Omicidio Lecce, assassino sadico: attirato proprio dall’innocenza delle vittime
L’omicidio di Lecce mostra un profilo umano crudele, fortemente disagiato: un omicida attirato proprio dall’innocenza delle sue vittime
Omicidio Lecce. Finalmente nota l’identità dell’assassino di Daniele e Eleonora, la giovane coppia uccisa brutalmente. Era un ex coinquilino dei due. Il movente? Li avrebbe uccisi perché troppo felici: “Ho fatto una cavolata. So di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia”.
Il killer è Giovanni Antonio De Marco, un ragazzo di appena 21 anni, studente di infermieristica. Sembrava aspettarsi di essere arrestato da un momento all’altro infatti ha chiesto alla polizia da quanto lo stessero pedinando. Il giovane è stato arrestato fuori dall’ospedale di Lecce dove si trovava per un tirocinio universitario.
Omicidio Lecce, il profilo del killer
Giovanni Antonio aveva preso in affitto una camera nella casa di proprietà di Daniele, casa in cui la coppia si fermava a dormire di tanto in tanto. Il periodo insieme ai due fidanzati avrebbe infastidito il killer che, a differenza loro, è introverso, riservato, chiuso.
Avrebbe organizzato l’omicidio nei minimi dettagli
Da 10 giorni organizzava scrupolosamente il duplice omicidio, scrivendo anche dei bigliettini in cui viene fuori il piano per eludere le telecamere della zona. Voleva torturare la coppia, legarla e ucciderla per poi ripulire la scena del crimine con acqua, soda e candeggina.
“La premeditazione del delitto risulta comprovata dai numerosi oggetti rinvenuti sul luogo del delitto (abitazione delle vittime e piazzale condominiale), in particolare il cappuccio ricavato da un paio di calze di nylon da donna, le striscette stringitubo, i cinque foglietti manoscritti in cui è decritto con inquietante meticolosità il ‘cronoprogramma dei lavori’ (pulizia… acqua bollente… candeggina… soda)”, questo è quanto scritto dal pubblico ministero Maria Consolata Moschettini.
Omicidio Lecce, cos’è successo quella maledetta sera?
Gli inquirenti hanno ricostruito la vicenda: De Marco aveva una copia delle chiavi in quanto ex coinquilino della coppia. Sarebbe dunque entrato nell’appartamento mentre i due giovani mangiavano sferrando le prime coltellate contro Daniele. Quest’ultimo avrebbe preso il cellulare provando a chiedere aiuto.
“Alle 20.47 del 21 settembre è stato effettuato uno screenshot ritraente la schermata dello schermo bloccato. Avendo rinvenuto il dispositivo in questione nel locale cucina, sporco di sangue si può desumere che Daniele, dopo essere stato ferito, abbia tentato invano di chiamare aiuto mediante il telefono, ma di fatto non sia riuscito a sbloccare il dispositivo e, nello stringere in mano lo smartphone, abbia schiacciato involontariamente i pulsanti che hanno eseguito lo screenshot in questione”, queste le dichiarazioni del sostituto procuratore.
La personalità dell’assassino: il sadismo
Il sadismo consiste nel “crudele e perverso compiacimento nel tormentare gli altri. Frequenti azioni come l’imprigionamento, la fustigazione, la tortura fisica e psicologica; in alcuni casi l’individuo sadico può arrivare anche a uccidere la sua vittima. Ciò che alletta una persona sadica non è solo la sofferenza provocata alla vittima ma soprattutto la certezza dell’innocenza della vittima stessa. Più essa si dichiara innocente, più il sadico trae piacere dalla cosa tendendo a ferirla e annichilirla.
De Marco, secondo gli inquirenti, sarebbe dunque una persona sadica. Gli individui con personalità sadica tendono a essere aggressivi e a trarre piacere dalla sofferenza causata alle loro vittime, cosa che ha fatto il killer, frustrato dalla felicità della coppia e per questo intenzionato a porne fine.
Dal decreto di fermo del killer di Lecce si evince tutta la sua brutalità: “L’arrestato ha un’indole violenta, non ha avuto nessuna pietà. Il delitto è stato realizzato con spietatezza e in assenza di compassione per mero compiacimento sadico, il killer è insensibile a ogni richiamo di umanità”.