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Ostia, metà stabilimenti balneari fuorilegge

Il mancato rispetto delle norme HCCP comporta il sequestro dei cibi e la chiusura dei locali. Oltre la metà dei punti ristoro annessi ai bagni di Ostia ne erano privi

Controlli dei carabinieri dei Nas agli stabilimenti balneari di Ostia

Il mancato rispetto delle norme HCCP, prescritte per legge, comporta il sequestro dei cibi e la chiusura dei locali. Oltre la metà dei punti ristoro annessi ai bagni di Ostia ne erano privi.  Sono andati sotto sequestro anche altre strutture costiere tra la provincia di Lucca e Brindisi, perché non a norma.

Non ha sorpreso il titolo de La Repubblica del 10 agosto su “Ostia: Stabilimenti, la metà è fuorilegge cibi sequestrati e spazi non a norma, del giornalista Clemente Pistilli. Una struttura su due sanzionata dai Carabinieri.” Va poco meglio sul litorale pontino. Portati via oltre 600 chili di alimenti. Già lo scorso anno quattro stabilimenti balneari del litorale romano risultarono non in regola e vennero multati. Furono elevate sanzioni per 7.200 euro. Ora ci sono ricaduti e i militari sono andati giù duramente sulla verifica del rispetto delle norme sul lavoro e di quelle igienico – sanitarie. I Carabinieri della Stazione di Ostia, con il supporto specialistico dei colleghi del N.I.L. (nucleo ispettorato del lavoro) e del N.A.S. (nuclei antisofisticazione e sanità) di Roma, hanno controllato tutti gli stabilimenti del litorale trovandone la metà fuori legge.

I Nas chiudono 20 stabilimenti balneari abusivi e privi d’igiene

I Nas chiudono 20 stabilimenti balneari a Ostia. Strutture abusive e prive di igiene. Bene fanno a realizzare questi controlli su chi si è appropriato, per poche lire, del diritto di sfruttare il litorale di Ostia, speculando sulla salute dei clienti, quasi fosse destinatario di un diritto acquisito.  Il Ministero della Salute ha in corso una campagna per ripristinare la legge, dove per anni si erano chiusi tutti e due gli occhi. In fin dei conti si tratta del bene pubblico e della nostra sicurezza, anche alimentare. Sono state esaminate 838 strutture, compresi bar e ristoranti annessi, rilevandone 257 irregolari. Si tratta del 31% delle realtà controllate. Sono state elevate 415 sanzioni penali ed amministrative per oltre 290.000 euro.

Solo la mafia può permettersi di aprire un’attività senza autorizzazione

Ben 11 titolari degli esercizi commerciali sono stati deferiti all’autorità giudiziaria e sono stati disposti 20 provvedimenti di chiusura totale delle aree di servizio e di ricettività alimentare, ovvero dove si fornivano pietanze a pagamento. Non è difficile immaginare la carenza igienica di strutture più simili a baracche, sulla spiaggia, prive di autocontrollo per risparmiare. Certe situazioni si riscontrano perfino nelle strutture urbane, figuriamoci sul mare! Insetti, topi, gabbiani sono abituali frequentatori dei luoghi in cui si cucina ininterrottamente per alcuni mesi all’anno, quelli estivi.

L’attenzione dei ristoratori deve essere maggiorata in certe situazioni, non è consentito il lassismo e la taccagneria di chi vuole massimizzare i profitti anche a danno dei clienti. Il valore economico stimato della criticità di certe strutture è stato stimato in 4 milioni di euro. Ci sono anche 8 strutture prive di autorizzazione. E siamo a un passo dalla Capitale. Come si può ancora oggi, nel 2023, pensare di frodare il Comune e lo Stato aprendo un locale sulla spiaggia senza autorizzazione? Lo so, la risposta ce l’abbiamo tutti immediata. Solo la mafia ti consente questo e infatti Ostia vive da anni il problema delle infiltrazioni della malavita organizzata che ne infettano l’attività economica e sociale.

Riscontrata la mancanza d’igiene, di pulizia e di salubrità degli alimenti

In una discoteca in spiaggia i carabinieri hanno riscontrato la presenza di 500 clienti senza vi fossero le necessarie autorizzazioni di pubblica sicurezza. Ossia persone che si trovano ad usufruire di uno spazio di divertimento ma in costante pericolo. C’erano carenze igieniche nei bagni, nell’area di ristorazione e nelle cucine, come negli spogliatoi. Spazi stretti, privi dei minimi requisiti previsti dalla legge, che nessuno poteva aver autorizzato. Sono luoghi in cui non si attua una pulizia periodica a fondo da anni, non si effettua una derattizzazione e tantomeno una disinfestazione di insetti infestanti, come le piattole e le formiche.

Ovviamente sono state sequestrate oltre 2 tonnellate di alimenti che si trovavano in questi ambienti, nei vari rimessaggi o frigoriferi, ma con validità scaduta da tempo. Prive di una ben che minima tracciabilità, acquisite chissà dove e chissà come e comunque in cattivo stato di conservazione. Andare a mangiare in questi posti magari non ti uccide ma rischi per la salute ce ne sono eccome. Certo, comprare alimenti sani e certificati costa ma la qualità e la salubrità sono indispensabili, se vuoi avere il privilegio di occupare uno spazio demaniale per offrire un servizio di ristoro ai cittadini.

