Non sappiamo vivere in condominio. Lazio e Campania le regioni dove si litiga di più
La prima causa in assoluto delle liti condominiali in Italia tuttavia sono gli odori fastidiosi provenienti da altri appartamenti, in genere legati alla cucina
In città i vicini di casa sono più un problema che un aiuto. Campania e Lazio le regioni dove si litiga di più. L’esito delle discussioni sono le denunce e il Tribunale, ma i tempi sono lunghi e si risolve poco.
Condominio è uguale a litigio
Le regioni dove i condomini litigano più spesso, secondo il Codacons, sono la Campania e il Lazio con oltre 190 mila cause. Seguiti dai siciliani e dai veneti con 160 mila cause pendenti. Anche gli emiliani litigano molto, scatenando ben 150 mila cause. I più tranquilli sono in Liguria e nelle Marche (50 mila cause), in Abruzzo (43 mila), Friuli Venezia Giulia (40 mila) e Trentino Alto Adige (30 mila).
Nella Capitale il pomo della discordia è rappresentato dagli animali da compagnia (21%), anche se danno molto fastidio gli interventi dei vicini in casa (16%). A Napoli il 27% degli intervistati dichiara di giustificare la sosta selvaggia in strada. A Bari si litiga per i ritardati pagamenti delle spese condominiali (23%) ma anche per ostruzione di ingressi e pianerottoli (15%). A Torino e Cagliari (con il 18%) la nota dolente è quella della raccolta differenziata, mentre a Milano le scintille con il quartiere scattano sulla gestione delle biciclette, come testimonia il 14% degli intervistati. La stessa percentuale che si registra Firenze quando si tratta di manutenzione del giardino.
Si sfiora l’omicidio se non intervengono altri vicini a fare da pacieri
A Roma, un 25enne armato di mannaia, alla Montagnola ha intimato al vicino di abbassare la tv. Quel giovane appartiene alla generazione (16-26 anni) che, secondo i dati Ipsos, è la più litigiosa (39%) mentre i meno litigiosi sono quelli tra i 57 e i 74 anni. Nel Casertano un tipo ha versato la benzina sulla vicina e sulla sua auto nel tentativo, non riuscito, di darle fuoco. La lite è iniziata per delle gocce d’acqua che cadevano dal balcone.
Di fatto l’uomo non è adatto per vivere in un condominio. Questi palazzoni tristi e grigi assomigliano a delle prigioni. Ma anche quando sono moderni e nuovi la cosa non cambia molto. In effetti le carceri, gli ospedali, le caserme, i ministeri sono fatti tutti con lo stesso schema. Viviamo come carcerati dentro spazi ridotti. A stretto contatto fisico con i familiari ma, quel che è peggio, con i vicini di casa. Quello che accade al di là della parete o nel terrazzo a fianco o sopra è come se succedesse nel nostro appartamento.
Non siamo fatti per vivere in condominio
Noi non siamo fatti per vivere così. Il concetto di palazzo però c’era già nell’antica Roma, non per i patrizi ma per la plebe. Gli schiavi vivevano molto meglio dei plebei nelle ville coi loro padroni. Quando andiamo a Pompei e osserviamo quelle abitazioni con giardini, cucine, ampie sale, bagni e sistemi di riscaldamento per avere acqua calda nel bagno, non stiamo guardando la casa di un impiegato ma di un funzionario dello Stato, di un capo militare, di un proprietario terriero. Non possiamo fare paragoni.
Diciamo che con il progresso siamo andati migliorando in tante cose e peggiorando in altre. Viviamo di più ma peggio. Pieni di acciacchi e disturbi e allergie. Abbiamo qualche sicurezza in più ma facilmente ti rubano l’auto, dentro casa, ti tolgono la borsa per strada. Possiamo viaggiare ma poi scopriamo ovunque gli stessi negozi, gli stessi souvenir, anche gli stessi cibi. Abbiamo tanti comfort negli appartamenti ma i vicini ci rovinano la vita.
