Muro di Berlino, ecco perché è ridicolo il paragone con barriere contemporanee
Il trentennale del crollo del comunismo diventa un’occasione per attaccare Trump e Israele. Ma come aveva spiegato Benedetto XVI, le mura proteggono ma hanno anche le porte
9 novembre 2019, trentennale della caduta del Muro di Berlino. Passata l’immancabile e inevitabile sbornia mediatica, ci sia consentita una breve riflessione su un evento epocale e ben più che positivo, divenuto però nella circostanza occasione per dar sfoggio di facile ignoranza e ipocrisia a dir poco imbarazzante.
Un esempio è il post del Partito Democratico che, celebrando la ricorrenza, affermava che «oggi come allora, chiunque costruirà muri per separare le persone, ci troverà pronti ad abbatterli». Fingendo di non ricordare che, allora, il Pd – o meglio i suoi antenati che ancora si dichiaravano orgogliosamente comunisti – era schierato con la dittatura sovietica, non certo con chi cercava disperatamente di fuggirne. A rinfrescare la memoria a Zingaretti & Co. ci ha comunque pensato la leader di FdI Giorgia Meloni, che ha twittato laconica: «Guardate che voi eravate il muro».
Bisogna però riconoscere ai dem un’inossidabile coerenza nello stare sempre dal lato sbagliato della Storia. Come dimostra la loro folle linea politica sull’immigrazione, ridotta a slogan su porte aperte – e porti aperti – indiscriminatamente a chiunque: questione che peraltro faceva capolino anche nel succitato messaggio, con il risibile riferimento ai contemporanei muri da abbattere.
L’allusione riguardava ovviamente barriere politicamente scorrette come quella del Presidente U.S.A. Donald Trump al confine con il Messico, o quella eretta dagli Israeliani in Cisgiordania: per dare a Cesare quel che è di Cesare, però, bisogna precisare che in parecchi, in questi giorni, si sono lanciati in questo ridicolo accostamento. Tanto più grottesco in quanto confonde un muro della vergogna costruito dalla tirannia più sanguinaria della Storia per tenere prigioniero chi invece aspirava alla libertà, e degli sbarramenti che hanno piuttosto l’unica funzione di garantire la sicurezza.
Scopo, quest’ultimo, che per inciso è lo stesso a cui assolvono la pelle e la membrana cellulare – due mura naturali di cui tutti siamo dotati per un’identica esigenza di autodifesa. Tanto per dire che non tutte le barriere sono qualcosa di negativo.
Del resto lo aveva illustrato magistralmente Papa Benedetto XVI. «La Chiesa ha mura. Il muro da una parte indica verso l’interno, ha la funzione di proteggere, raccoglierci e condurci l’uno verso l’altro». Ed era proprio la finalità del rifugio al centro della riflessione del Santo Padre. «Non può entrare neppure la bugia, che distrugge la fiducia e rende impossibile la comunità. Non possono entrare l’odio e l’avidità che feriscono l’umanità».
E tuttavia, l’argomentazione di Papa Ratzinger era ben lontana da un atteggiamento di chiusura sterile e autoreferenziale. Le barriere sono infatti dotate di porte, destinate ad aprirsi nel momento in cui a bussare è «tutto ciò che è buono». Perché ogni muro è un no che è sempre in grado di declinarsi in un sì.
Non serve aggiungere altro.