Nuova Ricostruzione, il programma di Draghi al sapore di Dopoguerra
Il Premier elenca le priorità del Governo, dai vaccini alla scuola, dal lavoro al Recovery Plan. E, senza sorprese, ottiene la fiducia del Senato con una maggioranza larghissima
È sulla Nuova Ricostruzione che il Premier Mario Draghi ha focalizzato il discorso programmatico che ha tenuto in Senato. Un’espressione che rievoca il Dopoguerra, instaurando un forte legame con la lotta alla pandemia da Covid-19 su cui s’impernierà il nuovo Governo. E che contiene anche un importante richiamo a quella concordia discors che non può non avere come bussola suprema il benessere dell’Italia e del popolo italiano.
La Nuova Ricostruzione
«Oggi noi abbiamo, come accadde ai Governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità di avviare una Nuova Ricostruzione. L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione, e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. Ma soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti. A quella Ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane. Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare il proprio apporto».
Questo il cuore delle comunicazioni con cui l’ex Governatore della Banca Centrale Europea ha illustrato i capisaldi del proprio costituendo esecutivo. Che «sarà convintamente europeista e atlantista» e avrà a suo presupposto «l’irreversibilità della scelta dell’euro». Un vago avviso al Capitano Matteo Salvini che, in un botta e risposta col segretario dem Nicola Zingaretti, aveva affermato che di irreversibile «c’è solo la morte».
Al centro dell’azione governativa ci sarà dunque, non sorprendentemente, il Recovery Plan, la cui governance sarà incardinata al Ministero dell’Economia. E che porta con sé le riforme invocate a gran voce da Bruxelles, cominciando da quelle della giustizia, della Pubblica Amministrazione e del fisco. D’altronde, come ha dichiarato l’economista romano citando Camillo Benso, Conte di Cavour, «le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano».
Le altre priorità della Nuova Ricostruzione
Tra le priorità, naturalmente, anche il contrasto al coronavirus, con particolare enfasi sulla campagna vaccinale, per cui SuperMario ha confermato il coinvolgimento di esercito e Protezione Civile. «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso non ancora pronti» ha aggiunto, dando l’auspicato benservito alle ridicole “primule” del supercommissario Domenico Arcuri. «Abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private».
Oltre a Der Kommissar, poi, dovrebbe essere ridimensionato anche il Cts, sia nelle dimensioni che nelle esternazioni. Mentre dovrebbe restare in vigore la divisione clinico-cromatica del Belpaese.
Focus pure sulla scuola, con la necessità di «tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie». E sul lavoro, con la distinzione tra gli occupati da «proteggere» e le attività economiche, alcune delle quali «dovranno cambiare, anche radicalmente».
In quest’ambito rientra anche la vexata quaestio della parità di genere, che per il Capo del Governo non può equivalere alle quote rosa. Occorre invece puntare a «un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di» superare «la scelta tra famiglia o lavoro».
Spazio poi anche a temi come quello dell’immigrazione, su cui l’ex numero uno della Bce si è posto nel solco comunitario. Sottolineando l’urgenza di costruire «una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati». Una posizione accolta favorevolmente anche dal Carroccio, con l’ex Ministro dell’Interno che ha parlato di «ottimo punto di partenza».
Chiusura poi con la (immancabile) concessione ai deliri ambientalisti sul riscaldamento del pianeta che, come già argomentato, non si deve (se non in minima parte) all’uomo. A cui spetta comunque la responsabilità di tutelare il Creato – non “l’ambiente”.
(Molte) luci e (poche) ombre
Nel complesso, quindi, le dichiarazioni d’intenti hanno mostrato (molte) luci e (poche) ombre. Tanto da essere state salutate, prevedibilmente, dalla standing ovation di Palazzo Madama.
Nessuna sorpresa neppure dal voto finale notturno, che ha semplicemente sancito l’ampia maggioranza già annunciata da tempo. D’altra parte, come ha proclamato solennemente il Presidente del Consiglio, «oggi l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia».
Certo, resta il fatto che quello che sta per nascere è un Governo ecumenico ed eterogeneo generato da una sorta di fusione politica fredda. Se sia dunque qualcosa di positivo o meno, “lo scopriremo solo vivendo”. Intanto però si riparte, e con fiducia. In tutti i sensi.