Prima pagina » Cronaca » Municipio III, la strana storia della ‘cartellopoli’ abusiva

Municipio III, la strana storia della ‘cartellopoli’ abusiva

La testimonianza di un cittadino che denuncia l’abusivismo degli impianti pubblicitari

Abbiamo dato notizia della decisione della maggioranza del Municipio III, espressa in occasione della seduta del Consiglio tenutasi in data 26 marzo 2014, in cui si dice ‘NO’ al ripristino del decoro urbano in merito alla ‘cartellopoli’ abusiva dello stesso territorio municipale.

La vicenda, però, inizia molto prima della seduta del 26 marzo. Sul sito vasroma.it, in un post a firma dell’Arch. Rodolfo Bosi, si legge che il 27 novembre 2013 era stata trasmessa “una personalizzata Proposta di risoluzione del Consiglio del Municipio III all’attivista del Movimento 5 Stelle Leonardo Giacomini che ha preso l’impegno di farla presentare dai consiglieri Massimo Moretti (capogruppo) e Simone Proietti”.

Nella proposta, presentata il 9 gennaio 2014 che aveva ad oggetto proprio la ‘cartellopoli’, si leggeva che: “Per gli impianti pubblicitari privi di autorizzazione e comunque accertati come abusivi, anche se registrati nella Nuova Banca Dati, ai sensi del comma 14 dell’art. 31 del vigente Regolamento approvato dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 37/2009 all’ordine di rimozione forzata d’Ufficio conseguono la decadenza dall’autorizzazione all’effettuazione della pubblicità per conto terzi ed all’uso degli impianti pubblicitari nonché, in caso di istallazione di impianti sul suolo o su beni comunali, la decadenza automatica del contratto di locazione; per numerosi impianti del “riordino” sono state rilasciate concessioni e contratti di locazione prima della imposizione non solo dei vincoli paesaggistici a tutela dei quali è stato successivamente prescritto il divieto assoluto di installazione di impianti pubblicitari; con deliberazione del Consiglio Comunale n. 609 del 3 aprile 1981 è stata individuata a scopo di salvaguardia un’area urbana perimetrata entro cui é vietata la installazione di impianti pubblicitari di dimensioni superiori a mq. 6,00 (vale a dire cartelloni di mt. 3 x 2), che ciò nonostante sono stati installati ugualmente in numero considerevole; all’interno della suddetta area urbana perimetrata ricade una porzione del territorio del III Municipio (ex IV) dove occorre accertare e quantificare l’eventuale installazione di impianti pubblicitari di mt. 4 x 3 o di dimensioni comunque superiori a mq. 6,00; un numero molto alto di impianti, benché inserito nel “riordino” e con regolare titolo autorizzativo risulterebbe collocato in posizioni che risultano in violazione di norme inderogabili del Codice della Strada e che in particolare riguardano gli spartitraffico centrali con larghezza inferiore ai mt. 4,00, dove sono stati installati impianti che nel solo arco degli ultimi tre anni hanno provocato ben 33 incidenti stradali accertati con addirittura 5 morti”.

Pertanto, con questa Proposta, si invitava il presidente del Municipio a richiedere “all'Ufficio competente del Comune di Roma l’estratto della Nuova Banca Dati relativo a tutti gli impianti che risultano installati nel III Municipio, nonché l’elenco di quelli che risultino installati in zona vincolata ed in particolare sia ai confini che eventualmente dentro la riserva naturale della Marcigliana”, anche per sapere “quali e quanti dei 3.189 impianti pubblicitari privati su suolo pubblico con regolare concessione” risultassero “installati nel territorio del III Municipio”. Di conseguenza, di fronte ad accertate irregolarità, si chiedeva di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per ottenere la rimozione delle cartellonistiche abusive.

