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“Nube radioattiva”, cosa c’è dietro allarme Russia: l’analisi

(Adnkronos) – Una "nube radioattiva", provocata dalla "distruzione" delle munizioni con uranio impoverito fornite dall'Occidente all'Ucraina, si sta dirigendo verso l'Europa. A lanciare l'allarme è stato oggi il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev. Una notizia smentita dall'agenzia polacca per l'energia atomica che ha accusato le autorità russe di "disinformazione": "Non abbiamo ricevuto alcuna notifica di emergenza radioattiva". Per Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali (Cesi), l'allarme di Mosca sulla nube radioattiva verso l'Europa "è un ulteriore segnale dell'aggressività della propaganda russa. Evidenzia, tra l'altro, una certa difficoltà perché quando l'arma diventa la bugia vuol dire che sul campo non sei particolarmente forte". "Il tentativo dei russi è quello di far capire agli occidentali così che fornire armi all'Ucraina non solo è pericoloso, ma addirittura dannoso". Quindi, aggiunge Margelletti all'Adnkronos, "non solo, secondo i russi, prolunghiamo la guerra ma addirittura danneggiamo la nostra salute". Insomma, "propaganda russa". "L’unica causa che possa giustificare una nube radioattiva in Ucraina è che i russi abbiano usato un’arma nucleare. Quindi verosimilmente siamo di fronte ad una fake news dalla portata sempre più grossolana o veramente in presenza di un salto di qualità con l’uso di armi di distruzione di massa", dice all'Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare e attuale presidente della fondazione Icsa. "Probabile però – sottolinea Tricarico – che ancora una volta i russi l'abbiano sparata grossa come se non esistessero ormai innumerevoli studi scientifici, seppure ve ne fosse stato bisogno, che certificano oltre ogni dubbio che l’armamento all’uranio impoverito non libera radioattività dannosa. In tale evenienza l’unico rischio possibile è quello di respirare all’atto della percussione di una superficie dura, metallica, le polveri che si liberano subito dopo l’impatto. Una eventualità inverosimile, solo teorica o quasi. Inoltre le polveri sono costituite da microparticelle e non nanoparticelle e quindi impossibilitate a penetrare nelle cellule del tessuto umano; per farsi del male appunto bisogna inalarle; da questo la pratica impossibilità che una tale eventualità si verifichi".  "La Fondazione Icsa – aggiunge il generale Tricarico -, a beneficio di chi ne voglia sapere di più, e per la tranquillità di chi nutra ancora perplessità, pubblicherà a breve l’elenco dei più importanti studi scientifici in materia, rigorosamente terzi o istituzionali soprattutto rispetto alle polemiche che sull’argomento, anche grazie alla strumentalizzazione russa, ancora non si placano in via definitiva". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)