Omicron, scienziati e realtà smontano ancora l’allarmismo sulla variante
I dati indicano che la nuova mutazione è più contagiosa ma non più pericolosa, ma la von der Leyen vaneggia di corsa contro il tempo e i media continuano a fare covidstrofismo…
La variante Omicron, proprio come il diavolo, potrebbe non essere poi così brutta come la si dipinge. Man mano che emergono i dati scientifici, infatti, la nuova mutazione del SARS-CoV-2 si sta rivelando meno temibile di quanto si paventasse. Con buona pace del solito allarme, anzi allarmismo politico-mediatico cui ben si addice, una volta di più, l’adagio “un bel tacer non fu mai scritto”.
L’allarmismo sulla variante Omicron
«I nervi sono a fior di pelle, basta terrorismi e allarmismi». Così sbottò l’infettivologo Matteo Bassetti contro l’ennesimo caso di “covidstrofismo” che ha interessato, stavolta, la variante Omicron. «Per tre giorni il mondo intero è stato terrorizzato da alcuni miei colleghi e da alcuni giornalisti», che «se ne devono assumere la responsabilità» il j’accuse.
All’elenco, peraltro, si potrebbe aggiungere il mondo delle istituzioni, cominciando da quelle comunitarie. Basti vedere alla voce Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Ue, che ha affermato che «adesso è una corsa contro il tempo».
Uno slogan mutuato dal peggior affermazionismo ambientalista, ma che non è meno risibile se applicato alla pandemia. Soprattutto perché nel frattempo ha parlato la scienza, notoriamente poco restia ad assecondare qualsivoglia tipo di propaganda.
Un bagno di realtà
«I sintomi sono molto lievi» ha spiegato a La Repubblica Angelique Coetzee, la dottoressa sudafricana che ha scoperto la mutazione. Aggiungendo che «il grado di contagiosità è più o meno simile a quello della variante Delta. Non di più e non troppo severo».
Praticamente lo stesso concetto espresso a Sky TG24 da Franco Locatelli, coordinatore del Cts, secondo cui dirsi preoccupati suona «largamente eccessivo». Non c’è infatti alcuna evidenza che la variante Omicron «possa provocare malattia più grave o sfuggire all’effetto protettivo dei vaccini in maniera importante».
Concorda perfino Walter Ricciardi, consigliere scientifico del Ministro nomen omen della Salute Roberto Speranza. «C’è una buona probabilità che i vaccini continuino a proteggerci» ha confermato le chat noir sulla base dei primi test clinici e diagnostici.
Tanto per ribadire ancora una volta che la realtà, prima o poi, presenta sempre il conto. E che il cosiddetto quarto potere e gli alti papaveri potevano aspettare qualche giorno – e qualche riscontro – prima di (eventualmente) gridare Al lupo! Al lupo!
Non foss’altro perché, vista l’insistenza con cui solleticano questa sorta di libido per la drammatizzazione pandemica, verrebbe pure da chiedersi: cui prodest?