Anche la Giunta Capitolina, con la Deliberazione n. 425 del 13/13/2013 si era impegnata a prescrivere la rimozione, entro il 19 marzo 2014, dei 5mila impianti c.d. “senza scheda”: “Gli impianti qualificati nella Nuova Banca Dati di tipo c.d. ‘senza scheda’, ivi compresi quelli del “circuito cultura e spettacolo” – si legge nel testo – dovranno essere rimossi, previa diffida, a cura e spese dei proprietari entro (90) novanta giorni dalla pubblicazione del presente provvedimento, pena l’applicazione delle sanzioni previste negli articoli 31 e seguenti del vigente Regolamento di Pubblicità (deliberazione Consiglio Comunale n. 37/2009)”.

Pertanto, la proposta di risoluzione del Consiglio del Municipio III è stata aggiornata al testo della Deliberazione della Giunta Capitolina. La proposta, tuttavia – come testimonia ancora nel suo post l’Arch. Bosi – ha incontrato una ferma opposizione: “Stando a quanto mi è stato riferito – scrive – in sede di discussione sulla proposta presentata il precedente 9 gennaio i membri della II Commissione Commercio presieduta da Filippo Maria Laguzzi (Lista Civica Marino) hanno trovato da ridire anzitutto sul termine ‘cartellopoli’ e sui riferimenti normativi troppo complicati per loro, per cui avrebbero preteso un testo più semplificato, come se – proprio perché magari all’oscuro delle norme vigenti  in materia – per essi non valesse che la legge non ammette ignoranza e che non fossero comunque tenuti a conoscerla”.

Quindi, il 24 febbraio 2014 i consiglieri Massimo Moretti e Simone Proietti hanno dovuto ripresentare una nuova proposta di risoluzione aggiornata sia in riferimento alla deliberazione n. 425/2013 sia per venire incontro alle critiche portate, sostituendo il termine “cartellopoli” con l’espressione “cartellonistica stradale privata”: la proposta è stata registrata con il numero di protocollo 17482 del 24 febbraio 2014.

“Ciò nonostante – testimonia ancora Bosi – è continuato un ostruzionismo dilatorio nei confronti dell’iniziativa dei due consiglieri del Movimento 5 Stelle, che a quel punto mi hanno pregato (per il tramite di Leonardo Giacomini) di intervenire personalmente in occasione della prossima seduta della Commissione Commercio  che si è tenuta il 18 marzo 2014 congiuntamente alle Commissioni Ambiente e Lavori Pubblici”, cui erano presenti: degli 11 membri della II Commissione Commercio quel giorno erano presenti, oltre al cons. Simone Proietti, il cons.Cesare Lucidi (SEL); della III Commissione Lavori Pubblici erano presenti il cons. Mario Bureca (capogruppo PD), il cons. Francesco Filini  (Fratelli d’Italia), oltre a Cesare Lucidi e Massimo Moretti; della VI Commissione Ambiente erano presenti, oltre al Presidente Francesca Leoncini, il Vice Presidente Vicario Angelo Massacci (PD) ed il cons. Gianluca Colletta (capogruppo lista civica Marino Sindaco). A presenziare alla seduta c’era anche il cons. Francesco Coronidi (PD) membro della I Commissione Consiliare Permanente.

In occasione della seduta della Commissione Commercio, l’Arch. Bosi racconta quindi di aver avuto difficoltà a confrontarsi con quanti sostenevano, con riferimento ai 5.000 impianti “senza scheda”, che le irregolarità, in realtà, non esistessero in quanto l'unico cavillo era solo un difetto di forma, poiché quegli impianti non erano "supportati dalla dovuta documentazione".
Le cose, però, secondo Bosi stanno diversamente: "Si tratta di impianti installati del tutto abusivamente e poi autodenunciati ai sensi del D.P.R. n. 445/2000 e registrati nella Nuova Banca Dati dopo aver pagato una indennità ottenendo in cambio l’assegnazione di un numero di codice identificativo – spiega l'Arch. – per cui non ci può essere alcuna documentazione presentata successivamente che ne possa “legittimare” a posteriori la permanenza sul territorio”.

