Navi Caligola bruciate dai tedeschi in ritirata, Nemi chiede danni alla Germania
Le due navi romane vennero “dolosamente e intenzionalmente bruciate” da soldati tedeschi che occupavano la zona ed erano in ritirata
Navi romane di Caligola in fondo al lago. ll lago di Nemi è un piccolo lago vulcanico situato tra Nemi e Genzano di Roma, poco a sud della capitale, a quota 316 m s.l.m. Esteso per circa 1,67 km2, ha una profondità massima di 33 metri. Era un apprezzato luogo di divertimenti e villeggiatura degli antichi romani.
Tra l’altro, nelle vicinanze erano situati un bosco e un luogo di culto dedicati alla dea Diana. “Nemi” infatti prende il nome dal Nemus Dianae, bosco sacro dedicato alla dea. L’edificio di età romana a lei dedicato, il tempio di Diana, sorgeva originariamente sulle rive del lago.
La “leggenda” delle navi in fondo al lago, il recupero, l’incendio
Sin dall’antichità il lago di Nemi fu oggetto di una leggenda riguardante due navi di dimensioni gigantesche, fatte costruire in epoca romana dall’Imperatore Caligola, sepolte sul fondo del lago per ragioni misteriose.
ll recupero delle navi di Caligola per volere del governo fascista, fu un’opera che richiese, in un tempo di quasi 5 anni (dall’ottobre del 1928 all’ottobre del 1932), l’abbassamento del livello del lago per mezzo di idrovore.
Un incendio scoppiato la notte dal 31 maggio e durato fino al 1 giugno del 1944 distrusse le due navi e gran parte dei reperti che erano custoditi con esse. L’incendio di origine dolosa fu ad opera, si disse subito, dei tedeschi che avevano piazzato una batteria di cannoni a 150 metri circa dal museo che conteneva le navi.
Delibera del sindaco di Nemi, richiesta risarcimento ai tedeschi
La giunta comunale di Nemi ha votato una delibera su proposta del primo cittadino, Alberto Bertucci, per chiedere i danni alla Germania per la distruzione delle due navi romane dell’Imperatore Caligola che, ritrovate nel secolo scorso tra il 1928 e il 1932, vennero “dolosamente e intenzionalmente bruciate” la notte del 31 maggio 1944 dal 163° Gruppo Antiaereo Motorizzato tedesco che occupava la zona ed era in ritirata.
“E adesso, per Nemi, la Germania deve pagare. Si ritiene – dice il Sindaco Alberto Bertucci – di sottoporre a giudizio risarcitorio nei confronti della Repubblica Federale di Germania per i danni morali e materiali subiti dalla collettività di Nemi a causa dell’irreparabile danno causato a un bene archeologico di inestimabile valore”.
Dunque quel danno irreparabile non fu il risultato di una imprevedibile azione bellica ma, spiega il sindaco Bertucci, “un consapevole gesto di sfregio.
Per questo chiediamo il risarcimento – incalza il primo cittadino – Abbiamo ritrovato relazioni, ampie documentazioni, testimonianze: i nazisti allontanarono tutti i residenti e il custode.
Riprodurre le navi in concorso col governo tedesco
Decisero di dare alle fiamme quei tesori. Non c’è dubbio”. Il sindaco (che guida una lista civica di centro) però va oltre: “Noi non chiediamo semplicemente i danni.
Vorremmo che, con un gesto significativo di spirito europeo, le autorità tedesche collaborassero con noi per ricostruire ciò che emerse delle due navi ricorrendo alle nuove tecnologie di riproduzione.
Grazie a un libro dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato del tempo, abbiamo una grande mole di dati, misure, immagini per procedere a un’opera di riproduzione, in concorso col governo tedesco e magari con la mediazione del nostro ministero per i Beni e le attività culturali”. (Adnkronos)