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Omicidio Willy, al via il processo d’appello: la difesa dei Bianchi punta all’assoluzione

Davanti alla Corte di Appello di Roma, presieduta dal giudice Vincenzo Gaetano Capoza, i legali dei Bianchi cercheranno l’assoluzione per i loro assistiti

Norma Willy

Willy Monteiro Duarte

Parte nella giornata di domani, martedì 28 marzo, il processo in Corte d’assise d’appello per l’omicidio del giovane ragazzo italiano, di origine capoverdiana, Willy Monteiro Duarte. Il ventunenne è stato pestato e ucciso in piazza Oberdan a Colleferro (Rm) la sera del 6 settembre 2020. Nel processo di primo grado, tenutosi presso la Corte d’assise di Frosinone, sono stati condannati all’ergastolo i fratelli Marco e Gabriele Bianchi. Oltre a loro, per concorso in omicidio, sono stati condannati rispettivamente anche Mario Pincarelli a 21 anni di carcere e Francesco Belleggia a 23 anni.

I legali dei Bianchi cercano l’assoluzione

Domani partirà il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Roma per il delitto di Willy Monteiro Duarte. La corte sarà presieduta dal giudice Vincenzo Gaetano Capoza. Se la procura punterà alla conferma delle pene emesse in sede di Corte d’Assise, la difesa dei fratelli Bianchi cercherà invece di ribaltare la sentenza.

minacce fidanzata Bianchi
Gabriele Bianchi

I due principali imputati per l’omicidio di Willy, oltre a Pincarelli e Belleggia, hanno assunto tre nuovi avvocati rispetto al processo di primo grado.

Gli obiettivi della linea difensiva di tutti gli imputati, tre dei quali in carcere mentre soltanto Belleggia ai domiciliari, mira all‘assoluzione o, in alternativa, alla derubricazione del reato di omicidio volontario. Di diverso avviso, invece, la difesa della vittima nonché parte civile nel processo.

Le motivazioni della condanna in primo grado

Per i fratelli Bianchi la Corte d’Assise del tribunale di Frosinone ha comminato la pena massima dell’ergastolo in quanto, essendo praticanti ed esperti dell’arte marziale estrema Mma, non potevano non sapere che i loro colpi inferti sarebbero potuti essere letali. In tal senso la corte ha riconosciuto la volontarietà dell’azione, condannandoli al fine pena mai.