Anche altri riferimenti normativi convalidano la tesi di Bosi: la Circolare n. 93 del 16 giugno 2009 – emessa dall’allora vicecomandante della Polizia Municipale Donatella Scafati (ora Comandante del XV Gruppo Cassia) a seguito delle modifiche del Regolamento apportate con la Deliberazione del Consiglio Comunale n. 37 del 30 marzo 2009 – impegnava a “sanzionare gli impianti che sebbene riportanti il numero identificativo siano in contrasto con il Codice della Strada, fatte salve le deroghe vigenti”, ivi compresi non solo gli impianti “senza scheda” ma anche quelli facenti parte del cosiddetto “riordino”.

Non solo. A chi sosteneva che il 90% degli impianti pubblicitari installati nel III Municipio è regolare, Bosi ha risposto che, “quand’anche fosse vero il dato, al III Municipio spetta sempre e comunque il diritto-dovere di reprimere anche quel rimanente 10% di cartelloni abusivi. Rispetto a quel presunto 10%, dei 5.000 impianti “senza scheda” da rimuovere, facendo una media approssimativa della loro possibile distribuzione in tutti e 15 gli attuali Municipi, ci sarebbero pur sempre da rimuovere circa 350-400 cartelloni”. E ancora: “Quand’anche si riuscisse ad abbattere prima o poi quei 350-400 cartelloni, rimarrebbero pur sempre da rimuovere anche la marea degli impianti del cosiddetto “riordino” che si trovano in violazione dei divieti tassativi di affissione prescritti a tutela della riserva naturale regionale della Marcigliana, delle distanze minime prescritte dal Codice della Strada a dal suo Regolamento di attuazione, nonché  dei divieti imposti dall’art. 18 del vigente Regolamento di pubblicità”.

Per controbattere alla posizione dell’Arch. Bosi, sostenuta a gran voce dal gruppo consiliare municipale del M5S, si è allora fatto riferimento al Decreto del TAR del 13 marzo 2014, con il quale veniva “concessa la sospensiva della deliberazione n. 425/2913”. Pertanto, l’obbligo immediato di rimuovere gli impianti ‘senza scheda’ veniva meno.
“Il ricorso, però – fa notare Bosi – è stato presentato dalla ditta pubblicitaria “Screen City Adv S.r.l.”, che, guarda caso, ha la sede in via Conca d’Oro n. 238 che è poco distante da piazza Sempione dove si è svolta la seduta congiunta”.

“Quando si sono riaperte le porte al pubblico – conclude Bosi – sono venuto a sapere dai consiglieri del Movimento 5 Stelle che sulla loro proposta di risoluzione era stato espresso PARERE NEGATIVO  per alzata di mano all’unanimità, con l’unica eccezione del con. Marzia Maccaroni (PD) che si è astenuta solo perché sopraggiunta in ritardo nel frattempo. Mi è stato fatto sapere che la decisione è stata presa senza motivazione alcuna, legittimando il dubbio che ci sia stato un “no perché no!” solo e soltanto per una ghettizzazione preventiva nei confronti del Movimento 5 Stelle, che ha portato a non volere entrare minimamente nel merito della proposta di risoluzione, per valutare la bontà o meno dei suoi contenuti. Se così fosse veramente, sarebbe molto grave perché assumerebbe il significato che – pur di tacitare un gruppo politico considerato a priori un “nemico” – si subordina a questa criminalizzazione del più basso stampo politico la tutela del territorio ed il rispetto della stessa legalità, a danno non solo dei cittadini ma delle stesse regole su cui si basa la nostra democrazia. Se invece così non fosse, la maggioranza di centro sinistra rappresentata quel giorno dentro le tre Commissioni Consiliari congiunte dovrebbe spiegare a tutti i cittadini le vere ragioni di una decisione così grave che arriva addirittura a negare il ripristino della legalità”.

Lascia un commento