Natale, alla scoperta delle origini dei “simboli” della festività
Buon Santo Natale 2024 a tutti i nostri lettori!
Anche se la mentalità consumistica della società contemporanea tende a farlo dimenticare, il Natale celebra la prima venuta terrena di Nostro Signore Gesù Cristo. Proprio per questa ragione, tutto ciò che evoca questa ricorrenza, ha necessariamente un qualche rimando al fattore religioso. Inclusi quei “simboli” che, a uno sguardo poco attento, potrebbero piuttosto apparire pagani.
Le origini dei simboli del Natale
Il Presepe è la rappresentazione, per eccellenza della Natività, con Gesù Bambino al centro della scena, assieme alla Vergine Maria e a San Giuseppe. Il primo della storia, lo allestì nel 1223 a Greccio San Francesco d’Assisi, basandosi primariamente sui cosiddetti “Vangeli dell’Infanzia” di San Matteo e San Luca. In qualche modo è un invito a contemplare la nascita del Salvatore con la stessa umiltà e semplicità dei pastori che Lo omaggiarono oltre 2000 anni fa.
Naturalmente la riproduzione include tra l’altro quella che è nota come la “Stella di Betlemme” che guidò i Re Magi fin dal neonato Messia. La cita ancora San Matteo Evangelista (Mt 2, 1-12), parlando di un termine che può riferirsi a vari fenomeni astronomici. Forse si trattò di una “grande congiunzione” tra Giove, Saturno e Marte, mentre l’iconografia cometaria si deve a Giotto, rimasto affascinato dal passaggio della Cometa di Halley.
Tutto rimanda al Cristianesimo
Anche l’albero, comunque, affonda le sue radici nel Cristianesimo, e in particolare nella figura di San Bonifacio, Arcivescovo di Magonza nell’VIII secolo. Ricordato come l’Apostolo della Germania, abbatté una quercia sacra a Thor, per impedire a dei pagani di sacrificarvi davanti un bambino. Alle spalle della pianta trovò un giovane abete, “segno di una vita senza fine” in quanto sempreverde, la cui forma triangolare richiamava oltretutto la Santissima Trinità.
Infine, anche Santa Claus, probabilmente l’emblema per eccellenza della festività commercializzata, discende (anche a livello etimologico) da San Nicola, vissuto nel III-IV secolo, il quale era celebre per la generosità verso i poveri e i più piccoli, anche perché si racconta avesse resuscitato tre bambini uccisi da un oste malvagio. In un’altra circostanza, avrebbe segretamente pagato la dote a tre ragazze che altrimenti rischiavano di doversi prostituire per l’indigenza in cui versava la loro famiglia.
Per l’identificazione con Babbo Natale galeotta fu A visit from St. Nicholas, una poesia pubblicata anonimamente nel 1823 e comunemente attribuita allo scrittore americano Clement Clarke Moore. Non a caso, anche il Vescovo di Myra, è tradizionalmente raffigurato come un anziano dalla lunga barba bianca e dalla veste rossa. Che pur non avendo le renne, portava lo stesso le strenne.
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