Municipio XV, 30 Aprile il ricordo di Giuseppina Ghersi
Giuseppina Ghersi: 13enne stuprata e giustiziata dai partigiani comunisti
Gli uffici del Municipio XV osserveranno un minuto di silenzio durante la giornata di mercoledì 30 Aprile, giorno dell’anniversario della morte di una giovane vittima dell’odio comunista: Giuseppina Ghersi.
La ‘mozione per Giuseppina’, presentata in Municipio dal suo vicepresidente Stefano Erbaggi, è stata approvata a dieci giorni di distanza dal 25 Aprile. Questa data, comunemente considerata ‘Festa’, non ha propriamente significato l’inizio della pacificazione ma bensì quello di una nuova stagione di sangue, ai danni della popolazione civile ed inerme.
Commemorare Giuseppina, giustiziata con un colpo di pistola alla nuca il 30 Aprile del 1945, perché i terribili fatti legati alla guerra siano conosciuti e soprattutto “di monito a tutte le generazioni future, affinché da questi fatti si tragga un insegnamento: che lo strumento dell’odio deve essere superato e, perché ciò avvenga, il dolore e la memoria di tutti i fatti accaduti devono essere condivisi” – si legge nel testo della mozione.
Chi era Giuseppina Ghersi? Nome sconosciuto a molti perché molti non conoscono né la sua storia, né le centinaia di storie ad essa simili. Un’ignoranza che nasconde ferite mai rimarginate, provocate da comportamenti criminali a lungo occultati che, ancora oggi, il nostro Paese non si decide a guardare a viso scoperto. “Giuseppina Ghersi era solo una bambina di appena 13 anni, la quale fu pestata, stuprata e giustiziata dai partigiani comunisti con l’accusa di essere al servizio del regime fascista, quando la sua famiglia che viveva a Savona e gestiva un negozio ortofrutticolo, non era neppure iscritta al Partito Fascista” – prosegue la mozione, trascinando fuori da uno dei tanti buchi neri da cui è minata la memoria storica italiana, il ritratto di una giovane donna, poco più che una bambina in realtà, massacrata perché “aveva precedentemente vinto un concorso a tema ricevendo, via lettera, i complimenti da parte del Segretario Particolare del Duce in persona”.
Giuseppina amava soltanto scrivere, per questa assurda ragione fu “sequestrata da tre partigiani comunisti e portata in un Campo di Concentramento per i fascisti dove le furono tagliati i capelli e cosparsa la testa di vernice rossa”. Pestata a sangue e seviziata per giorni, sotto lo sguardo impietrito dei genitori deportati e imprigionati con lei, venne giustiziata e gettata come un straccio, insieme ad altri, davanti al cimitero di Zinola.
“Al di là del colore politico, una sola tinta si presta a connotare il racconto, il rosso del sangue dei martiri di tutti i tempi, assieme al bianco dell’innocenza e il verde della speranza. Speranza che si riscriva la storia, che sia fatta giustizia. Perché ciò che è stato è stato, ma abbiamo oggi il dovere di restituire dignità ai genitori della piccola Giuseppina e a tutti coloro che sono stati privati dei loro diritti, al di là dell’appartenenza politica” – con questo messaggio di speranza, che tradisce l’emozione di un ricordo doloroso, si conclude l’atto dedicato alla giovane, oggi approvato senza particolare ostracismo da tutto il Consiglio.
“Complessivamente l’atteggiamento della maggioranza è stato positivo. Mi fa ben sperare. Sembra che finalmente anche la Sinistra a Roma abbia deciso di costruire una memoria condivisa. Gli unici accorgimenti sono stati riguardo l’eliminazione di alcune parti più crude e forti, ma che non ledono i concetti fondamentali che volevo rappresentare. Sono soddisfatto che sia stata approvata” – ha dichiarato Stefano Erbaggi al termine della seduta consiliare.