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Nido al Pigneto, bambini buttati a terra e picchiati. Una nonna racconta

Una nonna: “Io avevo avuto un sesto senso, ero titubante, dal profondo del cuore sentivo che c’era qualcosa che non andava”

“Ultimamente gli atteggiamenti della bimba erano cambiati, quando andavo a prenderla al nido sembrava come assente, fuori dal mondo, la stimolavo chiedendole come era andata, ma lei niente. Man a mano che ci allontanavamo l’atteggiamento cambiava ma era diversa nei suoi giochi, con le bambole ad esempio, le lanciava; un atteggiamento non consono a lei che è sempre stata molto tranquilla”. A parlare all’agenzia Dire, è la nonna di una bambina di 20 mesi che frequentava il nido privato in zona Pigneto gestito da due fratelli arrestati per maltrattamenti.

Dopo diversi mesi di indagine, gli agenti della Polizia di Stato della Polaria di Fiumicino hanno arrestato i due fratelli, un uomo ed una donna. Il primo S.E. di 30 anni e la sorella di questo, S.S. di 40 anni. I poliziotti, dopo aver raccolto la segnalazione di un genitore, allarmato dal repentino cambiamento nel comportamento del loro bimbo, hanno avviato una complessa attività investigativa, anche mediante l’utilizzo di sistemi d’intercettazione audio e riprese visive, che ha consentito loro di appurare come, nella struttura – frequentata da 16 bambini di età compresa tra i cinque mesi ed i tre anni – si consumassero reiterati episodi di maltrattamento.

“Questi due criminali- prosegue- quando c’eravamo noi erano apparentemente molto affettuosi, fin troppo smielati” ma “io avevo avuto un sesto senso, ero titubante, dal profondo del cuore sentivo che c’era qualcosa che non andava”. All’agenzia Dire la nonna della piccola racconta che a livello fisico “sembra non aver subito maltrattamenti” anche se in un’occasione lei stessa aveva notato “un livido sul viso” ma alla richiesta di spiegazioni uno dei gestori aveva detto di “non essersene nemmeno accorto”.

Credo abbia assistito a scene violente– aggiunge la nonna della bambina- oltre all’atteggiamento diverso, al modo in cui giocava con le sue bambole, ad esempio faceva storie per cambiarsi il pannolino, cosa che prima non faceva”. Da quanto è emerso dalle indagini i bambini venivano buttati a terra, picchiati e umiliati con insulti anche a sfondo razziale, utilizzando riferimenti sessuali sempre espressi in modo volgare ed osceno.

E poi c’è la questione della struttura risultata abusiva: “A livello di istituzioni non hanno fatto nessun controllo? Come è possibile che possano esistere cose di questo genere? Nessuno si prende la briga di verificare che ci siano le autorizzazioni? A me personalmente la struttura – al terzo piano di uno stabile del quartiere – non sembrava buona, avevo manifestato la mia preoccupazione per l’assenza di vie di fuga ad esempio. Ma tutti nel quartiere ne parlavano bene”, sottolinea all’agenzia Dire.

C’è rabbia e preoccupazione nella sua voce quando racconta ciò che è accaduto e la sensazione di non aver fatto abbastanza. “Mia figlia – conclude la nonna – si fidava, le piaceva perché era un ambiente familiare e loro erano sempre molto affettuosi” ma “l’hanno ingannata”, per fortuna “la signora che ha fatto la segnalazione è stata brava, ha tolto la sua piccola dall’asilo ma ha fatto in modo di aiutare gli altri denunciando la cosa”.

Tutti i bambini che subiscono delle violenze o assistono a violenze sono considerati bambini traumatizzati ed è necessario un aiuto psicologico mirato, specialistico, perché molti adulti – e purtroppo a volte anche gli esperti – quando vedono che i bambini ridono o scherzano pensano che il bambino abbia superato il problema ma non è così”. Così Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, spiega quanto sia fondamentale sostenere e aiutare i bambini vittime di maltrattamenti come quelli subiti dai piccoli che frequentavano l’asilo nido al Pigneto a Roma chiuso nei giorni scorsi.

“Ci sono dei bambini che hanno dei comportamenti di rigidità o rabbia, che mostrano dei cambiamenti, ma anche dei bambini che sembrano indifferenti a quanto successo: in tutti e due i casi il problema esiste e va affrontato” sottolinea l’esperto.

E’ necessario – ribadisce – “l’intervento con il bambino o con i bambini insieme, per poter riprendere e riconsiderare quanto loro hanno subito e affrontarlo per poterlo superare, non dobbiamo fare come gli struzzi che mettiamo la testa sotto la sabbia senza vedere cosa è successo” questo sarebbe un atteggiamento sbagliato, “quanto di più stupito per la salute del bambino si possa fare”.

Per quanto riguarda invece la possibilità per i genitori o le persone vicine ai bambini di percepire situazioni potenzialmente pericolose, di rendersi conto di possibili maltrattamenti, lo psicoterapeuta consiglia di fare attenzione ad eventuali cambiamenti nel comportamento dei propri figli anche se non è scontato: “I campanelli d’allarme sono rari, certo notare comportamenti diversi del bambino può essere utile però può anche succedere che il bambino non mostri nulla, quindi può non aver alcun significato. Infatti un bambino- conclude- può aver subito da una maestra delle violenze e magari arrivare a scuola e comunque buttare le braccia al collo proprio a quella maestra che gli ha fatto violenza”.  (Da Ag. Dire, Marta Nicoletti)

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