Odontoiatria, i denti estratti possono essere utilizzati per la rigenerazione ossea
L’intervista al Prof. Corrado Caporossi dell’Università CEU di Valencia, che illustra le opportunità di questa tecnica odontoiatrica
Entrare in uno studio dentistico è oggi un’esperienza diversa rispetto al passato. Nuove tecnologie, ampi sviluppi, rapidi progressi. Una nuova concezione che ha interessato diagnosi, terapie, e cure.
Per conoscere più approfonditamente i nuovi orizzonti e le moderne tecnologie a disposizione per i pazienti abbiamo intervistato il Prof. Corrado Caporossi, Medico odontoiatra, che opera a Labico (Roma) e professore invitato presso la CEU, Cardinal Herrera University di Valencia.
Professore, lei è un esperto di odontoiatria minimamente invasiva. Ma oggi in quali e quante tipologie si struttura l’odontoiatria?
L’odontoiatria si differenzia in diverse branche, oggi non si parla più di odontoiatria generica. C’è quella conservativa, quella cioè intesa nel preservare il dente cariato, con piccoli difetti o da ricostruire. C’è quella che si occupa della chirurgia, dell’estrazioni dei denti o relativamente a patologie su tessuti molli e così via. C’è quella relativa all’implantologia, molto importante, che prevede l’innesto di viti in titanio all’interno dell’osso. Quella dell’ortodonzia che riguarda le correzioni dei difetti dei denti; quella della protesi che si occupa di come rimpiazzare gli elementi dentari persi, sia in maniera fissa che mobile e infine un’ulteriore, l’endodonzia, che riguarda trattamenti dei denti da devitalizzare.
Lei è relatore in diversi congressi nazionali e internazionali e collabora con diversi ordini odontoiatrici, in Italia e in Europa. Come è cambiata negli anni, grazie anche all’introduzione della tecnologia?
Negli ultimi trent’anni ci sono stati grandi progressi, grazie all’utilizzo delle tecnologie e all’evoluzione incredibile che i materiali dentali hanno avuto e dei quali il dentista oggi può disporre. Nel campo dell’implantologia, per esempio. Addirittura negli ultimi anni viene svolta una chirurgia guidata, computer-assistita. Il dentista, cioè, utilizza delle piattaforme di resina, dove si è deciso di inserire e posizionare gli impianti. Un’altra grossa evoluzione è quella della rigenerazione sia dell’osso che dei tessuti molli. Altra evoluzione forte, quella dei restauri.
Oggi si parla di restauri per la conservazione degli elementi dentali. Questa metodologia ha subito dei cambiamenti radicali, grazie a delle procedure adesive che vengono fatte sui tessuti duri del dente. Cioè smalto e dentina. E’ chiamata odontoiatria adesiva.
Come funziona?
Questi sistemi di adesione, in collaborazione con delle resine, chiamate resine composite o con delle ceramiche a basso contenuto cristallino. Questa è una delle più grosse evoluzioni dell’odontoiatria moderna. Negli ultimi tempi è prevalsa una sorta di filosofia operativa, minimamente invasiva. I materiali di otturazione che venivano utilizzati prima, fino a circa trent’anni fa, costituivano un diverso modo di concepire il sistema. Era la amalgama.
Chiamata erroneamente piombatura dai pazienti?
Sì, ma non erano di piombo. Era un impasto di polvere e d’argento con il mercurio. Questo materiale veniva inserito allo stato plastico dentro il dente, nella fase di indurimento, questo si espandeva e l’otturazione era ritenuta solo per una procedura meccanica. Perché il buco di ingresso era piccolo, ma dentro si allargava. Questo comportava un sacrificio di sostanza dentale che oggi invece viene mantenuta. I materiali di oggi, grazie a questi sistemi di adesione, si incollano agli stati profondi del dente, sia chimicamente che meccanicamente. Così, i trattamenti sono molto più conservativi nel dente che è stato affetto da carie.
Cosa si intende per trattamento di rigenerazione?
Parliamo di rigenerazione ossea. La perdita di un dente provoca sempre una diminuzione di osso, sia in altezza che in larghezza. Anche in casi di traumi accidentali o per particolari patologie, ci può essere una perdita di osso, sia nella mandibola che nel mascellare. Oggi si possono utilizzare i denti estratti, (chiaramente del paziente stesso), per ricreare perdite ossee o nella stessa seduta dell’estrazione dentale per riempire il buco dell’alveolo. Uno dei macchinari che esistono in commercio è un prodotto “made in Italy”.
Sono stati fatti degli studi su alcuni denti trovati nel deserto e risalenti all’antico Egitto. Quei denti, anche se trovati senza alcun tipo di precauzione e tenuti sotto la sabbia e nonostante i 5000 anni trascorsi, ancora mantenevano all’interno le proteine morfogenetiche e i fattori di crescita. Rappresentano una sorta di cellule staminali che sono all’interno del dente. La parte più voluminosa del dente è la cosiddetta dentina. Questa ha, da un punto di vista istologico, la stessa composizione dell’osso. Con un trattamento di pochi minuti, il dente estratto può essere trasformato in un materiale da innesto ricostruttivo dell’osso. Presenta un’assoluta biocompatibilità ed è esente da reazioni immunologiche.
Quali denti possono essere utilizzati?
Denti compromessi, denti del giudizio estratti ma anche gli stessi denti da latte dei bambini. Anziché essere buttati come rifiuto speciale, possono essere consegnati al paziente che li può conservare, senza particolari precauzioni. Qualora il paziente avesse necessità di ricostruire porzioni di osso, questi possono essere utilizzati. Inizialmente la macchina tritura i denti e successivamente sterilizza il prodotto ottenuto, estrapolando le proteine morfogenetiche e i fattori di crescita.
I vantaggi sono molteplici: l’uso del tuo stesso dente permette una rigenerazione migliore rispetto a materiali di origine animale o artificiale. C’è un ridotto rischio di fallimento e quindi di dover ripetere l’intervento. E’ un materiale sicuro perché è parte del tuo organismo. Si riescono a contenere di gran lunga i costi perché ovviamente il materiale è gratis. Dopo 4 mesi la rigenerazione garantisce la formazione di osso di ottima qualità, pronto anche per l’inserimento di impianti.
Dott. Corrado Caporossi
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