Pandemia del Pensiero: abbiamo fede nella scienza divisa e paura della nostra Ragione
Colossali conflitti di interesse e Big Pharma: la scienza di oggi non può essere interpretata con le stesse categorie storico-politiche del passato
A proposito di Covid e vaccini molti continuano a difendere in modo fideistico il concetto di “Scienza” tradendo o ignorando però, innanzitutto il principio stesso dell’osservazione che la fonda.
La pandemia del pensiero e il principio dell’osservazione
Non ci si è accorti, proprio osservando e ascoltando, che la ricca ed eterogenea comunità scientifica è oltremodo divisa su qualsiasi intervento, (restrizioni, immunità di gregge, letalità del virus), e che lo stesso virologo o infettivologo smentisce non solo i suoi colleghi ma anche sé stesso, perfino nell’arco della stessa settimana?
Le ricerche certo, giustificano il mutare delle visioni in base ai dati, atteggiamento del resto auspicabile, ma quello a cui assistiamo da un anno sembra più un saltellare isterico da una posizione all’altra.
Qualche esempio: era il 4 maggio 2020 quando la dottoressa Capua asseriva: “Sono convinta che questo virus sia di origine naturale”, ma ieri 6 aprile 2021 ha dichiarato: “E’ plausibile l’ipotesi che il Covid sia nato il laboratorio”.
Oppure il dottor Burioni quando affermava il 1 febbraio 2020 “Le mascherine non proteggono dal virus” ma il 7 ottobre 2020 ha dichiarato a Il Messaggero: “le mascherine funzionano”, oggi la legge italiana prevede che vengano indossate anche all’aperto.
“Avere fiducia nella scienza” come si ripete oggi non è certo di per sé un male se si intende per scienza il procedere del suo antico metodo di osservazione e verifica.
Tuttavia occorre tenere presente che la scienza oggi, è qualcosa di molto diverso dalla neonata scienza di ieri, che non andrebbe interpretata quindi con le stesse categorie storico-politiche, per via delle sue moderne implicazioni economiche e capitalistiche capillari e complesse.
Avere fede nella Scienza: il comandamento scientista
Chi pretende di elevare la scienza a valore incondizionato e puro, dovrebbe notare che questa idolatria positivista ne mina le fondamenta stesse.
La scienza infatti muta con l’uomo e le sue esigenze; quello con cui si procede oggi non è più il Metodo di Galilei, e nel settore medico, non ci sono solo una manciata di anatomisti come Andrea Vesalio intenti a dissezionare un corpo nel laboratorio universitario di Padova (e per molte ragioni anche per fortuna!).
Oggi la scienza vive di colossali conflitti di interesse, contraddizioni forti, dell’intreccio tra finanziamenti di multinazionali e spinte delle Big Pharma, interessi sovranazionali, opportunità economiche e di potere inaudite. Non siamo davanti alla medicina rinascimentale che si trova a combattere il tifo. Siamo dentro ad una pandemia globale (e mediatica) in cui ogni nazione cerca il proprio tornaconto di ogni tipo, non solo sanitario. “Avere fede nella scienza” diventa allora il comandamento paradossale del fanatismo religioso scientista.
Sulla scienza e i vaccini
Lo scetticismo e il timore di chi si interroga sugli effetti collaterali in atto e sugli effetti a lungo termine sconosciuti (come recita il Consenso Informato dei vaccini che ciascuno di noi deve firmare, e non una qualche teoria occulta) non riguardano la vaccinazione in sé ma il contesto politico e finanziario in cui sono state elaborate e prodotte queste formule.
A quale scienza dunque ci si affida?
Che significa davvero “fidarsi della scienza” quando essa è un magma informe di esperti, medici, ricerche, criteri, approcci, statistiche, zampillante anche di enormi profitti e incandescente propaganda?
Davvero si crede che in questa lava di visioni e di potenziali vantaggi, ci sia solo una unanime volontà, quella di salvare vite umane? E anche se l’obiettivo fosse solo questo, si crede davvero che non sia influenzato da nessuna pressione economica? Perché questa ingenuità, o ottusità, mascherata da principi civili di chi considera segno di barbarie intellettuale dubitare dell’affidabilità di questa caotica vaccinazione di massa?
Come si può pensare inoltre, che gli organi deputati alla verifica della sicurezza dei sieri siano attenti alle nostre reazioni se non lo pretendiamo noi cittadini, che alla minima traccia di criticità verso la campagna vaccinale, ci scagliamo contro il nostro vicino, amico o contatto su Facebook?
Dalla guerra tra poveri alla guerra tra “pazienti” e vaccinandi
Questo il corto circuito forse più lampante, nel quale accade che il cittadino vaccinando si senta più minacciato dal suo “pari” che si preoccupa della propria salute e di quella collettiva, più che dalle operazioni di aziende mondiali senza scrupoli e non sistematicamente convalidate!
Ci troviamo in uno stato di ipnosi collettiva in cui si accetta di indossare la mascherina all’aria aperta, in cui si pretende di veder violati i diritti fondamentali delle persone sane sottoposte a divieti di spostamento come infetti di un lazzaretto. Un “sonno della ragione” in cui non si chiede, perfino si preferisce, che i morti di Covid non siano sottoposti ad autopsia mentre quelli deceduti dopo la somministrazione del vaccino siano necessariamente morti di altra causa.
E questo nonostante le sospensioni o limitazioni di alcuni marchi in tutta Europa, nonostante si aggiri la responsabilità con l’introduzione dello scudo penale per i medici vaccinatori e dei “rarissimi eventi avversi tromboembolici” inseriti nel bugiardino di AstraZeneca, novella Vaxzevria.
Quanta “fiducia nella scienza”, quanta paura della Ragione.