Vorremmo tutti vivere in una villetta unifamiliare con giardino
Una volta non era così. Se dovessimo seguire la nostra indole vorremmo tutti abitare in una villetta con giardino, vicini ma isolati dagli altri. In comunità ma senza subirne gli svantaggi. Non ci troveremmo, per esempio, a fronteggiare le morosità dei condomini che non pagano il canone mensile, creando disagi all’amministratore e a tutto il condominio. La villetta per una sola famiglia è il modello di casa tipico del mondo anglosassone. In tutti i film americani la borghesia vive così.
Dove c’è spazio viene riproposto. Dove non ce n’è si costruiscono i palazzoni, i grattacieli, magari con molte piante sul terrazzo. Di regola il verde urbano viene sacrificato per il cemento. Questo è l’errore di base, per cui viviamo male in periferia e togliamo area vitale alla selvaggina, che è costretta a venire a cercare cibo nei nostri cassonetti di immondizia.
Ognuno di noi è il centro dell’Universo
Insomma il condominio è il destino dell’umanità, per adesso, almeno finché qualche cataclisma, guerra o pandemia non decimerà parte della popolazione mondiale. Già convivere in famiglia è difficile, figuriamoci con delle persone che non abbiamo scelto come vicini, con le loro abitudini, i loro orari, le loro festicciole, le loro liti a voce alta, i loro odori. Siamo naturalmente portati a giudicare tutto quello che ci accade con il nostro unico metro di giudizio.
Il nostro carattere, le nostre tradizioni, l’idioma che parliamo, le scuole che abbiamo fatto, il nostro livello di conoscenza culturale ci portano ad avere una visione della vita, di quello che è giusto o non è giusto, di quello che posso o non posso fare. Ogni inquilino ha il proprio metro. Per questo nei condomini non si va mai d’accordo su nulla. Ogni atto viene visto come una provocazione. Ogni richiesta è un ordine. Ogni risposta un inizio di lite. Ogni lite scava un solco di incomprensione per cui si fa presto a passare al “non ci parliamo più”, alle minacce, alle lettere degli avvocati, alle zuffe e alle botte quando non peggio, ai tribunali.
Due milioni di cause condominiali nei tribunali
Nelle aule di giustizia, secondo il Codacons, ci sono oltre due milioni di cause avviate per problemi tra vicini, soprattutto in Campania e Lazio. I problemi più comuni riguardano soprattutto i rumori, gli animali e gli spazi comuni. Non sopportiamo il vicino che parla a voce alta in casa, che tiene il televisore o lo stereo a volume alto, magari anche in orari inappropriati, che suona uno strumento, che se deve spostare un tavolo, una sedia, un mobile lo fa facendo tremare il pavimento. Se c’è da attaccare dei quadri lo senti battere contro la parete per ore.
Se organizza feste con amici fino a tarda ora, con tanto di risate e di chiacchiericcio a voce alta lo fa senza porsi il problema di chi è andato a dormire e deve svegliarsi presto. Battere col manico della scopa sul soffitto o col pugno sul muro per chiedere di smettere non sempre basta: tocca ogni tanto suonare al campanello e invitare il vicino a considerare che esistono anche gli altri.
Magari con le buone maniere ma non sempre chi è esasperato dal rumore è in grado di usare la cortesia. Una frase storta fa scattare la rispostaccia e da lì alle minacce è un attimo. Chiamo qui, chiamo là, fai come ti pare, adesso ci penso io… Che fare? Chi chiama la Polizia, chi l’amministratore, che può fare poco, chi chiama il fratello per andare a menare il vicino.
Animali, parcheggi tutto è motivo di discussione
Altro motivo di frequente litigio è legato alla presenza di animali domestici. C’è chi non ama avere in giro cani e gatti e chi, pur amandoli, detesta il modo in cui certe volte non vengono educati. Non solo perché il cane abbaia di giorno e di notte ma anche perché lascia dei ricordini in giro o nel giardino condominiale, oppure perché vengono tenuti fuori di casa senza guinzaglio né museruola, creando apprensione.
