Nuovo piano vaccinale, ecco le cinque categorie che avranno la priorità
Il Governo aggiorna le linee guida che prevedono anche l’arruolamento dei dentisti e le immunizzazioni nelle aziende. Intanto l’Ema dà l’ok al siero di Johnson&Johnson
Non è un mistero che una delle priorità del Governo Draghi – forse la priorità per eccellenza – sia il nuovo piano vaccinale. La cui esecuzione è stata l’eziologia delle recenti nomine del Generale Francesco Paolo Figliuolo a Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, e di Fabrizio Curcio come capo della Protezione Civile.
Il progetto dell’esecutivo prevede anzitutto l’uniformità delle regole su scala nazionale, limitando dunque la discrezionalità delle Regioni. Con particolare riferimento alle categorie che avranno la precedenza per la somministrazione del siero.
Il nuovo piano vaccinale ne indica cinque, suddivise per età e vulnerabilità. Le prime sono le persone con elevata fragilità, le persone tra 70 e 79 anni (la cui immunizzazione è appena partita) e quelle tra 60 e 69 anni. Seguono le persone con comorbidità (cioè con una patologia accessoria) sotto i 60 anni, senza la gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili. Chiudono le persone sotto i 60 anni.
Cruciale sarà naturalmente il ruolo degli operatori sanitari e, a tal proposito, a medici di famiglia e specializzandi si sono aggiunti gli odontoiatri. Inoltre sarà possibile «vaccinare all’interno dei posti di lavoro, a prescindere dall’età». Direttamente in sede qualora sia presente un medico aziendale (come solitamente accade nelle grandi imprese), altrimenti negli ambulatori dell’Inail.
La Protezione Civile aiuterà poi gli enti locali ad allestire postazioni mobili d’immunizzazione, e anche i drive through della Difesa saranno riconvertiti in centri vaccinali. Infine, è allo studio anche il differimento del richiamo, almeno per AstraZeneca che già prospetta la seconda dose dopo dodici settimane. Possibilmente evitando ritardi eccessivi che, come abbiamo argomentato, potrebbero addirittura rafforzare il virus.
Il nuovo piano vaccinale dipende anche dall’Europa
Va da sé che il nuovo piano vaccinale è strettamente legato alla disponibilità di siero. In tal senso, non è certo positivo che Danimarca, Islanda e Norvegia abbiano sospeso l’antidoto di AstraZeneca dopo «una morte sospetta» e il rilevamento di problemi di coagulazione. Reazioni non necessariamente correlate al farmaco, ma che hanno comunque indotto i Paesi nordici a chiedere un “supplemento di indagine”.
È invece una buona notizia l’approvazione, da parte dell’Ema (European Medicines Agency), del vaccino di Johnson&Johnson. Che aumenterà decisamente la potenza di fuoco a disposizione contro il SARS-CoV-2.
Dignum et iustum è anche l’arrivo, annunciato dalla Commissione europea, di nuove dosi dell’antidoto Pfizer. Anche se, restando in ambito comunitario, fa discutere il fatto che Bruxelles abbia esportato finora oltre 34 milioni di sieri anti-Covid verso 31 Paesi. In un momento in cui non ci sono vaccini neppure per i cittadini europei.
Una scelta che lo stesso Premier Mario Draghi aveva stigmatizzato, sottolineando che potrebbe creare all’Europa problemi di credibilità. La precisazione “ulteriori” probabilmente era sembrata troppo crudele.