Gli interventi dei Carabinieri anche in altre zone costiere

Non solo Ostia è caduta nel mirino dei Carabinieri, che si sono mossi sul litorale, preso d’assalto, in queste settimane, dai vacanzieri di tutta Italia. Sono stati chiusi anche tre ristoranti annessi agli stabilimenti balneari, di cui uno in provincia di Livorno e due nella provincia di Lucca. Speriamo sia stato risparmiato il famoso Bagnomaria di Forte dei Marmi, quello in cui ci diverte con le sue battute Mario, il personaggio del bagnino, inventato da Giorgio Panariello. Da quelle parti però c’è il meno fantasioso e realistico Twiga di Flavio Briatore, e della ex socia Daniela Santanché, che per i prezzi che pratica, speriamo fornisca almeno un servizio all’altezza delle norme igienico sanitarie.

Nel corso dei controlli all’interno dello stabilimento in provincia di Livorno sono state riscontrate condizioni igieniche precarie: con insetti e blatte morte sulla pavimentazione della cucina e del magazzino degli alimenti. I militari hanno sequestrato alimenti come pesce, carne, insaccati per un valore di 3.000 euro, tenuti in stato di pessima conservazione, con muffe, segni di invecchiamento e conservati promiscuamente in involucri non idonei. Tutto per un valore di circa un milione di euro.

Anche al sud sequestri per mancato rispetto delle norme di legge

Sequestrati 90 litri di olio d’oliva in contenitori privi di etichetta e in evidente stato di irrancidimento e 5 Kg di carni avicole scadute e congelate male. Queste in provincia di Catania, dove i Nas hanno chiuso e posto sotto sequestro due stabilimenti balneari privi dei requisiti igienico sanitari di legge.

Una discoteca all’aperto in uno stabilimento balneare di Reggio Calabria è stata chiusa perché priva delle autorizzazioni e dell’agibilità indispensabile per questo genere di servizi. In provincia di Napoli sono stati sequestrati 250Kg di prodotti alimentari, privi della rintracciabilità necessaria.

Ugualmente chiuso uno stabilimento balneare in provincia di Caltanissetta, che non aveva le prescritte autorizzazioni. Il valore dell’immobile è di circa 150.000 euro.

Stessa cosa è successa a Brindisi e a Taranto, dove un deposito di alimenti di un bar ristorante, entrambi privi di autorizzazione, posti annessi a degli stabilimenti balneari nelle due provincie, sonio risultati inidonei al loro scopo. Il valore del provvedimento ammonterebbe a circa 350.000 euro. Sempre a Taranto è stato chiuso uno stabilimento balneare del valore di 2 milioni di euro per carenze igienico sanitarie.

Chi gestisce un bar o un ristorante dovrebbe tutelare l’igiene per primo

In che consistono queste norme igienico sanitarie, sulle quali i Nas sono così intransigenti? Riguardano il rispetto di pulizia e sicurezza sanitaria che tutti noi dovremmo osservare verso gli ambienti in cui si cucina e quelli in cui si conservano gli alimenti. Non solo, anche l’acquisto di questi alimenti deve essere effettuato nel rispetto delle norme di legge. Per esempio l’etichettatura che consente la tracciabilità dell’alimento e ne qualifica l’identità e la salubrità.

È responsabilità del produttore porla in base a ciò che stabilisce la legge per ogni tipologia alimentare. Se si acquistano alimenti privi di etichetta vuole già dire molto sia sull’acquirente che sul produttore. La normale pulizia di cucine e degli spazi pubblici. Non dovremmo neanche star qui a ricordarlo.

Il rispetto delle norme HCCP è prescritto per legge per i locali di ristorazione

Se queste persone hanno la stessa disattenzione verso l’igiene dei propri locali pubblici, anche nelle case in cui abitano, siamo di fronte a un fenomeno di incultura profonda della pulizia e allora meglio che non abbiano responsabilità di gestione di locali di ristorazione. Il rispetto di queste norme, che vengono definite per legge con la sigla HACCP (ovvero Hazard Analysis Critical Control Point) sono il sistema di gestione con il quale gli operatori dell’industria e del commercio garantiscono il controllo igienico-sanitario degli alimenti prodotti e commercializzati. Il sistema HACCP serve a tutelare il consumatore dalle contaminazioni alimentari.

Purtroppo non possiamo, come clienti, chiedere e verificare il rispetto di queste norme ogni volta che andiamo in uno di questi stabilimenti balneari. Non ne abbiamo l’autorità. Ma osserviamo bene gli ambienti, l’aspetto dei camerieri, se possiamo chiediamo di dare uno sguardo alla cucina. Se il giudizio che ne traiamo è di mancato rispetto dell’igiene, meglio scappare e saltare il pasto.