Si fa un uso non consono degli spazi condominiali. Per primo i parcheggi. Chi viene a trovare i parenti vede il posto libero e ci si infila comodamente ma i parcheggi sono riservati ai condomini, non ai loro parenti. A volte sono gli stessi altri condomini a parcheggiare dove non si deve, perché gli fa comodo per scaricare la cassa di birra, perché hanno fretta di entrare in casa e ripartire, perché tanto quel parcheggio è sempre libero. Si sentono le scuse più ridicole per giustificare comportamenti egoistici. Insomma ognuno è al centro dell’Universo e gli altri? Possono aspettare cinque minuti? Che sarà mai? Me ne vado subito! Che gente! Non si può parcheggiare due secondi!
Entrare in un clima da Far West è un attimo
Così è per tutto. Dallo stendere le lenzuola bagnate che colano acqua sul terrazzo sottostante o dal lavare i pavimenti e i balconi, annaffiando i fiori propri e in contemporanea della famiglia del piano inferiore. La prima causa in assoluto delle liti condominiali in Italia tuttavia sono gli odori fastidiosi provenienti da altri appartamenti, in genere legati all’utilizzo della cucina. Oppure il fumo del barbecue in terrazza, che si diffonde, a seconda del vento, nelle finestre vicine, portando quell’odore di bruciato della carne o quello dolciastro dei crostacei. Dove non c’è educazione tutto è permesso.
Le abitudini prese in campagna, in città diventano motivo di lite: sbattere la tovaglia per eliminare le briciole, sbattere coperte e tappeti per eliminare la polvere, gettare di sotto cenere e cicche o il mucchietto di polvere appena spazzato. Quello che si poteva fare quando nessuno ci viveva accanto ora non è più possibile ma non è automatico capirlo. La gente non sa, letteralmente, come ci si comporta in una comunità, quali siano le regole da rispettare. Se io abitualmente parlo con un tono alto di voce, sia al telefono o quando discuto con mia moglie, non smetterò di farlo pensando al vicino.
Se sono abituato a parcheggiare di sguincio, perché mi sta comodo così, non farò tre manovre per collocarmi nel mio spazio. Pretenderò che il vicino di parcheggio si sposti un po’ più in là e non capirò quando mi si dirà che non posso parcheggiare come credo. Per questo motivo le società civili si sono dotate di regolamenti e leggi da rispettare. Altrimenti l’omicidio sarebbe l’unico modo per regolare le liti. Saremmo nel Far West! Anzi in qualche parte d’Italia non ne siamo mai usciti.
Se non si trova una mediazione non resta che la causa
Appena sorgono problemi la figura cui si fa riferimento è l’amministratore del condominio. Per molti diventa il papà dal quale cerchi protezione e giustizia. Ma il Codice civile limita i poteri di questa figura ai problemi degli spazi comuni. Non è certo il mediatore ideale per una lite tra condomini. Non è nelle sue facoltà, non saprebbe come fare e non ha poteri in merito. Al massimo può richiamare i condomini al buon senso e al rispetto reciproco.
È sua competenza quando i comportamenti dei condomini possono arrecare danno alle cose comuni. Lasciare il portone del palazzo aperto negli orari non consentiti. Sporcare le aree comuni, occupare il parcheggio di altri. Quando c’è un guasto alle tubature idriche di un appartamento che può danneggiare gli appartamenti vicini. Nei casi di lite tra vicini deve intervenire un avvocato o devono intervenire gli avvocati delle due parti, per trovare una mediazione.
Se non si trova non restano che le vie legali, che agli avvocati fanno pure più piacere perché ci guadagnano di più. Va considerato che questa soluzione però aggrava il rapporto tra vicini, non lo migliora. Una causa comporta costi, stress e lascia un senso di frustrazione e di risentimento in chi perde. In pratica non risolve mai del tutto la questione.