OK: no al linguaggio violento, ma gli effetti non vanno confusi con le cause
Il caso di giornata è quello del direttore dell’Aler, l’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale, che sul suo profilo FB ha scritto “Le Sardine infilatevele nel c…”
Blocchiamoci sulla forma e saremo (quasi) tutti d’accordo: il turpiloquio e il linguaggio violento sono da evitare, tanto più se in ambito pubblico. E anche se molti se ne dimenticano, nell’ansia di dire/vomitare la loro, non c’è dubbio che pure Facebook e gli altri social di Internet non siano spazi privati in cui si è liberi di parlare e straparlare come si vuole.
Ma.
Il ma, grosso come una casa, è che non bisogna badare solo alla forma. E non si devono confondere, quindi, le cause con gli effetti. Al contrario di ciò che le suorine dell’establishment affermano o suggeriscono, non sono i toni fuori controllo di chi sbraita a destra e a manca ad alimentare l’esasperazione dei dissidi. È esattamente l’opposto: è la crescente esasperazione delle tensioni sociali, ovvero socioeconomiche e di conseguenza anche politiche, a innescare gli eccessi verbali.
La violenza di certe affermazioni – e di certi sproloqui – che ritroviamo in Rete non è altro che il riflesso della violenza che attraversa la società. E che va imputata proprio a quella classe dirigente che pretende di impartirci lezioni di misura, di raziocinio e di bon ton, mostrandosi scandalizzata per le intemperanze altrui. Ma restando del tutto indifferente riguardo agli abusi, assai più rilevanti e dagli esiti di gran lunga più gravi, che il modello oggi dominante infligge a tanta parte della popolazione.
Ciò che moltissimi italiani hanno capito, o anche solo intuìto, è che a coloro che siedono nelle stanze dei bottoni e tirano i fili del Potere non gliene frega un accidente delle difficoltà e delle sofferenze che scaturiranno dalle loro decisioni. Ossia dalle loro strategie di consolidamento e di ulteriore ampliamento dei privilegi di cui godono già.
Al di là di tutte le differenze apparenti, e dunque di forma, i diktat in stile Monti e Fornero (e Juncker, e Marchionne, e Cottarelli, e via sfogliando i registri e gli organigrammi del dominio liberista) sono autentiche mazzate che si abbattono sulle vite dei cittadini. Loro, ovviamente, si autoassolvono appellandosi alla necessità di introdurre quelle misure draconiane allo scopo di riequilibrare i conti pubblici e di rendere più competitiva l’economia nazionale, di fronte alle sfide e alle pressioni della globalizzazione. Ma la verità è che fanno e disfano “dall’alto” di redditi a cinque o a sei zeri. Mentre i destinatari della Nuova & Ferrea Disciplina si spaccano la schiena nel tentativo di restare a galla.
A proposito: se invece di “si spaccano la schiena” avessimo scritto “si spaccano il culo” sarebbe cambiato qualcosa?
Nella forma, sì.
Nella sostanza, per nulla.
Possiamo fare meglio? Dobbiamo!
La reazione più giusta, tuttavia, è rimanere lucidi. Valutando accuratamente ciò che si pensa e il modo in cui lo si andrà a manifestare con le parole.
Un accorgimento elementare, ma utilissimo, è quello di scrivere su un pezzo di carta o su un file di Word ciò che si muore dalla voglia di spiattellare online: lo si annota, ci si allontana per cinque o dieci minuti – magari provando a rilassarsi un po’, anziché rimuginare la propria rabbia – e poi lo si rilegge con calma.
Il presupposto di questo atteggiamento, però, è avere ben chiara la finalità di ciò che si sta facendo. L’obiettivo non deve essere un’immediata gratificazione personale, della serie “in mancanza di meglio mi sfogo a suon di chiacchiere e di insulti”, ma la diffusione di idee e di informazioni di segno opposto a ciò che viene propagandato h24 dai media mainstream.
La chiave di volta è diventare più consapevoli. E allo stesso tempo più ambiziosi.
Da semplici facinorosi, sia pure con molte buone ragioni, a evoluti ribelli.
Da rozzi “leoni da tastiera” ad agguerriti militanti.
La vera arma contro le oligarchie del Dio Denaro, e dei relativi diavoli del management che si preoccupano solo del massimo profitto, non è strepitare a colpi di parolacce o simili, ma dare modo ad altri di aprire gli occhi. E di tenerli aperti. Le parole d’ordine e gli slogan vanno bene e sono persino indispensabili, ma a patto che siano la sintesi di un sistema di pensiero articolato e compiuto.
Questo, si intende, esige un impegno maggiore. Che passa dall’approfondire le diverse questioni e arricchire di continuo la propria preparazione culturale.
Credete: se vogliamo davvero sgombrare il campo dalle bugie degli (pseudo) europeisti che ci vogliono inchiodare alle scelte della Commissione UE e della BCE, e dalle smielate perorazioni pro migranti, e dalle facilonerie spontaneiste delle Sardine, serve molto di più un’analisi serrata che un fiotto di risentimenti da osteria.
Impariamo a dominarci e saremo finalmente in grado di rovesciare il loro dominio.
Togliamogli l’arma del disprezzo culturale e si vedrà che hanno poco o nulla da opporre, a chi li inchiodi alle loro infinite responsabilità. Politiche, etiche, e chi più ne ha più ne metta.