Oggi e domani la festa M5S. E Zingaretti ci prova: “Tra noi un’alleanza stabile”
A parole il segretario PD vola alto: “l’ossessione condivisa del programma con M5S è crescita e giustizia sociale”
Se siete tifosi del M5S, ai quali va bene tutto purché abbia il marchio con le stelline, smettete subito di leggere. Qui si faranno dei ragionamenti e chi è obnubilato dalla faziosità, di qualunque segno, non è in grado di seguirli: nelle critiche vedrà comunque dei pregiudizi negativi; e in chi critica – in chi osa criticare – un nemico furbetto che con la scusa di ragionare mira a togliere forza e credibilità al MoVimento.
Tutti gli altri, invece, sono i benvenuti. E ancora meglio se si tratta di militanti o sostenitori della prima ora, o comunque della fase più perentoria e appassionata. Quando Beppe Grillo non si limitava a sollevare delle questioni politiche, nel senso delle decisioni concrete da prendere di volta in volta, ma si appellava a una diversità molto più ampia e decisiva: quella di un tipo umano differente. Lontano, lontanissimo, agli antipodi sia del mondo berlusconiano sia del centrosinistra che aveva rimesso insieme i sopravvissuti del PCI e della DC, più annessi e connessi di varia provenienza.
Detto con le parole dello stesso Grillo, «il PDL e il PDmenoelle». A sancire appunto una sostanziale omogeneità, e una stessa subordinazione ai modelli dominanti, dietro le liti a getto continuo. Dietro le guerre senza esclusione di colpi per la conquista e l’esercizio del potere. Dietro le differenze, macroscopiche per un verso ma secondarie e addirittura irrilevanti per l’altro, legate all’indole personale e all’immagine pubblica: di qua, nel centrodestra egemonizzato da SuperSilvio, il piacere fragoroso dell’esibizionismo in stile feste di Arcore; di là, nel centrosinistra a guida variabile, il compiacimento dissimulato, ma a suo modo feroce, dei salotti radical-chic.
Non “brave persone” che vorrebbero fare bene ma che poi non ci riescono. Bensì una fitta ragnatela di parassiti che farebbero di tutto – e che in effetti lo fanno – pur di conseguire, conservare, ampliare i propri privilegi. Individuali e di gruppo.
Contrordine, grillini
Dalla crisi di agosto in poi, com’è noto, la versione si è improvvisamente ribaltata. Tutto a un tratto, il PD è diventato non solo un buon partner di governo ma un partito pieno di interlocutori seri, costruttivi, affidabili. Uomini e donne con cui ci potranno essere ancora delle divergenze su alcuni temi, ma che non c’è più nessun motivo di rifiutare a priori. E men che meno di demonizzare.
Benché i Cinquestelle li avessero considerati da sempre degli emeriti e irrecuperabili cialtroni, additandoli come tali e sbertucciandoli a suon di Vaffa-Day e sarcasmi assortiti, quei giudizi sommari sono stati prontamente accantonati. Ma no, suvvia: conoscendoli meglio non sono poi così male. Lavorandoci insieme hanno anzi i loro meriti. Perché limitarsi a un accordo momentaneo, allora? Perché non estenderlo dal Parlamento alle Regioni, e magari a ogni altro ambito locale?
Zingaretti lancia offerte precise. E cerca di ancorarle a un “comune sentire”, in costante contrapposizione alla Lega di Salvini. Premette: «L’ossessione condivisa del programma con M5S è crescita e giustizia sociale, grandi assenti nelle sceneggiate del Papeete». Poi, da veterano della politica politicata, fa di conto e sciorina le cifre: «Il Pd e il M5s insieme rappresentano oltre il 40 per cento dell’elettorato italiano, se allarghiamo anche agli altri alleati abbiamo un’alleanza che sta intorno al 47-48. Anche Renzi? Per quanto mi riguarda ovviamente sì, poi va chiesto a lui». Conclusione: «Vogliamo provare a farla diventare un’alleanza? Io dico di sì, sennò torna Salvini».
PD+M5S: per arrivare a cosa?
Ecco qua. L’avvicinamento che all’inizio poteva sembrare fortuito, come conseguenza “obbligata” della rottura imposta unilateralmente da Salvini, si va rapidamente trasformando in un sodalizio stabile. Che per essere davvero stabile, però, non può non essere strategico. Ovverosia inscritto in una prospettiva di medio o lungo termine, ben al di là delle decisioni da prendere subito o nel prossimo futuro.
È questo, cari sostenitori del M5S che siete in buonafede e che non avete sacrificato ogni capacità di giudizio a una fede cieca e totalmente acritica, il nodo che non potete e dovete eludere.
Molto prima della politica ci sono i valori cosiddetti prepolitici. Le qualità umane. O le umane miserie. La limpidezza o l’opacità. La vocazione alla lealtà o l’attitudine al calcolo. Il richiamo degli ideali o la seduzione del tornaconto.
Davvero volete affratellarvi in pianta stabile con i Dario Franceschini, con i Paolo Gentiloni, con le Debora Serracchiani, con le Marianna Madia, e via pescando nella direzione nazionale del PD?
Oggi e domani, all’Arena Flegrea di Napoli, si svolgerà la festa di “Italia 5 Stelle”. Per festeggiare che cosa, esattamente, se lo chieda ciascuno di voi.