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Non è colpa degli alberi se cadono, ma di come li curi: manutenzione è risparmio

Come la colpa non è degli orsi, che fanno gli orsi, anche in questo caso non è colpa degli alberi se cadono, ma di come li si cura, di come li si mantiene

Alberi di Roma, pianta gigantesca

A Roma cadono troppi alberi. Da tempo se ne parla e non si fa niente per dare una soluzione a un problema che potrebbe diventare molto serio. Il Piano Verde urbano ancora non viene attuato.

Un enorme pino crolla giovedì scorso 20 luglio, sulla strada dell’Ara Coeli, in pieno centro a Roma. Subito i vigili del I gruppo Trevi hanno messo in sicurezza l’area e ripristinato la viabilità nella zona. Per fortuna non ci sono stati feriti, né danni alle auto. Solo tanta paura.

Un altro pino secolare era crollato il 13 luglio, a poche decine di metri di distanza, a piazza San Marco, di fronte al Vittoriano. Ancora pochi giorni prima, l’11 luglio, durante una grandinata, un grosso ramo si è staccato da un albero in viale Liegi, cadendo sopra un condominio, anche in quel caso, per fortuna, non stava transitando nessuno. L’albero ha frantumato una finestra e piegato la ringhiera di un terrazzino ma non ha fatto altri danni.

Mi ero alzato a controllare sentendo la grandine che batteva forte. Poco dopo ho sentito un rumore tremendo e i vetri infranti. Era venuto giù l’albero” ha detto Emanuele Fontanive che abita al primo piano e tutto sommato è stato graziato dalla pianta. Non è il primo albero che cade a Roma, abbattendosi su muri, auto e tutto quello che trova parcheggiato sotto.

Ogni volta si dice che poteva accadere una tragedia

Poteva accadere una tragedia, ogni volta si dice la stessa cosa. Per un pelo non è successo. Chiaramente gli alberi della Capitale non stanno bene. Se può essere normale che i rami si spezzino durante un temporale e qualche pianta possa cadere quando ci sono forti tempeste con raffiche di vento, non succede niente se tutto questo accade nei boschi, mentre in città, più fatti del genere, non possono passare sotto silenzio. Che succede a Roma?

Questa fragilità delle piante non è una novità ma se non si interviene per tempo, potremmo non essere sempre così fortunati. Da anni sappiamo che l’Italia è uno dei Paesi europei che più di altri subirà gli effetti, anche catastrofici, dei cambiamenti climatici, che sono un dato evidente a tutti. Anziché imparare dai fatti tragici si preferisce mettere delle pezze. Gli abbattimenti incontrollati o le potature drastiche non risolvono il problema. Chi è contro gli alberi in città si comporta come quel presidente della provincia di Trento, che vorrebbe abbattere gli orsi quando accade un incidente con un essere umano.

Come la colpa non è degli orsi, che fanno gli orsi, anche in questo caso non è colpa degli alberi se cadono, ma di come li si gestisce, di come li si mantiene, di come li si cura. Gli alberi in città ci devono stare per tutta una serie di benefici ambientali e ornamentali ma anche sociali ed economici. Le piante sono sempre più importanti per mitigare i cambiamenti climatici. Smettiamola di parlare di disgrazie, di dare la colpa al tempo, alla sfortuna. La colpa di quello che ci succede è sempre e solo nostra.

Gli alberi cadono perché sono malati, fragili e non sono curati

Secondo l’esperta Paola Loche, dottore in scienze naturali, del gruppo Verde urbano di Carteinregola, che da anni lavora con varie associazioni perché anche Roma si doti di un Regolamento del Verde Urbano adeguato : “Gli alberi cadono per vari motivi, perché sono malati, hanno poca stabilità radicale a causa di forte superficialità o rottura delle radici, spesso per scavi stradali effettuati senza cura,  hanno uno spazio inadeguato,  hanno subìto potature scorrette o magari sono specie non adatte all’ambiente urbano.”

Prima di tutto mi pare abbastanza lapalissiano che le città non nascono per ospitare alberi e questa è sempre stata una grave carenza e un’impostazione sbagliata dell’Urbanistica. Le città nascevano per ospitare più gente possibile in spazi sempre più ristretti, il verde è sempre stato visto come un di più, un abbellimento, anche abbastanza fastidioso per chi progettava e per chi investiva. Da qualche tempo s’è capito, ma per le città del Medioevo e del Rinascimento era già evidente, che nel progettare gli spazi cittadini, non si può fare a meno di collocarli alternandoli o inserendoli in ampi spazi di verde. Addirittura quando non si è potuto, gli architetti sono arrivati a collocare il verde su per i grattacieli, sui terrazzi, come dei giardini pensili.

