Non chiamatelo razzismo, chiamatela esasperazione
In mancanza di azioni da parte delle istituzioni, sono gli stessi cittadini ad autodeterminarsi
Qualche giorno fa, all’ingresso di una panetteria nel quartiere Tuscolano, a Roma, è apparso un cartello, con su scritto. “E’ severamente vietato l’ingresso agli zingari”. A seguito dell’esposizione di questo cartello, l’Associazione 21 Luglio (organizzazione no profit impegnata nella promozione dei diritti delle comunità Rom e Sinti in Italia) ha immediatamente denunciato i proprietari del locale. Non solo. Secondo l’associazione, il fatto è stato di una gravità così assoluta, tanto da poter essere paragonato alla discriminazione dei neri, in Sudafrica, durante l’Apatheid, e degli ebrei nella Germania Nazista. A parte la discutibilità – evidente – dei paragoni, dopo la denuncia, il cartello è stato rimosso.
Il gesto ha fatto discutere, e non poco. Da una parte, chi ha voluto capire – o almeno ci ha provato – l’autore del gesto; dall’altra, gli scandalizzati, che hanno puntato il dito senza se e senza ma. Un “J’accuse” senza possibilità di ritorno sui propri passi.
Nel mezzo – e nemmeno troppo in mezzo – la stampa, che ha immediatamente sposato la posizione dell’Associazione 21 Luglio, sottolineando come un gesto simile possa rappresentare l’inizio di un olocausto pt.2.
Romait ha deciso di non affrontare la questione, perché, per chi scrive, è troppo facile prendere una posizione, senza indagare sulle cause di un gesto simile. In più, da un po’ di tempo a questa parte, chi scrive ha smesso di frequentare il territorio, si è costruito una gabbia di protezione, ha smesso di indagare e di ascoltare le istanze di chi qualcosa da dire la ha, al di là dei modi in cui la esprime. Per questi motivi, abbiamo deciso di non affiancarci al filone dei moralisti-buonisti, né di chi accusa senza se e senza ma i rom.
Abbiamo, però, deciso di fare altro: documentare. Per questo, quasi ogni giorno, la redazione di Romait è sul territorio, per effettuare il ‘Tour del Degrado’. Più volte, nei Municipi che abbiamo visitato fino ad ora, abbiamo evidenziato e dimostrato come quella degli insediamenti abusivi – e la conseguente presenza incontrollata di Rom e Sinti – sia una vera e propria emergenza (anche nel Municipio VIII, nel Municipio XI e, in generale, in tutta Roma sud). Con ciò non stiamo dicendo che l’unica soluzione sia dare inizio, appunto, a un nuovo olocausto. Con questo, stiamo semplicemente dicendo che, chi-di-dovere, dovrebbe affrontare quest’emergenza con mezzi nuovi e, possibilmente, con nuove vedute di orizzonti. Bisognerebbe trovare soluzioni, se non di lungo, almeno di medio termine. Bisognerebbe dispiegare mezzi e uomini sul territorio – certo, se poi la spending review va ad incidere proprio sull’operato delle Forze dell’Ordine, allora ogni discorso cade. Bisognerebbe, anche, guardare ogni tanto ai bisogni della cittadinanza. Cittadinanza che paga l’acqua, anche quando gli abusivi si allacciano – abusivamente, scusate la ripetizione – agli impianti idrici. Cittadinanza che respira i fumi provenienti dagli insediamenti abusivi. Cittadinanza, che non è razzista. Semplicemente, vuole essere tutelata, anche lei. Sembra piuttosto che, utilizzando l’esasperazione dei cittadini, si tenti di evitare di concentrarsi sul problema. Sembra piuttosto che si trovi molta facilità nel dire chi sono i ‘brutti e cattivi’, e chi non lo è. Strano che, di fronte a tanta facilità, nessuno riesca mai a porsi delle domande per trovare soluzioni reali. E soprattutto efficaci ed efficienti.
E mentre effettuiamo il nostro ‘Tour del Degrado’, visto il lassismo delle istituzioni, sono i cittadini che hanno deciso di autodeterminarsi. Come quelli del Municipio XII. Qualche giorno fa, abbiamo testimoniato la presenza dei rom anche all’ingresso di Villa Pamphili. Qui, sono anche stati divelti i pali della recinzione perché, mentre un cittadino qualsiasi (non necessariamente nato in Italia, ma divenuto italiano in seguito o, se non italiano, quantomeno rispettoso del nostro Paese: e la specificazione è d’uopo, per far comprendere a tutti i benpensanti che non è questione di razzismo), quando gli ingressi sono chiusi non ha possibilità di accedere all’interno della Villa, gli abusivi hanno deciso di trovare un modo illegale per ottenere qualcosa che, alla maggior parte delle persone, non è concesso ottenere.
I residenti del Municipio XII, allora hanno dato vita al fenomeno spontaneo delle ‘ronde anti rom’ e hanno deciso di avviare una raccolta firme (disponibile su Firmiamo.it) in cui si legge: “Villa Doria Pamphili è un parco, uno dei più grandi a Roma, dove si può trascorrere una piacevole giornata nel verde della natura tra pinete immense e un laghetto popolato di tartarughe, cigni, papere e pesci di acqua dolce. L’area verde è attrezzata per attività ginnica e aree giochi dedicate ai bambini. Si può accedere da vari ingressi per fare una passeggiata, andare in bicicletta, allenarsi con le attrezzature, o per fare jogging. Non lasciamogliela in mano”.
Sul tema, anche il consigliere regionale Fabrizio Santori e il consigliere del Municipio in questione Marco Giudici, si sono espressi: “Il fenomeno spontaneo delle ronde anti rom che si sta generando nel quartiere Monteverde, intorno a Villa Pamphili e sui social network non è razzismo, ma è la conseguenza di un malessere generalizzato dei cittadini che non hanno riferimenti istituzionali per poter chiedere aiuto” – hanno dichiarato.
“La realtà – continuano – è che Roma è invasa da nomadi diventati padroni di parchi, strade, cassonetti, piste ciclabili e quant'altro. L'esasperazione della gente che a volte sfocia nel razzismo è dovuta al mancato controllo del territorio, al taglio alle forze di Polizia e alla sicurezza, al buonismo esasperato, all'impunità e la disparità nella distribuzione dei fondi per il sociale. La violenza verbale contro i nomadi è dovuta al permissivismo ed al buonismo del centrosinistra e del sindaco Marino, che si è fatto sostenere alle elezioni primarie in cambio di tutela politica” – accusano.
“Per questi motivi – concludono Santori e Giudici – è bene che la presidente del Municipio XII Cristina Maltese si metta una mano sulla coscienza quando, di fatto, parla di organizzazioni di stampo razzista contro i rom a Monteverde, perché non esistono. Sono invenzioni per deviare il discorso dal vero problema, quello dell'insicurezza e del degrado generato dalle popolazioni nomadi e delle organizzazioni che lucrano milioni di euro sull'integrazione. Argomenti che la presidente non ha voluto affrontare fin dalle linee programmatiche di governo e che continua ad evitare nonostante le nostre richieste”.