Opposizione di Governo, così Salvini non soddisfa, bensì scontenta tutti
La Lega vota con FdI contro l’estensione del Green pass voluta dall’esecutivo, facendo infuriare il resto della maggioranza. E il Capitano assomiglia all’altro Matteo (Renzi)
C’è un ruolo – quello dell’opposizione di Governo – che a quanto pare è particolarmente ambito, visto che i partiti fanno a gara per aggiudicarselo. Stavolta sembra proprio averla spuntata la Lega, almeno a giudicare dall’atteggiamento “ondivago” tenuto sulla vexata quaestio relativa all’estensione del Green pass voluta dall’esecutivo. Atteggiamento che ha fatto infuriare il resto della maggioranza ecumenica e che, a quanto pare, non convince più di tanto neppure gli elettori.
La Lega e l’opposizione di Governo
«Nel giro di poche settimane», sul certificato verde «la Lega ha adottato tre posizioni differenti: approvazione in Cdm, astensione e voto contrario in Commissione e aula». Questo il duro sfogo dell’ex bi-Premier Giuseppe Conte, ora leader del M5S, contro il triplo salto mortale carpiato all’indietro operato dal Carroccio. Che si è esibito anche in un doppio avvitamento, ritirando i propri emendamenti al provvedimento per poi votarne alcuni di FdI – comunque bocciati dalla Camera.
Come i grillini, anche il Pd ha stigmatizzato il tentativo dell’alleato governativo di tenere il piede in due staffe. Col segretario dem Enrico “stai sereno” Letta che ha tacciato il partito di via Bellerio di incoerenza e inaffidabilità. Accuse respinte al mittente dal suo omologo pontidese Matteo Salvini, che ha recisamente negato qualsiasi ambiguità. Ci sentiamo di concordare, perché la strategia dell’opposizione di Governo è fin troppo chiara, anche su un tema cruciale come l’emergenza Covid-19. E infatti sta proprio qui il problema.
Come l’altro Matteo
Un problema ravvisato, evidentemente, anche dai duri e puri della base leghista. Almeno stando ai sondaggi, che da tempo hanno registrato il sorpasso del partito di Giorgia Meloni, ormai saldamente in testa nelle intenzioni di voto. A voler soddisfare tutti, infatti, il rischio è quello di non accontentare nessuno. Anche se si è convinti di aver «migliorato il Green pass», che poi è un’affermazione, come minimo, opinabile.
«Sono saltati fuori», ha rivendicato per esempio il Capitano, «50 milioni di euro destinati ai tamponi gratuiti». Espediente che fa strame dello spirito del passaporto sanitario e che dunque non può non lasciare perplessi – a prescindere da come la si pensi sullo strumento.
L’ex Ministro dell’Interno, poi, si è autoattribuito l’estensione della validità del certificato verde da 9 a 12 mesi. Misura che, come abbiamo spiegato, non ha nulla di scientifico – e dunque non si capisce perché chicchessia dovrebbe vantarsene.
In fondo, comunque, potrebbe essere solo che aveva ragione Giambattista Vico quando teorizzava i corsi e ricorsi storici. Perché, se si riavvolgesse il nastro di qualche mese, la scena sarebbe più o meno la stessa.
C’era un altro Presidente del Consiglio, ma sempre impegnato a tenere a bada dei sostenitori riottosi. E c’era un altro Matteo (Renzi) sotto i riflettori – ma quello odierno gli assomiglia molto. E non è un complimento.