Palestina: quello che c’è da sapere sugli scontri a Gaza, senza censura
Continuano gli scontri tra Israele e Palestina scoppiati qualche giorno fa dopo l’annuncio dello sfratto di alcune famiglie palestinesi
Continuano gli scontri tra Israele e Palestina scoppiati qualche giorno fa in seguito all’annuncio dello sfratto di alcune famiglie palestinesi, nel quartiere di Sheikh Jarrah, per consegnare le loro case a coloni israeliani.
Gerusalemme, maggio 2021. Dopo l’approvazione da parte di tribunali minori, dello sfratto di famiglie palestinesi insediate ormai da molto tempo nel quartiere di Sheikh Jarrah, ci sono stati degli scontri nella zona di Gerusalemme tra esercito Israeliano e Palestinesi. In molti sono scesi in piazza per protestare contro gli sfratti dalle abitazioni che sempre secondo gli stessi tribunali, dovevano essere cedute a coloni israeliani.
Nakba, ovvero, gli sgomberi forzati è un fenomeno che si ripete ormai da anni e che è più simile ad un fenomeno di pulizia etnica.
I fatti accaduti
Il 10 Maggio scorso, la polizia israeliana ha lanciato delle granate dentro la moschea di Al-Aqsa. Gli scontri nei pressi delle moschee sono stati inoltre repressi violentemente con gas lacrimogeno, bombe sonore e cannoni ad acqua.
L’organizzazione politica e paramilitare palestinese di Hamas, ha lanciato un avvertimento al governo israeliano chiedendo di ritirare le truppe entro le 18 dell’11 Maggio o avrebbe aperto il fuoco.
Gli scontri a fuoco hanno portato all’attacco di più di 130 obiettivi militari sulla striscia di Gaza. I morti aumentano giorno dopo giorno e tra loro sembrano esserci anche minori. Si calcola che le perdite siano superiori alle 300 vittime.
Le testimonianze degli inviati
E’ del 12 Maggio il video che mostra un raid aereo israeliano che devasta e abbatte un palazzo condominiale a Gaza.
Vice.com si avvale invece di una corrispondente che sul posto sta riprendendo da lontano gli attacchi dell’esercito israeliano e quando un militare si rende conto di essere ripreso mentre stava per lanciare una granata, si tira indietro allontanandosi dalla giornalista.
Il 12 Maggio, l’associazione giovani palestinesi d’ Italia pubblica una serie di storie sulla pagina Instagram:
“Gruppo di coloni sionisti protetti dalle forze di occupazione stanno invadendo case di famiglie palestinesi, per ucciderle nella città di Acri, Giaffa e Haifa”.
“Altri gruppi di coloni sionisti stanno marciando nella città di Bat Yam, Lod, Hedera e Afula distruggendo proprietà arabe e picchiando qualsiasi arabo incontrano per strada”.
Il tutto è stato testimoniato da filmati.
Il 13 Maggio giungono altre notizie dal territorio di Gaza
“L’esercito israeliano è pronto a un’offensiva di terra a Gaza. Il capo di stato Maggiore sta seguendo i preparativi e fornendo indicazioni… Abbiamo il quartier generale della divisione e tre brigate che si preparano per quella situazione, ha detto il portavoce militare Jonathan Conricus”.
Nel pomeriggio spunta invece un’altra notizia: “Gli aerei da guerra dell’occupazione sionista hanno bombardato le case palestinesi a Rafah, nel sud della striscia di Gaza”.
Non sono mancati attacchi anche rivolti ad Israele.
Israele di fatto detta legge e la Palestina è sottomessa da troppi anni
Altri sgombri in quella zona ci sono stati a Novembre: si tratta di 87 palestinesi sgomberati dopo che i coloni avevano citato in giudizio l’appartenenza di quell’area agli ebrei yemeniti, risalente al 1938.
Secondo la legge infatti solo gli israeliani possono rivendicare le appartenenze dei vari territori della zona in questione. Di fatto è la stessa legge a consentire al governo di Israele una politica così repressiva e brutale nei confronti dei palestinesi.
Lo stesso premier israeliano Netanyahu ha dichiarato: “Solo con la nostra sovranità ci sarà pace”
Il silenzio delle istituzioni
Il consiglio di sicurezza dell’Onu ha faticato il 10 Maggio ha rilasciare una dichiarazione d’allarme comune.
Intanto a Gerusalemme gli scontri sono quotidiani. La violenza genera violenza, fino a propagarsi all’interno delle moschee e in questa situazione tutto il mondo resta ad osservare impotente sia perché impossibilitato ad agire sia perché evidentemente non vuole.
L’unica arma che resta in mano all’opinione pubblica e ai politici è quella delle parole, del raccontare i fatti senza censure. Cosa che purtroppo avviene anche in Italia, su alcuni canali nazionali.
Intanto la presidenza Americana tace, la politica di Trump era tutta incentrata al pieno riconoscimento dello Stato di Israele come capo indiscusso di queste zone. Biden al momento resta ancora in silenzio.
Ma non tutti tacciono
A parlare sono invece altri personaggi politici tra cui alcuni appartenenti ai democratici più “radicali”. Bernie Sanders, senatore dello stato del Vermont era già intervenuto in passato a favore della comunità palestinese:
“Non è antisemita essere contro le leggi ingiuste del governo israeliano”.
