Non solo stadio Flaminio. Storia di un degrado silenzioso
Report sullo stato di abbandono dei circoli sportivi romani
Quello dei circoli sportivi romani è un degrado silenzioso. Una decadenza frutto di un’incuria che va avanti da anni in tutto il perimetro della Capitale.
Non si contano più infatti le strutture abbandonate e cadute in disuso, dal Lungotevere di Roma Nord ai campi di Tor Bella Monaca, ai circoli dislocati sulla Salaria. Quella dei circoli romani è spesso una storia di malaffare, abusivismo e sequestri.
Non è sempre così ma, procedendo con ordine, le motivazioni dell’abbandono degli spazi sportivi sono le più disparate: cominciando dal Circolo delle Poste del Lungotevere Flaminio, chiuso, abbandonato e lasciato al degrado più totale dal 1 Agosto 2011. L’incuria e il degrado hanno ridotto la struttura ad una foresta sulle sponde del Tevere, in cui anche se affiancata da strutture agibili e funzionanti diventa spesso luogo di bivacco per nomadi e rom che spesso usano proprio le sponde del Tevere come case o punto di ritrovo per consumare alcolici e quant’altro, rendendo anche pericolosa l’intera zona limitrofa al Teatro Olimpico e del ponte della Musica. Il circolo, creato negli anni ‘30, dal 1960 è stato gestito dal Dopolavoro delle Poste e, nel finire degli anni ’90, dal CRAL Poste. La responsabilità di questo disuso in tal caso è proprio della mala gestione di questi ultimi.
Sempre nel quartiere Flaminio sorge lo Stadio Flaminio, storico stadio romano, più piccolo ma decisamente più bello dell’imponente e vicino Olimpico.
Uno stadio che ha fatto la storia di Roma, progettato dall’architetto Nervi e realizzato nel 1958, motivo per il quale gli eredi Nervi hanno il diritto di parola su ogni progetto di ristrutturazione detenendone la proprietà intellettuale ed i diritti morali per lo stadio stesso. Negli anni, proprio gli eredi, hanno espresso contrarietà ai vari piani di ristrutturazione presentati dal Comune di Roma, il che ha portato ad un degrado e alla fine ad una messa in pericolo della struttura stessa.
La federazione italiana Rugby ha usufruito negli anni dello stadio per le manifestazioni sportive della nazionale italiana ma anche per gli incontri (fino al 2009) dellURC, rinomata e importante società di rugby della capitale.
Nel frattempo la FIGC ha intavolato una trattativa con il Comune di Roma al fine di acquisire la gestione dello stadio per ristrutturarlo a proprie spese e farne un centro di allenamento, un museo e non escludendo l’ipotesi di renderlo l’impianto interno delle Nazionali di calcio giovanili; la convenzione con la FIGC è divenuta operativa il 26 febbraio 2014 dopo la formalizzazione della F.I.R. alla rinuncia alla gestione dello stadio nel corso della stessa seduta della giunta comunale che ha deliberato la nuova destinazione d’uso. Bisogna dunque attendere purtroppo però con le norme attuali sarà complicato rivitalizzare il Flaminio: per l'eventuale restauro infatti servirebbero investimenti da 12-13 milioni e ampie garanzie per le infrastrutture come i parcheggi.
Di conseguenza non può diventare fonte di guadagno per l'impossibilità di organizzare attività collaterali a fini commerciali. Questo sembra essere il motivo principale del degrado: rimettere il Flaminio a posto non porterebbe soldi in tasca a nessuno e dunque non interessa a nessun investitore. Anche al Presidente della SS Lazio, Claudio Lotito pur avendo la possibilità di farlo divenire (come vorrebbero i suoi tifosi) lo stadio della società, non interessa il luogo poiché non potrebbe costruirci atri centri di interesse e di attrazione e quindi di introiti per le sue tasche.
La vicenda dello Stadio Flaminio tuttavia è abbastanza nota, lo sono meno quelle degli altri numerosissimi centri sportivi abbandonati. Sempre rimanendo in zona c’è l’ex sede dell’istituto poligrafico in stato di abbandono da circa quattro anni, in questo caso sono stati due i tentativi di occupazione del sito rinominato poi “Campo zero” al fine di rendere la zona agibile e in grado di funzionare. Purtroppo il sito è stato sgomberato dagli occupanti ben due volte, ridestinandolo quindi all’incuria più totale. Sarebbe opportuno forse lasciare alle associazioni politico-culturali e giovanili la possibilità di far rivivere i circoli sportivi abbandonati rendendoli luoghi di incontro e scambio per il quartiere.
Non è solo Roma Nord a soffrire di questo problema, sono infatti numerosissimi i centri con problematiche di questo tipo dall’Acqua Marcia a Roma 70 e così via. Tanto che un fotografo romano a ottobre 2013 fece addirittura una mostra per denunciare lo stato di abbandono di questi impianti (http://www.stefanocioffi.it/joomla/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=1&Itemid=21).
La strada è lunga e forse la via dell’associazionismo e dell’affido potrebbe risolvere in parte un problema che, con un bilancio capitolino sempre più deficitario ed un sindaco sempre più preso da tematiche di tutt’altro genere, difficilmente troverà altre soluzioni.