Odio l’estate: il Covid-19 ci regalerà l’estate più calda di F.Febbraro
E’ la stagione delle vacanze, del sole, del mare, delle feste, degli amori. Nessuno può odiare l’estate, a meno che non viva ai tempi del Covid-19
Odio l’estate del Covid-19. Bruno Martino, ormai noto solo ai più adulti, negli anni ’60 cantava “Odio l’estate”. L’estate è la stagione delle vacanze, del sole, del mare, delle feste, degli amori brevi e intensi. La stagione della felicità, che aspettiamo tutto l’anno e che ci manca dal momento stesso in cui termina. Nessuno può odiarla, a meno che non gli ricordi la sofferenza di un amore perduto. O a meno che non viva ai tempi del Covid-19.
Un’estate senza piacere, con il Covid 19, non è estate
Si, perché questa estate rischia di essere ricordata come l’estate più odiata. E non solo, come cantava Bruno Martino, per “i baci che ho perduto”. I baci li perderemo tutti e visto che non si dovranno baciare gli sconosciuti, addio amori estivi. Se ci verrà negato il piacere di stare in spiaggia sotto il solleone, di passeggiare con i piedi nell’acqua, di stare in gruppo con gli amici, resterà solo l’insopportabile calura. Insopportabile per tutti, ma soprattutto per i ragazzi, che dovrebbero rinunciare ai loro consueti piaceri, dalle notti folli in discoteca ai giochi in spiaggia con gli amici. Un’estate da incubo.
Siamo ostaggio del sinedrio dei paurosi
E’ questo, però, lo scenario che ci offre il “Sinedrio” dei cosiddetti scienziati esperti di strategia sanitaria. Ho usato la parola Sinedrio non a caso e non solo per indicare l’autorevole assemblea che nel lontano passato decideva le sorti dei popoli, ma anche, lo ammetto, per assimilarlo al più noto Sinedrio della storia, quello che avversò ferocemente Gesù, condannandolo a morte. Non potevano fare diversamente perché Gesù era un rivoluzionario che combatteva la loro ipocrisia da “sepolcri imbiancati”. Gesù, come dicono le scritture era “la via, la verità e la vita”. Anche il Sinedrio dei nostri tempi sembra aver smarrito la via, alterato la verità, dimenticato cos’è la vita. Stanno lì intimoriti e distanti dalla realtà, intenti più a scansare le responsabilità che a proteggere tutti noi.
La fiducia scricchiola
Come tutti, sono stato a lungo paziente. Fiducioso nel Governo e nei suoi esperti, convinto che fossero alla ricerca delle soluzioni migliori con umiltà e intelligenza. Ma ogni giorno che passa cresce in me il fastidio e la rabbia per la mancanza di logica e di serietà in ciò che ci impongono. Limitazioni sempre più insopportabili, perché non si coniugano con nessuna prospettiva di convivenza, temporanea o definitiva, con il Covid-19 e i suoi rischi. Abbiamo visto e letto di cure che si sono dimostrate efficaci, procedure e strategie mediche vincenti, ma loro attendono il Vaccino come un Messia e nel frattempo ci propongono ancora di difenderci fuggendo. Ci terrorizzano con il rischio della ripresa dei contagi, come se questi mesi di sperimentazione di cure e di risultati efficaci non fossero esistiti. Perché dobbiamo preoccuparci del possibile aumento dei contagi se c’è un modo per arginarli e curarli? O ancora non si sono organizzati per proteggerci?
Il sospetto di essere ingannati
Di solito non tendo alla ribellione, ma non accetto di essere preso in giro. Se è vero, com’è vero, che probabilmente il 34% degli Italiani è entrato in contatto col virus già all’inizio dell’anno, perché ci dicono che i contagiati italiani sono solo 300 mila? Se questo virus si diffonde più rapidamente delle normali influenze, perché i contagi stavolta dovrebbero essere meno dei 15 milioni che – cito le statistiche dell’I.S.S. – ci sono ogni anno? Vogliono convincerci di averci salvati confinandoci a casa a marzo, chiudendo la stalla quando i buoi erano già scappati? Ma siamo seri! E se le cose non stanno come dicono i numeri che ho citato, perché non smentiscono queste notizie? Ci parlano ancora di limitare i contagi fuggendo, anziché organizzare al meglio le cure. La smettano di dirci bugie.
Scelte illogiche fuori dalla realtà
Quale logica guida queste scelte? Se sono questi i risultati del meraviglioso “task force brain storming” che dovrebbe coinvolgere i migliori cervelli, temo che siamo nei guai. Forse sarebbe meglio mandarli tutti a casa e sostituirli con gente che vive nella realtà, con persone di buon senso, esperte di medicina praticata e non di astratte teorie. Essi saprebbero trovare soluzioni altrettanto valide, per evitare il diffondersi del virus, rimanendo agganciati alla realtà ed ai bisogni delle persone. Di sicuro troverebbero soluzioni più coerenti.
Il contingentamento degli accessi in spiaggia
Mettiamo a confronto tra loro le prescrizioni che regolamentano l’accesso agli autobus, alle spiagge, ai ristoranti, ai tavolini dei bar, ai cinema, alle palestre e allo sport. La confusione regna sovrana, tra disposizioni governative, regionali e comunali. Al momento siamo in attesa delle disposizioni comunali per gli arenili, che dovrebbero essere emanate prima del 29 maggio. Ovviamente si parla di spazi maggiori, in spiaggia, tra gli ombrelloni e tra le singole sdraio o dai teli mare nelle spiagge libere. Ma anche di contingentamento degli accessi in tutte le spiagge. Il contingentamento sarà ovviamente regolato da una App, quindi munitevi tutti di smartphone.
