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Orfini: “Apice Mafia Capitale durante giunta Alemanno”

Da una parte, Orfini è d’accordo con quanto dice Renzi a Porta a Porta; rigetta invece la battuta rilasciata a La Stampa

Un colpo al cerchio e uno alla botte: Matteo Orfini, commissario del PD romano e presidente del PD nazionale, commenta l’intervento (a gamba tesa) del premier Matteo Renzi nei confronti del primo cittadino della Capitale, Ignazio Marino, senza sbilanciarsi troppo, e dando ragione un po’ qua e un po’ la. Se torna il Renzi1, fossi in Marino non starei tranquillo, aveva detto il presidente del Consiglio in un’intervista a La Stampa con Massimo Gramellini. Poi, a Porta a Porta, aveva rilanciato: Se (Ignazio Marino, ndr) sa governare vada avanti oppure torni a casa”.

Da una parte, Orfini si dice d’accordo con quanto detto da Renzi durante la trasmissione di Bruno Vespa; rigetta, invece, la battuta rilasciata a La Stampa: “Siccome stiamo parlando della Capitale d’Italia e di un problema serio come Mafia Capitale, a questa vicenda va dedicato più garbo, non la si può risolvere con una battuta”, spiega Orfini in un’altra intervista a La Stampa, “Infatti Renzi – aggiunge – ha poi spiegato meglio quale sia il suo pensiero”.

Secondo Orfini, quindi, non ci sarebbe da parte di Renzi, come invece molti lo hanno inteso, la volontà di far fuori Marino: “Renzi vuole che Roma sia governata nel migliore dei modi e ha posto una domanda semplice al sindaco: se pensa di essere nelle condizioni di rilanciare l’azione amministrativa, quando e se si risolverà la vicenda dello scioglimento del Comune. Una posizione che condivido. E segnalo quanto detto dal procuratore Pignatone davanti alla commissione Immigrazione, cioè che negli anni della giunta Alemanno c’è stato l’apice di Mafia Capitale”.

Orfini sembra quindi cassare le voci che vogliono Ignazio Marino sotto sfratto da parte del premier. Eppure, in molti ricorderanno che il Renzi1 è quello di “#Enricostaisereno” e di “Fassina, chi?”. “Renzi – precisa Orfini durante l’intervista – ha difeso Marino sotto il profilo morale, ha detto che non considera l’ipotesi che Roma venga sciolta per mafia e che nel momento in cui questa partita si chiuderà ne dovrà cominciare un’altra, quella di dimostrare di essere in grado di rilanciare una città piegata da questi scandali”.

Per ora, comunque, si resta in attesa delle valutazioni del prefetto Gabrielli, chiamato a giudicare dello scioglimento del Comune di Roma entro luglio. “Se, come spero, (Franco Gabrielli, ndr) dirà che possiamo andare avanti, si farà una valutazione su limiti e pregi dell’amministrazione e vedremo cosa fare. Evidentemente i limiti che ha avuto questa amministrazione fin qui hanno avuto delle ragioni. Da un lato l’aggressione degli squali al comune e dall’altro il fatto che c’era un pezzo del PD che ha remato contro il sindaco. E questo emerge con ancora più chiarezza dall’inchiesta”. 

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