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Morte Papa Francesco, chi sarà il prossimo Pontefice? All’estero sono partite le scommesse

Puntati già 4,5 milioni di dollari: chi sono i favoriti per il dopo Bergoglio e perchè in Italia è vietato scommettere

Basilica di San Pietro in Vaticano

Basilica di San Pietro in Vaticano (© Alvesgaspar / Wikimedia Commons)

Mentre l’Aula del Conclave si prepara a chiudersi alle spalle dei cardinali elettori, con ogni probabilità nei primi giorni di maggio, l’interesse per la scelta del successore di Papa Francesco – morto lo scorso 21 aprile – cresce ben oltre le mura vaticane. La Chiesa è chiamata a eleggere una guida spirituale, ma fuori dalle sacrestie la corsa al nuovo Papa è anche diventata, ancora una volta, una questione di pronostici.

Papa, dopo Bergoglio a chi tocca? I nomi in lizza

All’estero, il “toto-Papa” è tornato a essere una vera febbre globale, con numeri da capogiro. Sul portale di scommesse decentralizzate Polymarket, che consente puntate in criptovalute, il mercato intitolato “Who will be the next Pope?” ha già superato i 4,5 milioni di dollari. E la cifra continua a crescere, giorno dopo giorno, alimentata da un pubblico che va ben oltre i fedeli praticanti: ci sono analisti geopolitici, appassionati di affari religiosi, osservatori dell’equilibrio mondiale. Il Conclave, di fatto, è diventato anche un evento mediatico di portata planetaria, in grado di accendere l’interesse di chi, normalmente, con la liturgia non ha molto a che fare.

Al momento, secondo le stime elaborate in tempo reale dagli utenti della piattaforma, il nome in cima alla lista dei papabili è quello del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Figura di peso nei meccanismi della Curia, Parolin è considerato l’erede naturale della linea bergogliana, pur con uno stile più riservato e diplomatico. Le sue probabilità sono attualmente fissate intorno al 31%, con una quota che oscilla tra 1.8 e 2.5. I flussi delle puntate indicano che oltre 1,3 milioni di dollari sono stati giocati sul suo nome, un dato che testimonia quanto sia percepito come stabile e credibile.

A seguire, c’è Luis Antonio Tagle, cardinale filippino molto amato nei paesi asiatici e considerato una delle voci più rappresentative della Chiesa globale. Le sue chance si attestano attorno al 23%, con quote comprese tra 3.0 e 4.8. L’ipotesi di un “Papa del Sud del mondo” continua a circolare con forza, sostenuta dall’idea di una Chiesa che voglia proseguire nell’apertura verso i continenti in espansione demografica e spirituale.

Poi ci sono gli outsider, che in questo contesto non vanno mai sottovalutati. Il cardinale ungherese Péter Erdő, teologo di solida preparazione e punto di riferimento per l’Europa dell’Est; Peter Turkson, ghanese, che da anni è tra i protagonisti della Curia e che rappresenterebbe una storica svolta africana; e infine Matteo Zuppi, l’arcivescovo di Bologna, molto vicino alla comunità di Sant’Egidio e alle dinamiche del dialogo e della pace. Ognuno di loro attorno al 10% di probabilità, ma con variazioni continue. Zuppi, in particolare, sta crescendo nei volumi: 270.000 dollari puntati finora, con una progressione che riflette anche il suo crescente peso mediatico e pastorale in Europa.

Toto-Papa, perchè in Italia è vietato scommettere

Se all’estero il mercato delle scommesse papali è esploso, in Italia non è nemmeno legalmente contemplato. Il motivo è normativo, ma anche culturale. Il decreto ADM, che regola il gioco e le scommesse, vieta qualsiasi puntata su eventi legati alla religione o alla morale pubblica, ritenuti “non oggettivamente verificabili”. Ma la questione va oltre la legge: scommettere su chi guiderà la Chiesa universale è visto da molti come un’invasione indebita di uno spazio che dovrebbe restare distinto dal consumo e dalla spettacolarizzazione.

Non è solo un tema di codici. È un riflesso di una certa idea del sacro che, almeno formalmente, in Italia resta incompatibile con il betting. Il Pontefice non è un capo di partito né un giocatore in gara: è, per definizione, un pastore scelto nella preghiera e nel silenzio, non attraverso pronostici e algoritmi.

È proprio questo il nodo che divide opinioni e coscienze. Da una parte, c’è chi legge questo tipo di scommesse come una forma di partecipazione laica e di curiosità collettiva; molti, infatti, sono interessati alla geopolitica della Chiesa, agli equilibri tra le conferenze episcopali, al modo in cui la spiritualità si declina nel mondo contemporaneo.

Prossimo Papa, tra la profanazione e l’interesse per il prossimo Conclave

Dall’altra, però, ci sono voci critiche che parlano apertamente di profanazione. Per molti credenti, l’elezione di un Papa è un evento spirituale, che dovrebbe essere accompagnato da raccoglimento e preghiera, non da quote in tempo reale. La stessa espressione “toto-Papa” suona a tratti stonata, come se riducesse una scelta carica di responsabilità universale a un derby tra candidati.

Eppure, al di là delle polarizzazioni, è ormai chiaro che il Conclave è entrato a pieno titolo nel radar dell’opinione pubblica globale. Il suo linguaggio antico – fatto di cappelle sigillate, votazioni scrutinate a voce alta, fumate bianche – convive ormai con le dinamiche della comunicazione in tempo reale, delle speculazioni online, dei meme che girano prima ancora dell’Extra omnes.

In questo scenario ibrido, una cosa resta certa: il nome che uscirà dal Conclave non sarà frutto del gioco. Sarà la somma, umana e spirituale, delle riflessioni di 120 cardinali che porteranno con sé le speranze di oltre un miliardo di fedeli. E forse, anche questa volta, il detto popolare tornerà ad avere ragione: “Chi entra Papa, esce Cardinale”.