Open Arms, così la magistratura attenta alla separazione dei poteri
Si può essere d’accordo o meno sui Decreti Sicurezza dell’allora Ministro dell’Interno Salvini: quello che però è gravissimo è la pretesa delle toghe di sentenziare sulla linea politica di un Governo
Il processo al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini per il caso Open Arms è una delle pagine più nere della storia giudiziaria d’Italia. Un monstrum che, forse, può essere paragonato solo a Mani pulite quanto a volontà di stravolgere l’ordinamento costituzionale. Con la colpevole complicità di quella parte della politica che non riesce proprio a capire quanto sia pericoloso l’abbraccio mortale delle toghe.
Il caso Open Arms
Il Capitano è alla sbarra per aver impedito, da titolare dell’Interno, lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti salvati dal natante iberico Open Arms nel 2019. E, com’è ormai arcinoto, la Procura di Palermo ha chiesto per lui sei anni di reclusione per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
Una prospettiva che, come riporta l’Adnkronos, viene giudicata «incredibile» dal Premier Giorgia Meloni. Secondo cui «trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo». Concetto poi ribadito da tutti i partiti che compongono l’attuale maggioranza.
Di diverso avviso invece l’opposizione, con il segretario dem Elly Schlein che, scrive TGCom24, ha definito «inopportuno» l’intervento chigiano. «Pensiamo che il potere esecutivo e quello giudiziario siano separati e autonomi. È un principio che si chiama separazione dei poteri». Che però è precisamente quello di cui i giudici stanno facendo strame – ed è questo il vero problema.
La magistratura attenta alla separazione dei poteri
«Spesso la pubblica accusa, in processi come questo, fa prevalere la tesi che vuole affidare al PM il compito di interpretazione estensiva delle norme». Questa, come riferisce il Corsera, la stoccata del Presidente del Senato Ignazio La Russa. Che ha aggiunto che «non tocca alla magistratura correggere le norme, anche quando fossero sbagliate: può solo applicare la legge».
In effetti, un lustro fa il segretario del Carroccio agiva in forza dei Decreti Sicurezza varati dal Governo Conte semel. Che tra l’altro consentivano al Viminale di «limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale» per ragioni di ordine pubblico.
Sui singoli provvedimenti, comunque, si può essere d’accordo o meno (nel caso specifico, a scanso di equivoci, chi scrive non lo è). Ma il punto è che, finché sono in vigore, vanno rispettati. Tanto più che, all’epoca, l’obbligo di indicare un porto sicuro si reputava spettasse alla Spagna, di cui l’imbarcazione batteva bandiera, o alternativamente a Malta, l’approdo più vicino.
Il processo Open Arms non ha alcun fondamento giuridico
Da queste premesse segue logicamente che anche solo il rinvio a giudizio del leader leghista non ha alcun fondamento giuridico – figurarsi un’eventuale condanna. Però serve a nascondere il vero obiettivo, che è la pretesa del Sistema (copyright Luca Palamara) di giudicare, e quindi orientare, la linea politica di un esecutivo. Ciò di cui, peraltro, si è già svolta una prova generale in Liguria, col Governatore Giovanni Toti “sequestrato” con addebiti ridicoli fino alle dimissioni forzate.
Quest’operazione creerebbe un vulnus democratico che, nel tempo, potrebbe ritorcersi anche contro i giustizialisti grillo-comunisti oggi masochisticamente al guinzaglio di quanti tentano di rovesciare il diritto. Davanti a una tale minaccia, si resta (ancora) in trepidante attesa che il Quirinale, garante della nostra Carta fondamentale e numero uno del CSM, batta un colpo.