Origini del Covid, ritrovate 13 sequenze del virus cancellate dai Cinesi
Un ricercatore Usa recupera i codici genetici identificati a Wuhan nelle prime fasi della pandemia: qualcuno credeva di averli eliminati, ma su Internet niente si perde per sempre
Il mistero sulle origini del Covid si arricchisce di un nuovo dettaglio. Un ricercatore di Seattle si è infatti imbattuto in 13 codici genetici del coronavirus identificati a Wuhan agli albori della pandemia. Che forse avrebbero potuto costituire un’arma nella battaglia contro il patogeno, ma che misteriosamente erano stati depennati da un database scientifico online. Senza però tenere conto del fatto che su Internet niente (o quasi) si perde per sempre.
Il mistero sulle origini del Covid
«Ho recuperato un set cancellato di sequenze del SARS-CoV-2 che fornisce informazioni aggiuntive sui virus risalenti allo scoppio del focolaio di Wuhan». Così il biologo computazionale statunitense Jesse D. Bloom ha annunciato una scoperta che potrebbe aiutare a far luce sulle origini del Covid. E che, al contempo, rende ancora più marcati i contorni del giallo.
Questi file (241 in tutto) erano infatti stati archiviati nel database del National Institute of Health, l’agenzia sanitaria degli Usa, per poi esserne deliberatamente eliminati. Una piccola parte, però, era stata salvata su Google Cloud, la “nuvola” digitale della Big Tech californiana, da dove Bloom l’ha ripescata.
La richiesta di rimozione, come confermato dall’ente americano, proveniva dagli stessi autori dell’inserimento. Che con tutta probabilità vanno cercati nel Paese del Dragone, visto che i codici erano stati raccolti presso il Renmin Hospital di Wuhan.
Ma l’aspetto più rilevante è che questi ceppi erano stati isolati prima di quelli del mercato ittico della stessa Wuhan (attualmente considerati gli originali). Tanto da essere più vicini al coronavirus dei pipistrelli rispetto al SARS-CoV-2 “classico”. A conferma che, in quello che sarebbe divenuto l’epicentro della pandemia, già prima del dicembre 2019 circolavano alcune varianti del Covid-19. Le antenate di quelle odierne, per così dire.
I risvolti della scoperta
Questo, naturalmente, non implica che il microrganismo sia stato creato in laboratorio, come peraltro sospettano in molti, incluso l’immunologo della Casa Bianca Anthony Fauci. Però solleva moltissimi interrogativi. Uno su tutti: perché quei dati sono stati cassati?
Alcuni scienziati in realtà non ci vedono nulla di anomalo, visto che dopotutto le informazioni non erano state rese inaccessibili, ma “solo” più difficili da trovare. Di diverso parere è Francesco Broccolo, virologo dell’Università Bicocca di Milano. Secondo cui «non vi è alcun motivo scientifico per rimuovere da una banca dati delle sequenze di virus già depositate». Salvo avere qualcosa da nascondere, ça va sans dire.
Il mistero resta dunque fitto, e la speranza è che, gradualmente, una più accurata conoscenza delle origini del Covid ne renda la fine più vicina. Possibilmente, molto più di quanto non lo sia la Cina.