Ok: guerra agli hooligans. Ma il calcio-business ha anche altri mali
Il leghista Calderoli spara a zero sui teppisti stranieri in stile Eintracht e su questo fa bene. Manca tutto il resto, però
No. Non è il famigerato benaltrismo. Non stiamo dicendo che sia sbagliato avere un atteggiamento molto più duro nei confronti dei ‘tifosi’ stranieri che vengono qui in Italia e si sentono in diritto di spadroneggiare.
Neanche per idea: con gente di questo tipo, di questa risma, il pugno duro è d’obbligo. Ci ricordiamo tutti di quello che accadde nel febbraio 2015, quando i supporter olandesi del Feyenoord imperversarono nel centro di Roma. Disordini e violenze che si svolsero soprattutto tra Campo de’ Fiori e piazza Navona, fino a culminare in un delirante accanimento sulla Barcaccia del Bernini, con danni che gli esperti definirono irreparabili.
Ce lo ricordiamo e non vorremmo che accadesse mai più.
Allo stesso tempo, però, è sbagliato ridurre tutto alla necessità di una maggiore repressione. Come invece fa, manco a dirlo, Roberto Calderoli. L’esponente storico e assai virulento della Lega, che oggi è vice presidente del Senato, parte dall’episodio del carabiniere aggredito dagli ultrà e, come riportato dall’Agenzia Dire, sforna una filippica da questurino: “Complimenti al militare, cui va la nostra solidarietà e vicinanza, per come ha gestito la situazione, altrimenti avremmo avuto un altro Gabriele Sandri, e ringraziamo il cielo di non avere avuto anche un altro Raciti. Ma ora basta. Giovedì sera poteva scapparci il morto e adesso con queste invasioni barbariche di teppisti stranieri si è colmata la misura”.
Basta notare gli accenti completamente diversi, riguardo alla morte di Gabriele Sandri e a quella di Filippo Raciti, per avere l’immediata conferma che l’approccio è quello miope del più superficiale Law & Order. Per il fatto che il carabiniere ferito a Roma ha evitato la tragica fine di Raciti si ringrazia il cielo. L’omicidio di Gabriele Sandri, invece, viene ricordato quasi come un fastidioso contrattempo, anziché per la tragedia che è stato: un ragazzo ucciso senza alcun motivo da un poliziotto-pistolero.
No hooligans. No business
Il seguito delle dichiarazioni è appunto di questo tipo. Ben centrato sul piano delle contromisure poliziesche: “Non possiamo accettare che i giovedì sera arrivino, principalmente a Roma, decine di migliaia di hooligans violenti da Rotterdam, Varsavia, Praga, Mosca, Londra o Francoforte”. Del tutto carente, fino al vuoto totale, per quanto riguarda la valutazione complessiva del fenomeno calcistico. Che non ha certo il suo unico male nelle violenze degli ultrà. Se di casa nostra o di provenienza estera, poco importa.
D’altronde, su tutt’altro versante politico, tira all’incirca la stessa aria. Che è quella di fingere che quello del pallone sia un mondo sano, a parte gli esagitati-delinquenti che di tanto in tanto ne turbano la gioiosa armonia.
Il segretario romano del Pd, Andrea Casu, rilascia questa dichiarazione: “Piena solidarietà al Carabiniere aggredito a Trastevere da alcuni delinquenti incappucciati che non possono in alcun modo essere considerati tifosi: il calcio e lo sport niente hanno a che fare con la devastazione e la violenza che nella notte di giovedì si è abbattuta sulla città più bella del mondo”.
Peccato che il calcio di oggi sia solo uno sport per modo di dire. Le logiche del business lo hanno stravolto e il primo messaggio che andrebbe lanciato ai tifosi è di tornare ad assegnargli il valore che merita: uno svago settimanale o giù di là. Non l’assurda full immersion che enfatizza tutto h24 e dà valore solo a chi vince, grazie a spese miliardarie e a suon di top player.