Offerta di lavoro via sms: chi la ignora perde il reddito di cittadinanza
La proposta: rendere legali SMS e messaggi Whatsapp ai fini di mancata risposta. Chi richiede il reddito deve essere disposto a lavorare
Avanzata dagli assessori regionali al Welfare al ministro del Lavoro Andrea Orlando la nuova proposta relativa al reddito di cittadinanza: inviare un’offerta di lavoro via sms o Whatsapp a chi percepisce il reddito di cittadinanza e se il beneficiario la ignora potrebbe perdere il sussidio. La mancata risposta dunque potrebbe essere considerata al pari di un rifiuto ad accettare l’offerta di lavoro. E come è noto, dopo tre no, il sussidio decade. Se poi si è già nel periodo di rinnovo del sussidio, addirittura basta un solo rifiuto non giustificato per perdere l’assegno.
Le difficoltà degli operatori dei centri per l’impiego locali
Un’idea che servirà a facilitare i compiti degli operatori dei centri per l’impiego locali, che oggi si trovano in difficoltà a comunicare la disponibilità di un posto di lavoro. Perché a volte non ricevono risposta. Attualmente gli operatori sono infatti impossibilitati a verificare se la mancata risposta da parte del beneficiario del Reddito è dovuta a disinteresse oppure a problemi di ricezione. E quindi non possono applicare quella parte della norma che prevede la revoca del sussidio in caso di tre risposte negative. Da qui la proposta: rendere formalmente legali le comunicazioni di messaggistica.
La proposta: comunicazioni di messaggistica formalmente legali
D’altro canto già oggi sono validi i messaggi istantanei per l’accettazione da parte dei centri per l’impiego della richiesta di esonero dalla disponibilità a lavorare e dalle convocazioni degli stessi centri. Si tratterebbe quindi di fare soltanto un piccolo passo in più. Ovvero rendere legale quel tipo di comunicazione anche come “ricevuta” per le eventuali offerte di lavoro disponibili. Così chi non risponde non potrà appellarsi al fatto di non aver ricevuto la comunicazione. E dopo il terzo rifiuto o la terza mancata risposta perderebbe il sussidio.
I dati
Anche perché secondo gli ultimi dati forniti dall’Anpal (relativi al 30 giugno 2021) su un totale di 1.850.000 beneficiari del reddito di cittadinanza, circa un milione e 150.000 cittadini sono occupabili. Solo un terzo di questi, tuttavia, (392.000 persone) ha sottoscritto il patto per il lavoro o dispone di un patto di servizio in corso di validità. Quanti sono quelli che hanno iniziato a lavorare invece il report non lo dice. L’unico dato a disposizione è quello dei tirocinanti, che attualmente sono 3.727.
Per tutti coloro che non aspirano a lavorare e a trovare un’occupazione, il reddito di cittadinanza non potrebbe più costituire un’alternativa valida. Per chi invece vive il reddito solo come un passaggio per ottenere un lavoro stabile, sarebbe un’opportunità in più.