Un errore comune che si fa troppo spesso infatti, mentre si giudicano le azioni dei palestinesi, è quello di additarli come antisemiti perché si stanno mettendo contro un governo che di fatto rappresenta la comunità ebraica.
Un errore che assocerebbe quindi, quel gruppo di persone che rivendica i territori che secondo leggi ingiuste gli sono stati sottratti, a dittature che hanno represso le comunità ebraiche con processi di pulizia etnica, tra l’altro molto simili a quelli attuati con gli sfratti di questi giorni.
Le dittature di Hitler e Mussolini, prima dei lager, rinchiusero le famiglie ebraiche in quartieri appositi, cacciandoli dalle proprie case di appartenenza. Non c’è niente di più sbagliato nell’associare queste tipologie di razzismo con quello che rivendicano i movimenti palestinesi.
La rappresentante AOC affianco alla causa palestinese
Tra gli altri tweet e post di sostegno alla Palestina, c’è anche quello della politica democratica Alexandria Ocasio-Cortez che ha definito la situazione a Sheikh Jarrah disumana e ha chiesto che gli Stati Uniti mostrino una leadership nella salvaguardia dei diritti umani.
Accanto a loro molte celebrities del mondo dello spettacolo e della moda si sono adoperate nel condividere le informazioni necessarie sull’accaduto esprimendo il loro sostegno.
Le celebrities si fanno sentire sui social
Tra le più impegnate negli stati uniti le super modelle sorelle Gigi e Bella Hadid, da sempre a fianco della loro terra d’origine da parte paterna. Il padre Mohamed Hadid è infatti un imprenditore ed architetto palestinese, sbarcato in America da immigrato.
In Italia invece, il cantante Ghali decide di condividere un post dei Giovani Palestinesi d’ Italia su cosa fare per sostenere la Palestina, ribadendo tra le altre cose anche il fatto che il movimento non è antisemita. Peccato che lo stesso post viene eliminato dalla piattaforma Instagram qualche minuto dopo, dopo numerose condivisioni e 10.000 like. La pagina decide di ricondividerlo denunciando anche il fatto che due delle loro dirette siano state bloccate, sempre dalla stessa piattaforma nell’arco di due giorni.
L’accusa dei giovani palestinesi: “La Rai a favore di Israele“
Sempre i Giovani Palestinesi d’ Italia insieme ad altre pagine politiche come i Giovani Democratici, si sono impegnate nel condividere le giuste notizie sui fatti che stanno sconvolgendo, per l’ennesima volta, Gaza. Insieme a queste anche un’aperta denuncia nei confronti della Rai che nei tre tg di punta si dedica a chiamare Gerusalemme come città puramente israeliana e a usare termini come “Israele continua a difendersi dagli attacchi” costruendo servizi unicamente intorno agli attacchi palestinesi, senza menzionare, non solo il nome Palestina, ma anche le aggressioni israeliane.
La denuncia dell’on. Fiano
Non sono mancate poi anche voci di sostegno per la Palestina da parte di appartenenti alla comunità ebraica. In Italia risalta tra le notizie le dichiarazioni al parlamento del deputato democratico Emanuele Fiano, più volte oggetto di attacchi da parte di gruppi fascisti solo perché ebreo. Visibilmente commosso, rivendica il diritto di entrambi gli Stati ad esistere:
“Queste non saranno le ultime tensioni in quella terra insanguinata. La posizione storica del Partito Democratico è che in quella terra si scontrano due diritti e non un diritto e un torto. Chi vorrebbe cancellare dalla cartina Israele commette un delitto come chi nega il diritto del popolo palestinese ad avere uno Stato”.
Una posizione non troppo radicale ma sicuramente più decisa di quella dell’attrice israeliana, naturalizzata statunitense Gal Gadot, che invece chiede il cessate il fuoco, evitando di chiamare per nome la comunità palestinese ma limitandosi ad indicarla come “i nostri vicini”.
Ma nella comunità ebraica italiana c’è chi ha preso una posizione più netta come l’attore, musicista e scrittore Moni Ovadia: “Israele si nasconde dietro la Shoah per umiliare i palestinesi. Quello di Israele è un governo razzista e segregazionista”.
I social ci raccontano una visione più completa
E mentre in tv e su alcuni quotidiani continua la censura, i social network sembrano ormai l’unico baluardo di speranza per un’informazione corretta. Sebbene in rete chiunque possa prendere la parola, sia chi sostiene la causa palestinese che non, una sapiente navigazione all’interno del mondo di Internet può permetterci di avere una visione più completa di ciò che succede fuori dalle mura domestiche.
Già su tik tok spopola un video di un ebreo della comunità ultra-ortodossa (quella che vive isolata e considera le donne solo con l’unico compito di concepire) mentre indossa i colori della Palestina e partecipa ad una manifestazione contro gli attacchi di Israele.
E’ un’immagine forte che deve farci riflettere. Le azioni di queste comunità e di personaggi noti o meno devono spingerci a condividere la voce di un popolo oppresso ormai da troppi anni.
Articolo di Marta Giorgi, Disegni di Chiara Giorgi