Pakistan, via libera alla castrazione chimica per stupratori seriali
Approvata nuova legge in Pakistan: gli autori di reati sessuali condannati per stupri multipli potrebbero subire la castrazione chimica
Dopo una protesta pubblica di massa per una recente ondata di stupri contro donne e bambini e dopo le conseguenti richieste di garantire giustizia alle vittime di aggressioni sessuali, il parlamento pakistano ha approvato una nuova legislazione. Come riferito dalla Cnn, gli autori di reati sessuali, condannati per stupri multipli, potrebbero, in Pakistan, subire la castrazione chimica. L’obiettivo principale della stretta è quello di accelerare le condanne e imporne di più dure.
Che cosa prevede la nuova legge?
La nuova legge, su cui si è già espressa Amnesty International, prevede l’istituzione da parte del governo pakistano di tribunali speciali a livello nazionale. L’obiettivo è quello di accelerare i processi di stupro e di garantire che i casi di abuso sessuale siano decisi nel più breve tempo possibile, preferibilmente entro quattro mesi. Inoltre, viene disciplinato l’utilizzo della castrazione chimica, ossia l’uso di droghe per ridurre la libido o l’attività sessuale, contro gli stupratori seriali. Una misura che è attualmente in vigore in molti paesi del mondo. Dalla Polonia alla Corea della Sud, dalla Repubblica Ceca ad alcuni Stati degli USA. Non solo: infatti per quanto riguarda invece i casi di stupro di gruppo, è prevista la condanna a morte o all’ergastolo.
La posizione di Amnesty International
Sulla legge in questione si è già espressa Amnesty International, l’organizzazione internazionale che lotta contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani nel mondo. Infatti se è vero che a oggi meno del 3% dei casi di aggressione sessuale o stupro si traduce in Pakistan in una condanna, è anche vero che la castrazione chimica rappresenta una pratica “crudele e disumana”. Le autorità pachistane, invece, “dovrebbero concentrarsi su riforme che affrontino le cause profonde della violenza sessuale e diano alle vittime la giustizia che meritano”, ha affermato l’organizzazione.