instancabilmente per tradurre le ambizioni del pontificato in realtà geopolitica. Ha avuto un ruolo chiave nell’accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Cina sulla nomina dei vescovi, un dossier controverso ma di enorme rilievo per il futuro del cattolicesimo nel gigante asiatico. Allo stesso modo, ha operato con determinazione per il riavvicinamento tra Cuba e Stati Uniti, mediando un processo che ha visto il Vaticano come protagonista.
Il suo stile, prudente e misurato, ne fa una figura rispettata tanto dentro quanto fuori le mura leonine. Parolin non è uomo di protagonismi, ma di sostanza: il classico ecclesiastico che predilige la riservatezza alla ribalta mediatica. Il suo pragmatismo lo ha reso un interlocutore affidabile per le cancellerie internazionali, ma anche un punto di riferimento all’interno della Curia, dove ha saputo destreggiarsi tra le spinte riformiste di Francesco e le resistenze di ambienti più conservatori.
Parolin può essere un possibile successore di Francesco?
L’ipotesi di un conclave che possa portare un giorno Parolin alla guida della Chiesa non è fantascienza. La sua esperienza internazionale, la sua vicinanza al pontificato di Francesco e la sua capacità di mantenere l’unità tra le diverse anime della Chiesa lo rendono un candidato di peso. La storia dei conclavi però insegna che il nome del favorito spesso si dissolve nelle fumate nere delle prime votazioni. Inoltre, l’attuale tendenza a privilegiare profili con un forte carisma pastorale potrebbe giocare a suo sfavore, dato il suo carattere più tecnico e diplomatico.
Ciononostante, in un’epoca segnata da instabilità geopolitica, da tensioni tra nazioni e da un mondo ecclesiale in evoluzione, la figura di un pontefice con un’esperienza diplomatica senza pari potrebbe rappresentare una scelta strategica. La Chiesa, oggi più che mai, ha bisogno di un leader capace di navigare le acque turbolente del XXI secolo. Se Parolin sarà l’uomo giusto per questo compito, solo il conclave potrà dirlo. Ma nel frattempo, il “diplomatico di Dio” continuerà a muoversi con la sua consueta discrezione, ma con un peso sempre più determinante nella storia della Chiesa.