Nuovo Governo ma nella scuola solito sistema: genera precari e va cambiato
“I partiti abbiano il coraggio di rinunciare a potenziali bacini elettorali e offrire un sistema scolastico efficiente”
Scuola e docenti precari. Come da copione, alla nascita di ogni governo riesplode il tema dei docenti precari della scuola. Questione mai sopita e mai risolta. E alla fine fa capolinea l’ennesima richiesta di sanatoria, esplicita o camuffata, di concorso semplificato o light.
Credo si possa tutti tranquillamente concordare che alla scuola serve qualità che inevitabilmente si raggiunge anche e soprattutto con insegnanti preparati e motivati.
Scuola, il sistema genera precari ed è fallimentare
Insegnanti che siano in cattedra al suono della prima campanella e che abbiano un orizzonte pluriennale sulla stessa classe per poter impostare un apprendimento che si basa sulle competenze, nella comune consapevolezza che i tempi di apprendimento.
Questo soprattutto per gli alunni della primaria e della secondaria di primo grado., i quali non possono essere confinati all’interno dei paletti di un anno scolastico.
Altro elemento su cui penso si possa concordare è che il sistema di selezione e reclutamento attuale è fallimentare.
Esso non risponde cioè a nessuna delle necessità esposte. Inoltre crea situazioni di continuo precariato che tolgono dignità al lavoro di insegnante e spesso favoriscono l’ingresso a scuola di persone che non scelgono di fare l’insegnante se non per ripiego.
Al nuovo governo, non chiedo sanatorie ma un atto di coraggio e l’impegno serio a modificare l’attuale modalità di formazione iniziale, selezione e reclutamento.
Non desidero un governo che si cimenti ancora una volta in qualche ricetta raffazzonata “anti-precariato”. E’ un film già visto negli ultimi 20 anni perché ancora una volta se ne decreti il fallimento.
Certo, cambiare un sistema non è né semplice né scontato ma nemmeno impossibile, la storia del precariato infatti è tutta e solo italiana.
Scegliere il percorso dell’insegnamento già dall’Università
E’ necessario dimostrare di saper gestire in modo efficace la programmazione del fabbisogno di cattedre che tenga conto anche delle nuove competenze, di cui la nostra società ha e avrà sempre più estremo bisogno.
Serve ripensare il sistema di formazione iniziale per gli insegnanti al fine di portare nelle scuole solo persone motivate.
Chi decide di fare l’insegnante dovrebbe sceglierlo già durante il percorso universitario.
In modo che il suo piano di studi sia curvato significativamente non solo ai contenuti disciplinari, ma esplori la didattica della disciplina, la pedagogia, la psicologia, la formazione sul campo con tirocini universitari degni di questo nome. E anche con tutti quei relativi aspetti che marcano la differenza tra un “profondo conoscitore della materia” e un buon insegnante.
Una selezione fondata sui titoli
La selezione dovrebbe essere maggiormente incentrata sui titoli e dovrebbe passare anche dalla valutazione dell’ anno di prova. Quest’ultimo a sua volta dovrebbe assumere valenza reale e non formale come avviene attualmente. Il corpo degli ispettori dovrà quindi essere terzo e indipendente, e non di nomina politica. Dovrebbe poi essere valorizzata l’autonomia scolastica nelle fasi di reclutamento, un’autonomia condizionata all’interno di un perimetro di regole e indicatori di qualità, chiari e trasparenti.
I partiti abbiano il coraggio, in nome di un sistema scolastico efficiente e in grado di garantire ai nostri giovani la preparazione necessaria ad affrontare le sfide di una società complessa, di rinunciare a potenziali bacini elettorali per restituire alla scuola qualità e al lavoro di insegnante dignità, dove il merito e la progressione di carriera non siano sinonimi di anzianità.
Laura Scalfi, Direttrice dell’Ente Veronesi e del Liceo Steam International