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Natalità, Mattarella: “Istituzioni responsabili di attuare politiche attive”

(Adnkronos) – "Alle Istituzioni compete la responsabilità di attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità". Ad affermarlo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato al presidente della Fondazione per la natalità e del Forum delle associazioni familiari Gianluigi De Palo.  "Si tratta di una puntuale prescrizione della Costituzione che, all’art. 31, richiama la Repubblica ad agevolare “con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. Proteggendo “la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”', sottolinea il capo dello Stato. "Politiche abitative, fiscali e sociali appropriate, conciliare l’equilibrio tra vita e lavoro, sono questioni fondamentali per lo sviluppo delle famiglie. Il tema interpella in particolare i giovani, costretti, sovente, a rimandare il proposito di formare una famiglia in attesa di “tempi migliori”, posticipando l'esperienza della genitorialità fino, a volte, alla definitiva rinuncia. La nascita di un figlio è segnale di speranza e di continuità della comunità", afferma ancora Mattarella che, nel formulare "a tutti i partecipanti all’evento i migliori auguri per l’iniziativa", parla anche di una "occasione di riflessione su un tema cruciale per il nostro Paese". Mattarella, nel messaggio, aveva premesso: "La coesione sociale del Paese si misura sulla capacità di dare un futuro alle giovani generazioni, creando un clima di fiducia. La struttura demografica italiana manifesta uno squilibrio che deve richiamare l’attenzione". Valditara "Fin dall'inizio del terzo millennio l'Italia si è trovata ad affrontare un consistente calo della natalità, negli ultimi anni ulteriormente aggravatosi. Sappiamo bene che le conseguenze di questo fenomeno si ripercuoteranno drammaticamente sull'equilibrio demografico del Paese con riflessi diretti sul piano economico e sociale", ha affermato dal canto suo il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara intervenendo con un videomessaggio alla terza edizione degli Stati Generali della natalità in corso a Roma.  "Cruciale è il progressivo invecchiamento della popolazione. L'incremento della popolazione anziana determinerà una costante diminuzione del numero dei lavoratori attivi in grado di garantire l'equilibrio dell'economia del Paese e di mantenere costante il livello del Pil andando così a minacciare la sostenibilità del debito pubblico. – ha aggiunto Valditara – L'aumentata aspettativa di vita condurrà ad un rapporto sempre più sfavorevole fra popolazione attiva e non attiva con un notevole onere socio-economico correlato alla cura, all'assistenza e alle spese previdenziali destinate agli anziani causando il cosiddetto longevity shock".  "L'Italia, tra i Paesi maggiormente sviluppati, ha avuto negli ultimi 50 anni – ha sottolineato il ministro – un invecchiamento tra i più rapidi. Il nostro Paese rischia di non riuscire più a garantire una serie fondamentale di servizi ai propri cittadini anziani. Al tempo stesso compromettendo le prospettive di sviluppo sociale e culturale per le giovani generazioni. Da qualche tempo la demografia nazionale ci ha abituato a continui record negativi". "L'iniziativa di oggi è su un tema importante e delicato, un fenomeno che in questi anni sta emergendo in tutta la sua gravità e coinvolge il nostro futuro. Dati alla mano vediamo quale impatto il futuro demografico avrà sulla scuola e sull'istruzione per il prossimo decennio. Il quadro è effettivamente allarmante. Fra 10 anni dagli odierni 7,4 milioni di studenti, dato del 2021, nell'anno scolastico 2033/34 si scenderà a poco più di 6 milioni, ad ondate di 110/120mila ragazzi in meno ogni anno", è l'allarme lanciato dal ministro dell'Istruzione e del Merito. "Se poi aggiungiamo il fenomeno cosiddetto della fuga dei cervelli, risulta purtroppo piuttosto credibile che – ha evidenziato Valditara – se l'andamento demografico rimanesse quello attuale, fra 30 anni saremo 5milioni in meno e fra questi avremo perso 2 milioni di giovani. L'effetto dell'andamento demografico dei prossimi 10 anni si sentirà di più nella scuola secondaria di secondo grado, dove potremmo perdere circa 500mila studenti; nella scuola secondaria di primo grado il calo sarà di quasi 300mila alunni; nella scuola primaria di circa 400mila scolari; nella scuola dell'infanzia, se si mantiene questa tendenza, il calo previsto è di oltre 156mila bambini".  Insieme all'allarme sul calo studenti, Valditara lancia quello del calo delle cattedre legato al quello delle nascite: "l'organico docente che è una variabile dipendente degli studenti rischierebbe di passare dalle attuali oltre 684mila cattedre a circa 558mila nel 2033/34. Una riduzione di 10/12mila posti di lavoro ogni anno, ma dobbiamo dare risposte su questo tema".  Secondo Valditara la denatalità "dovrà condurre a nuovi criteri di formazione delle classi, dovrà condurre ad una revisione dei criteri di formazione degli organici. Non si tratta di ragionare soltanto su un mero salvataggio delle cattedre a rischio, ma si tratta di proporre vedute più ampie e lungimiranti che il mio dicastero ha particolarmente a cuore e che vanno all'insegna della lotta alla dispersione scolastica, all'insegna di una sempre maggiore efficacia della formazione". De Paolo "La natalità è un tema che riguarda la salute economica e sociale del Paese. Non c'entrano i valori o gli schieramenti politici, ma cosa accade nel presente e cosa accadrà nel futuro a tutti noi, nessuno escluso. Un dato su tutti: siamo al record negativo di 339mila nascite contro 700mila morti. Se non cambia qualcosa, tra qualche anno, crollerà tutto", ha detto il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo aprendo i lavori. "Quello che fa più male della situazione demografica italiana è che il desiderio di un popolo non trova soluzioni concrete nelle politiche dei governi. E uso il plurale perché sono circa quarant'anni che non cambia nulla. Non dovremmo dormirci la notte davanti a questo desiderio di due figli per donna in contrasto con il tasso di natalità all'1,24. Perché questo ci mostra che la soluzione all'inverno demografico l'abbiamo in casa, ma non sappiamo come realizzarla. – ha aggiunto De Palo – Lo 0,76 che manca si chiamano sogni e desideri di un popolo che l'Italia non riesce a realizzare. Che peccato. Gli aiuti opportuni, come insegna la Francia e altre democrazie avanzate, possono portare le persone a seguire i loro desideri. Si tratta di rimuovere ostacoli, non di inventare cose complicate".  —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)