La corsa a “Li mejo posti”
In certi giorni le spiagge vengono assalite da migliaia di bagnanti, quindi il contingentamento negherà a molti l’accesso alla spiaggia. Per entrare bisognerà aver prenotato uno spazio, anche solo per lasciare le ciabatte e fare il bagno. Ma gli spazi saranno uguali per tutti a prescindere da ciò che si intenderà fare in spiaggia? Chiunque ricordi le spiagge estive sa che il rischio di non trovare posto sarà alto. Come dovranno regolarsi gli aspiranti bagnanti? Ci sarà, come si dice a Roma “la corsa a li mejo posti”? Chi non troverà posto al primo turno, avrà un diritto di prelazione per il successivo turno o per l’indomani o per un altro giorno della settimana? Quante ore verranno concesse per stare in spiaggia? Chi può stare poco al sole, ma ama nuotare con la maglietta che protegge dai raggi UV, potrà entrare liberamente o dovrà sottoscrivere una dichiarazione d’impegno ad abbandonare la spiaggia appena uscito dall’acqua?
Limitazioni contraddittorie
E se uno volesse nuotare solo all’andata, come dovrebbe tornare indietro, dalla spiaggia o dal lungomare? E se stai per affogare, come si comporterà il bagnino? Potrà toccarti? Dovrà indossare la maschera da sub? Niente respirazione bocca a bocca, meglio lasciar morire il malcapitato. Non sia mai che uno dei due rischi il contagio! I dubbi sono molti e prefigurano situazioni quantomeno sgradevoli. Ma non si capisce perché queste limitazioni, che valgono per uno spazio aperto, assolato, ventilato, pieno di iodio, siano più restrittive rispetto agli spazi chiusi, come gli autobus, i ristoranti, i bar, i cinema le palestre e le piscine. Se potremo passeggiare sulle strade dove ci sono i tavoli all’aperto, perché non dovremmo passeggiare sulla battigia? Bah. Forse nella task force comanda Mr. Bean.
Come può uno scoglio arginare il mare?
L’unica certezza che inizio ad avere è che anche l’estate, stagione democratica per eccellenza – il sole è di tutti, cantava Stevie Wonder – sarà appannaggio dei ricchi. I poveri, che almeno al mare non si sentivano discriminati, lo saranno questa estate. Naturalmente Porto Cervo è meglio di Capocotta e Torvaianica, ma le famiglie delle nostre periferie avevano il piacere di godersi il mare come tutti. I ragazzi di San Basilio o di Casalotti potevano improvvisamente saltare sui motorini e correre al mare. Oppure prendere il treno alla stazione di “Piramide” con un percorso che, per quanto infernale, li portava dritti dentro Ostia Beach. Adesso sarà molto più difficile. Ma con quali strumenti pensano di poter fermare l’onda dei ragazzi o delle famiglie con bambini che hanno bisogno e desiderio di una giornata al mare?
Il mare garantito solo ai ricchi
Questo problema non riguarda i benestanti. Ci sarà un po’ di ressa anche per loro, ma i soldi li aiuteranno a trovare una soluzione confortevole. Se prenoti la cabina e l’ombrellone per tutta la stagione sei a posto. Ma anche lì come funzionerà, gli stabilimenti faranno una sorta di asta pubblica o ci sarà la prelazione per i clienti più affezionati? Loro potranno prenotare per tempo gli alberghi con le spiagge riservate ed esclusive e staranno anche meglio di prima, perché non ci saranno i rompiscatole a passeggiare davanti ai loro ombrelloni. Nel frattempo, in mancanza delle disposizioni comunali, lo scorso weekend c’è già stato l’assalto alle spiagge. Non essendoci limiti, che non fossero la logica, le famiglie si sono autoregolate e non mi pare che sia successo nulla. Le forze di polizia, impegnate inutilmente in un compito di controllo che non è di loro spettanza, si sono giustamente limitate a dare suggerimenti.
Gli assistenti civici
In futuro questo compito spetterà alla vigilanza privata o al contributo dei tanto discussi Assistenti Civici, che però potranno fare solo azione di persuasione. Speriamo che non ci siano tafferugli ai cancelli, come succedeva una volta negli Stadi, dove alla fine entravano tutti.
La confusione anche dove non dovrebbe esserci: il caso del calcio
A proposito di Stadi. Mi sorprende vedere che persino nel mondo del calcio, dove i miliardi piovono come bruscolini, non si riesca a trovare il modo per concludere i campionati. Gli interessi che muove il calcio sono enormi, ma il calcio finanzia anche lo sport italiano e sarebbe meglio trovare una soluzione. Invece il tempo passa e le soluzioni non si trovano. Nemmeno per giocare a porte chiuse. I medici delle squadre professionistiche, che conoscono meglio di chiunque l’ambiente ed i rischi che può comportare una ripresa, hanno fornito, da bravi specialisti, le loro indicazioni. Ma i consiglieri del Governo, che di quel mondo non sanno nulla, non le hanno ritenute valide. Eppure, i calciatori sono persone responsabili e attente alla salute loro e delle loro famiglie, sono seguiti, controllati e dispongono di qualunque strumento per prevenire i rischi da contagio ed eventualmente avere cure immediate.
La task force…
Anche qui, alla fine, si rischia un bel disastro e comincio a pensare che il problema non siano i rischi che si corrono, ma l’incapacità degli “esperti” di dire come affrontarli. Complimenti alla task force.