Nuova veste per Via di San Bonaventura, uno dei percorsi pedonali più suggestivi di Roma
Una via che scorre tra resti imperiali, chiese seicentesche e panorami archeologici di incomparabile valore

Via di San Bonaventura (Roma)
Nel silenzio sospeso tra l’Arco di Costantino e la sommità del Palatino, via di San Bonaventura torna a mostrarsi con una nuova veste, finalmente degna della sua posizione e del suo passato. Dopo sei mesi di lavori, è stata completata la riqualificazione di uno dei percorsi pedonali più suggestivi di Roma, che scorre tra resti imperiali, chiese seicentesche e panorami archeologici di incomparabile valore. L’intervento, curato dal Dipartimento Infrastrutture e Lavori Pubblici, ha restituito integrità a una strada che non è solo un passaggio fisico, ma un racconto in pietra della città eterna.
Il progetto, dal valore complessivo di 1,8 milioni di euro, è parte del più ampio programma giubilare da 31 milioni dedicato alla riqualificazione delle pavimentazioni storiche della Capitale. Il lavoro, apparentemente semplice nella sua natura – la posa di circa 150.000 sanpietrini – ha richiesto una cura quasi artigianale per rispettare la delicatezza di un luogo carico di memoria.
I sanpietrini: non solo pavimentazione, ma patrimonio
Nel cuore del Parco Archeologico del Colosseo, ogni gesto deve fare i conti con secoli di storia stratificata. Qui, rimuovere uno strato d’asfalto significa letteralmente toccare il passato. I sanpietrini posati su via di San Bonaventura – in parte recuperati da altri cantieri, come Piazza San Giovanni e via della Piramide Cestia – sono stati disposti con la tecnica tradizionale “a sella d’asino”, capace di favorire il deflusso delle acque e di rispettare la topografia naturale del colle. Il sottofondo è stato progettato per garantire elasticità e drenaggio, un elemento cruciale in un’area soggetta a importanti carichi pedonali e climatici.
Anche le alberature preesistenti sono state integrate con attenzione: le “tazze” intorno ai tronchi sono state modellate per adattarsi alla posa curva dei sanpietrini, riducendo l’impatto sulle radici e migliorando la vivibilità dello spazio per chi lo attraversa.
Tra vincoli archeologici e logistica urbana
Portare avanti un cantiere in un’area come questa ha richiesto non solo capacità tecniche, ma anche una grande sensibilità culturale. I lavori sono stati condotti sotto costante sorveglianza archeologica e in stretta collaborazione con il Dipartimento Ambiente, a garanzia di un equilibrio tra esigenze infrastrutturali e tutela del patrimonio.
La logistica stessa ha rappresentato un ostacolo significativo: raggiungere la via con mezzi e materiali è stato possibile solo attraverso percorsi limitati e con tempistiche dilatate, a causa della densità turistica e della morfologia del sito.
Il risultato, però, ripaga le difficoltà. Via di San Bonaventura non è solo più accessibile, ma anche più leggibile nella sua stratificazione: oggi, camminare su quei sanpietrini significa anche attraversare un tratto di Roma restituito alla sua autenticità.
Una strada, molte storie
Il fascino di via di San Bonaventura non è legato solo alla sua nuova pavimentazione. È la sua posizione a renderla speciale: un tratto che collega simbolicamente la Roma dei Cesari a quella dei papi, attraversando secoli di trasformazioni. Qui si incontra la Chiesa di San Bonaventura, costruita nel XVII secolo su una cisterna dell’Acquedotto Claudio, e poco oltre, quella di San Sebastiano, sorta sulle rovine del Tempio di Elagabalo.
Tra edicole sacre, resti di una Via Crucis voluta da San Leonardo da Porto Maurizio e le aperture monumentali degli Orti Farnesiani, ogni angolo racconta un pezzo di storia romana, medievale e moderna.
Non è un caso che il sindaco Gualtieri abbia definito questo intervento “un’eredità positiva del Giubileo”, sottolineando l’importanza di restituire valore ai luoghi simbolici della città, non solo per i turisti, ma anche per i cittadini che li attraversano ogni giorno.
Un tassello del futuro urbano
La riqualificazione di via di San Bonaventura non va letta come un’operazione isolata, ma come parte di una visione più ampia che guarda alla città storica come infrastruttura viva. In questo senso, il cosiddetto “Piano Sanpietrini” – con la sua filosofia del saldo zero tra rimozione e riposizionamento – si rivela non solo sostenibile, ma coerente con l’idea di un patrimonio urbano circolare, dove il riuso si sposa con l’identità storica.
Quella appena completata è una piccola, ma significativa dimostrazione che Roma può ancora intervenire su sé stessa con rispetto, precisione e intelligenza. E quando accade, il risultato è una bellezza che non chiede di essere raccontata: si lascia semplicemente camminare.