Padova, picchiati 2 fidanzati gay che si danno la mano e si baciano
Uno dei ragazzi gay aggrediti ha detto come Padova non sia libera da pregiudizi e da attacchi omofobi e che è ora di reagire
Ancora un caso di omofobia: due fidanzati passeggiano a Padova mano per la mano e si scambiano un bacio. Vengono picchiati da un gruppo di sei persone. Aggredito anche l’amico intervenuto per difenderli.
Due ragazzi, Marlon Landolfo e Mattias Zouta, uno di Mestre e l’altro di Padova, vengono colpiti a calci e pugni poiché scambiano un bacio omosessuale. Ad aggredirli un gruppo di quattro ragazzi e due ragazze. Colpito alla testa anche un loro amico che ha dovuto ricorrere all’intervento dei sanitari per delle suture al capo.
Scattano le denunce da parte dei ragazzi aggrediti
Sia i giovani fidanzati che l’amico aggredito hanno subito denunciato l’accaduto e hanno postato un video sui social in cui raccontano sdegnati quanto successo. Il gruppo li avrebbe colpiti poiché adirato da un bacio scambiato dai due ragazzi durante una passeggiata notturna per le vie del centro. Subito insultati e poi pestati. “Abbiamo deciso di denunciare l’accaduto perché stanchi di subire questi attacchi omofobi. Vogliamo dire basta e far sì che questi episodi di odio e discriminazione si stronchino sul nascere e non esistano più. Ne abbiamo visti fin troppi di episodi simili”, queste le parole dei ragazzi nel video postato su Facebook. “Mi viene da pensare anche al giovane Willy, ucciso dalla mascolinità tossica e da questi comportamenti menefreghisti di fronte alla collettività e alla diversità. E’ giunto il momento di dire basta”.
Il post su Facebook
Mattias Zouta ha scritto un post chiedendo la massima condivisione, sottolineando come Padova non sia libera da pregiudizi e da attacchi omofobi. Nel ventunesimo secolo dunque l’Italia resta un Paese per certo versi retrogrado e schiavo di idee e preconcetti rigidi.
“Padova non è immune a omofobia e fascismo. Questa è stata la sgradevole constatazione che siamo stati costretti a fare dopo un episodio aberrante, accaduto la notte tra il 18 e il 19 settembre proprio per le vie del centro. Un attacco omofobo, partito da insulti e frasi di scherno per un bacio che ci siamo scambiati mentre passeggiavamo vicino a piazza delle Erbe. E per quel bacio noi e alcuni nostri amici siamo stati insultati, gettati a terra, presi a calci e pugni, ad un amico che si era messo in mezzo per difenderci è stato spaccato un bicchiere in testa, costringendolo a farsi soccorrere dell’ambulanza con il risultato di 5 punti di sutura.
Le frasi violente e piene di odio che sono state gridate dagli assalitori avevano un chiaro messaggio omofobo nei nostri confronti, e sono sintomo di ignoranza e odio verso il diverso.
Dopo tutti gli episodi violenti e di discriminazione che sono avvenuti in questi mesi riconosciamo che anche quello che è successo a noi si inserisce in un contesto che siamo stufi di dover subire. Non ci stiamo più!”
Ma che cos’è l’omofobia?
Lo psicologo George Weinberg coniò questo termine per indicare l’odio e la paura irrazionale rivolto alle persone omosessuali dalla società eterosessista.
La parola “omofobia” deriva dal greco e indica l’unione tra la fobia (paura eccessiva, limite personale che qualcuno ha nei confronti di qualcosa che proprio non riesce a tollerare), cui si aggiunge il suffisso “omo”.
Weinberg vede l’omofobia come “fobia operante come un pregiudizio”, questa la definizione dello psicologo. Ciò significa che gli effetti negativi sono percepiti non solo da chi mette in atto comportamenti omofobi ma anche da chi li riceve.
Basta all’omofobia!
Negli ultimi giorni si è visto come nel nostro Paese ci sia ancora intolleranza nei confronti di persone appartenenti alla comunità LGBT. È della settimana scorsa, infatti, la notizia della ragazza speronata dal fratello (e poi morta) “colpevole” di amare un ragazzo trans. Adesso invece questo altro episodio spiacevole del pestaggio di Padova.
Occorre necessariamente un decreto legislativo, una legge contro l’omotransfobia che garantisca il rispetto delle tutele e dei diritti di queste persone. Chi ha sbagliato è giusto che paghi. I veri colpevoli infatti non sono coloro che amano persone dello stesso sesso ma chi li perseguita ingiustamente.
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