Svolgono funzioni ecologiche e ornamentali importanti

Gli alberi sono organismi viventi e senzienti. Possono avvertire l’ambiente circostante, interagire con esso e con altre piante, possono sviluppare loro sistemi di adattamento e difesa, laddove noi usiamo la mobilità, loro usano la chimica e la fisica. Non sono affatto “vegetative” le piante, ma svolgono funzioni ecologiche fondamentali. Hanno parecchi milioni di anni più di noi come esseri viventi sulla Terra. Si sono adattate meglio di noi. Siamo noi che non le vediamo, non le consideriamo se non al pari di minerali inerti.

Ma non è così. Loro rappresentano il 97,5% di tutta la vita che c’è sul pianeta. Il resto sono tutti gli animali, noi compresi. Basterebbe questo a capire che non siamo noi il centro del mondo! Noi viviamo dello scarto delle piante, l’ossigeno. Senza piante non ci sarebbe ossigeno. Le piante controbilanciano l’effetto serra, tramite l’assorbimento della CO2 e la produzione di ossigeno. Contribuiscono a mitigare gli effetti negativi sul clima da parte dell’inquinamento provocato dall’uomo.

Depurano l’atmosfera, fissano i gas tossici, favorendo una funzione igienico sanitaria per la depurazione batteriologica e il filtraggio delle polveri sottili e altri agenti inquinanti. Hanno una funzione termoregolatrice, contenendo l’innalzamento delle temperature estive. Riducono l’inquinamento acustico. In prossimità di corsi d’acqua, scarpate, zone pericolose per frane, gli alberi trattengono il terreno con le radici e possono contrastare il dissesto idrogeologico. Infine hanno una funzione di decoro paesaggistico ed estetico ma anche ludico, migliorando la qualità dei nostri giardini e dei parchi pubblici.

Le città non sono state pensate per farci vivere gli alberi

Gli alberi in città sono privati di molte delle loro naturali difese e agevolazioni che possono trovare in un bosco. Ne segue che le piante in città siano forzatamente più fragili e necessitino di particolari cure e attenzioni. A parte l’inquinamento urbano, che ha livelli di dannosità troppo elevati per gli esseri viventi, c’è una oggettiva difficoltà a trovare lo spazio sufficiente per raggiungere i raggi solari, spesso diventa anche impossibile, chiuse come sono tra palazzi più alti di loro. Quando cadono le foglie non vanno a costituire l’humus necessario come apporto di materia organica al terreno, perché vengono subito portate via o cadono sull’asfalto.

Raggiungere le falde acquifere diventa più complicato per gli alberi di città, l’acqua più prossima, che loro avvertono, è imprigionata nelle tubature e il sottosuolo è attraversato da canaline di ogni tipo e misura per trasportare gas, cavi elettrici, fibre ottiche. Si deve tenere sempre conto che Roma non è stata progettata per essere una città moderna. Ha in pratica circa 3000 anni. Gli interventi che si sono aggiunti nel tempo non possono essere strutturali e fautori di soluzioni funzionali alla integrazione tra la vita delle piante e quella degli uomini e delle case.

Tutto ciò determina la fragilità degli alberi in città e i possibili schianti a terra. Aggiungiamo anche che sovente sono state scelte piante che non dovrebbero stare in città, che non sono proprio le più adattate, per esempio a fare da cornice ai viali asfaltati, come i pini marittimi che hanno radici che distruggono il manto stradale, rompono i marciapiedi, provocano danni alle fognature, a causa del riempimento dei tombini con i filamenti delle radici, fanno danni ai palazzi.

Bisognerebbe che i cittadini capissero l’importanza della prevenzione

Andrebbe fatta una georeferenziazione di ogni singola pianta. Una specie di censimento con la valutazione dello stato di salute e l’ubicazione più o meno pericolosa per i cittadini di ogni pianta. Non credo che il Comune di Roma l’abbia mai fatta. Senza un dato di conoscenza non è possibile pensare una buona gestione del verde. Analizzando la storia degli alberi caduti negli anni possiamo capire quali sono le specie più fragili, e da quali di loro ci aspettiamo le prossime cadute. Potremmo anche prevedere i danni alle strutture portate dal radicamento delle piante. Stabilendo così i problemi di sicurezza per palazzi e parcheggi, e per gli stessi abitanti che vivono dove l’albero si mostra fragile. Insomma prevenire invece di tappare buchi e mettere pezze.

