Non solo Masterchef, ecco le nuove parole del cibo
di Massimo Persotti
Una indigestione televisiva targata Masterchef, Hell's kitchen o format più tradizionali come La prova del cuoco. Non c'è ora o canale dove la cucina non invade il piccolo schermo ed entra nelle nostre case. Gli storici della tv ribattono che in fondo è sempre stato così e negli anni Settanta ricordano come dietro ai fornelli ci fossero Ave Ninchi (A tavola alle 7; Rai) e Wilma De Angelis (Sale, pepe e fantasia; Telemontecarlo). Cambiano i tempi, i programmi si evolvono ma la sostanza resta la stessa: il cibo è grande protagonista, sempre.
E lo è anche nel linguaggio dove ogni anno entrano nei vocabolari 'alimentari' nuovi termini ed espressioni, per lo più anglosassoni, frutto di nuove tendenze, abitudini, costumi.
Climatarian è forse la parola-simbolo di questa bulimia linguistica. Candidata ad essere il tormentone del 2016, climatarian è diventata popolare grazie al social network Climates e designa la dieta più corretta per contrastare i cambiamenti climatici: consumare più produzioni a km zero (per ridurre l'energia bruciata dai trasporti), se carne deve essere meglio maiale e pollame (per manzo e agnello gli allevamenti richiedono grandi quantità di acqua), non buttare mai nulla e limitare gli scarti (torsoli di mela, croste di formaggio, ecc). Climatarian è una dieta ma anche un movimento, una filosofia, una moda. Tanto che è già presente nel prestigioso dizionario anglosassone Collns e il New York Times l'ha inserita nella ristretta lista delle 'food words' di fine 2015.
Una lista che comprende tanti termini curiosi e giochi di parole. Cat Cafe, i bar a misura di gatto, tendenza che dall'Asia è arrivata negli Usa con il Cafe Meow.
Parlour inaugurato a Manhattan un anno fa e tentativi di imitazione anche qui da noi. Cuisinomane, la persona ossessionata dalla cucina. Zarf, il pezzo di cartone che avvolge la tazza calda del caffè per non bruciarsi le mani. Wine o'clock, l'ora del giorno in cui si iniziano a bere alcolici.