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Papa Francesco: condizioni critiche ma stazionarie, il Vaticano in preghiera

Le ultime notizie su Papa Francesco, nella serata di martedì 25 febbraio, descrivono un quadro ancora critico ma senza peggioramenti

Piazza San Pietro in Vaticano, il colonnato

Piazza San Pietro in Vaticano, il colonnato

Città del Vaticano. La preoccupazione per la salute di Papa Francesco continua a tenere con il fiato sospeso il mondo cattolico. Ricoverato dal 14 febbraio al Policlinico Gemelli per l’aggravarsi di una bronchite, il Pontefice sta affrontando una polmonite bilaterale che, secondo l’ultimo bollettino medico diffuso dal nosocomio romano, resta grave ma stabile.

Le ultime notizie, giunte nella serata di martedì 25 febbraio, descrivono un quadro ancora critico ma senza peggioramenti significativi. Il bollettino ufficiale parla di parametri emodinamici stabili, un segnale positivo che indica il mantenimento delle funzioni vitali senza ulteriori compromissioni. Tuttavia, la prognosi rimane riservata, segno che la situazione non è ancora sotto controllo.

Nel pomeriggio di martedì, il Pontefice è stato sottoposto a una TAC di controllo per monitorare l’evoluzione dell’infezione polmonare. Il risultato dell’esame non è stato ancora diffuso ufficialmente, ma le fonti ospedaliere mantengono un atteggiamento di estrema prudenza.

Papa Francesco: il pericolo della sepsi e le terapie in corso

I medici del Gemelli hanno delineato una situazione delicata e in continua evoluzione. Dopo l’episodio di grave crisi respiratoria di sabato scorso, il Papa ha mostrato una riduzione dei livelli di piastrine, un iniziale segnale di insufficienza renale e una difficoltà respiratoria che ha richiesto la somministrazione di ossigeno ad alti flussi mediante cannule nasali.

Oltre alla terapia antibiotica intensiva, il Santo Padre è stato sottoposto a trasfusioni di sangue, un trattamento necessario per contrastare il calo delle piastrine e prevenire eventuali complicanze legate alla coagulazione. Il rischio più temuto dai sanitari è l’evoluzione dell’infezione in una sepsi, ossia la diffusione dell’infiammazione ai principali organi vitali, una complicanza estremamente pericolosa per un paziente anziano e con una storia clinica complessa come quella di Jorge Mario Bergoglio.

Nonostante la lieve riduzione dell’ossigenoterapia registrata nelle ultime 24 ore e il miglioramento di alcuni parametri ematici, i medici del Gemelli non hanno ancora sciolto la prognosi, segno che la battaglia contro la polmonite non è ancora vinta.

Il Papa e il suo spirito indomito: l’Eucarestia e il lavoro dal Gemelli

Nonostante la gravità della situazione, nella mattinata di martedì Papa Francesco ha ricevuto l’Eucarestia nella sua stanza di degenza, prima di dedicarsi per alcune ore all’attività lavorativa. La volontà del Pontefice di continuare a operare, anche nel pieno della malattia, è una costante del suo pontificato, segno di una determinazione che ricorda quella dei suoi predecessori, da Giovanni Paolo II fino a Benedetto XVI.

Il Vaticano, attraverso la Sala Stampa, ha sottolineato che il Papa segue costantemente le vicende della Chiesa e del mondo e, pur nella fragilità del momento, continua a dare disposizioni per la gestione degli affari della Curia Romana.

La preghiera dei cardinali e la mobilitazione del mondo cattolico

Se all’interno del Gemelli i medici combattono la battaglia della scienza, fuori le mura della clinica e in Vaticano si combatte la battaglia della fede.

Nella serata di lunedì 24 febbraio, i cardinali residenti a Roma si sono raccolti in Piazza San Pietro sotto la pioggia, guidati dal Segretario di Stato Pietro Parolin, per recitare il Rosario insieme ai fedeli. Un gesto che si ripeterà ogni sera, in una mobilitazione di preghiera che richiama le tradizioni della Chiesa nei momenti più difficili per il Successore di Pietro.

Dal Medioevo a oggi, ogni volta che un Pontefice ha affrontato una malattia grave, il popolo di Dio si è riunito per invocare la grazia della guarigione. Un rituale antico, che risale ai tempi di Gregorio Magno e che si è ripetuto fino ai giorni nostri, come accadde nel 1981 quando Giovanni Paolo II fu gravemente ferito nell’attentato di Ali Agca.

Oltre che a Roma, veglie di preghiera sono state organizzate nelle principali cattedrali del mondo, da Buenos Aires a Manila, da Parigi a New York. Anche il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e il leader della Chiesa anglicana Justin Welby hanno inviato messaggi di vicinanza e preghiera.

Il futuro del pontificato: cosa succede se le condizioni peggiorano?

Se il Papa dovesse aggravarsi ulteriormente, si aprirebbe un capitolo delicatissimo per la Chiesa. La Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, che regola la Sede Vacante e l’elezione del nuovo Pontefice, prevede che il governo della Chiesa venga assunto dal Cardinale Camerlengo e dal Collegio dei Cardinali in caso di decesso del Papa.

Tuttavia, nel 2013 Benedetto XVI ha aperto una strada nuova, quella della rinuncia al pontificato per motivi di salute, un’opzione che potrebbe essere presa in considerazione se le condizioni di Francesco dovessero peggiorare in modo irreversibile.

Per il momento, dal Vaticano non trapela alcuna ipotesi di dimissioni. Il Pontefice continua a esercitare il suo ministero e a mantenere uno spirito di lotta e resistenza, ma la sua salute resta fragile.

Il mondo cattolico si stringe attorno a Papa Francesco con speranza e apprensione. L’uomo che ha segnato la Chiesa con il suo stile diretto e la sua vicinanza agli ultimi si trova ora nel momento più difficile del suo pontificato.