Ma è il vecchio solito problema e la politica non ci sente da quest’orecchio, anche perché i cittadini non lo sanno e non la pressano su questo aspetto. Sono gli esperti che chiedono interventi preventivi, costosi e poco produttivi in termini di voti. Il cittadino vede il danno dell’orsa e la vuole morta. Vede una voragine e la vuole tappare. Guarda l’albero caduto e li vuole estirpare. Vede un problema ma non ne coglie le cause. Così il problema si ripresenta. Chi si prende il merito di mettere la pezza viene votato, chi vi si oppone in una prospettiva di logica e di buon governo, resta all’opposizione. È la storia d’Italia, del Mondo. L’ignoranza ci governa, la ragione non viene compresa.

Bisognerebbe scegliere quali piante mettere in città e quali no

Le piante che possono stare in città vanno selezionate in base a determinati requisiti: compatibilità ecologica e resistenza agli inquinanti atmosferici. Conta anche l’effetto estetico e funzionale. Un salice piangente è bello ma lungo una strada sarebbe un grave problema per la visibilità degli automobilisti. Conta molto la capacità delle piante di assorbire il rumore per ridurre l’inquinamento sonoro, tipico delle città. Senza piante sarebbe difficile viverci, ce l’assicurano gli esperti. E gli orribili pannelli posti lungo le tangenziali non avrebbero lo stesso effetto di un filare di ippocastani.

Le piante possono ridurre la carica batterica dell’aria, vanno scelte quelle che lo possono fare meglio a livello urbano, anche per le ridotte esigenze di manutenzione, per la loro capacità di resilienza e resistenza alla siccità. Si signori la siccità sarà sempre più presente, assieme alle bombe d’acqua e alle inondazioni.  Sapete già perché. Ora la pianta ideale per stare in città non esiste. Sarà comunque una pianta destinata a soffrire. Si tratta di trovare un compromesso accettabile per noi e per loro, le piante, altrimenti il risultato sarà un danno comunque per noi. Il vero punto dolente, oltre all’assenza di una programmazione, è e sarà la gestione.

Manutenzione è risparmio

Ogni gestione della cosa pubblica in una metropoli è un costo crescente e un lavoro quasi invisibile. Ma fondamentale. Vale per il verde ma anche per la manutenzione delle strade e del sistema delle fognature, dell’approvvigionamento idrico di acqua potabile. “Il primo passo importante per proteggere e gestire il patrimonio verde di Roma, sostiene Paola Loche, sarà rappresentato dall’applicazione del Regolamento del verde e del paesaggio urbano (approvato nel marzo 2021 ed entrato in vigore a maggio dello stesso anno)

Con il Regolamento si supera la casualità degli interventi con l’adozione di atti e norme specifiche che consentano di promuovere il coordinamento unitario dell’azione amministrativa nei vari settori della gestione del verde. Il solo Regolamento però non basta ma sarà necessario al più presto predisporre il Piano per il Verde urbano. Con il piano per il verde urbano le proposte pianificatorie verranno coordinate con le altre esigenze di uso del territorio e inserite nel Piano Regolatore Generale, costituendo il più importante strumento per l’orientamento ecologico dello sviluppo urbano.”

Il Piano Verde Urbano e Periurbano

“Gli alberi sono ancora troppo spesso considerati un arredo urbano, l’ultimo elemento da aggiungere alla fine di una pianificazione urbana. Dovrebbe accadere esattamente l’opposto, con un una visione ecosistemica dei benefici e vantaggi  del verde urbano e periurbano attorno a cui sviluppare la progettazione urbanistica.Scrive Gabriele Zenezini il 9.6.2022 su alberiincomune.org e ancora:Il Piano comunale del verde è uno strumento di pianificazione, integrativo della pianificazione urbanistica locale, contenente una visione strategica del sistema del verde urbano e periurbano nel medio – lungo periodo. Risponde inoltre all’obiettivo di approfondire e sviluppare l’analisi degli spazi a verde pubblico esistenti e di dare indicazioni per il loro miglioramento, fungendo da indirizzo per le successive fasi di progettazione. Definisce infine una scala di priorità degli interventi, finalizzata alla definizione del Programma delle opere pubbliche comunale.

Intanto gli alberi continuano a cadere come foglie.