Ospedali romani: pronto soccorso al collasso e al San Giovanni blocco delle sale operatorie
La situazione più critica si è registrata ieri al San Giovanni-Addolorata, uno degli ospedali più grandi e centrali di Roma
Ancora una giornata di emergenza per gli ospedali romani, sempre più sotto pressione a causa del sovraffollamento dei pronto soccorso. I numeri delle ultime ore raccontano una situazione drammatica: sale operatorie chiuse al San Giovanni-Addolorata, pazienti parcheggiati sulle barelle nei corridoi e oltre 1.500 cittadini bloccati nei vari Dea della Capitale, in attesa di essere visitati o ricoverati. Una crisi sanitaria che mette a nudo le criticità della rete ospedaliera pubblica, nonostante i recenti investimenti in posti letto nella sanità privata.
Emergenza al San Giovanni: blocco delle sale operatorie
La situazione più critica si è registrata ieri al San Giovanni-Addolorata, uno degli ospedali più grandi e centrali di Roma. Nel pomeriggio, la direttrice medica Paola Masala ha inviato una comunicazione urgente ai reparti: “In considerazione della presenza di 40 pazienti in attesa di posto letto in pronto soccorso, si blocca fino a nuova comunicazione l’attività chirurgica elettiva, ad eccezione della patologica oncologica e delle urgenze chirurgiche”.
La decisione ha comportato la sospensione immediata di tutti gli interventi programmati non urgenti, per liberare risorse e spazi a favore dei pazienti che arrivavano in massa al pronto soccorso. Un provvedimento drastico, resosi necessario di fronte a una vera e propria saturazione del Dea.
Numeri da record negli altri ospedali
La crisi non si è fermata al San Giovanni. Anche gli altri grandi ospedali della Capitale hanno vissuto una giornata nera:
- Policlinico Umberto I: 158 pazienti in pronto soccorso, di cui 48 in attesa di visita.
- Policlinico Gemelli: 150 malati in coda, un numero impressionante che ha messo sotto stress l’intera struttura.
- San Filippo Neri: 50 pazienti in attesa di esami diagnostici, come tac e radiografie.
- Sant’Andrea: 114 pazienti in pronto soccorso, di cui 59 in attesa di ricovero.
- Tor Vergata: 134 cittadini in coda per ore, con 24 ancora da visitare.
- San Camillo: 118 pazienti bloccati nei corridoi del pronto soccorso.
- Policlinico Casilino: 105 degenti in attesa di trattamento.
Le cause della crisi: festività, influenza e personale ridotto
Le ragioni di questa situazione emergenziale sono molteplici. Le festività natalizie e i picchi influenzali hanno contribuito all’aumento delle affluenze nei pronto soccorso. A questo si aggiunge il problema delle ferie del personale sanitario, che riducono ulteriormente la capacità degli ospedali di gestire l’afflusso di pazienti.
Inoltre, l’aumento della popolazione anziana e l’insufficienza delle strutture territoriali di primo intervento fanno sì che troppi cittadini si rivolgano direttamente ai pronto soccorso, anche per problemi che potrebbero essere trattati in ambulatori o presidi locali.
Le lunghe attese creano disagio e frustrazione tra i pazienti. “Mia madre ha 85 anni e siamo qui da otto ore senza che nessuno ci abbia detto nulla – racconta Alessandro, uno dei tanti in coda al Policlinico Tor Vergata –. Ci hanno detto che il pronto soccorso è pieno e che ci vuole pazienza. Ma qui siamo tutti esasperati”.
Situazioni analoghe al San Filippo Neri, dove un giovane racconta di aver atteso cinque ore per una tac, e al Sant’Andrea, dove una donna in attesa di ricovero è stata parcheggiata su una barella per tutta la notte.
La crisi dei pronto soccorso romani non è una novità, ma la situazione sembra peggiorata. Gli esperti concordano sulla necessità di una riforma strutturale del sistema sanitario, con un maggiore investimento nei presidi territoriali per evitare che i pronto soccorso diventino il punto di riferimento per ogni tipo di emergenza.
L’inizio del Giubileo rende ancora più urgente un piano di intervento. Con milioni di pellegrini attesi nei prossimi mesi, Roma non può permettersi di avere una sanità al collasso.