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Papa Francesco, da domani l’esposizione della salma a San Pietro

Stamattina la prima Constatazione e la visita di Mattarella. L’appartamento è stato sigillato. I funerali si svolgeranno sabato alle ore 10

La salma di Papa Francesco durante la Constatazione

La salma di Papa Francesco durante la Constatazione

Il giorno dopo la morte di Papa Francesco, l’Aula del Sinodo ha accolto in silenzio i cardinali provenienti da ogni angolo del mondo. Il clima era sobrio, non tanto per la formalità dell’evento, ma per la consapevolezza diffusa di essere stati testimoni di un pontificato che ha segnato una frattura netta nella storia recente della Chiesa cattolica. La prima Congregazione generale ha definito le tempistiche dell’addio: sabato alle 10, in una celebrazione presieduta dal cardinale decano Giovanni Battista Re, la Basilica di San Pietro ospiterà l’ultimo saluto ufficiale al 266° successore di Pietro.

Papa Francesco, le ultime ore

Nel frattempo, da domani, la salma, ora a Santa Marta, sarà esposta nella basilica vaticana, a disposizione dei fedeli fino a venerdì. Le immagini che hanno cominciato a circolare riportano Francesco con la mitra bianca, la casula rossa e il rosario stretto tra le mani. Non giace su nessun catafalco, poichè non era sua volontà. Un’immagine composta, serena, che sembra quasi voler prolungare il messaggio che Jorge Mario Bergoglio ha cercato di trasmettere fin dal primo giorno: essere pastore prima che sovrano, fratello prima che guida. Stamattina a porgere un saluto alla salma del Santo Padre si è recato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura. Nel frattempo, l’appartamento del Papa è stato sigillato.

Chi ha avuto il privilegio di stargli accanto nelle ultime ore parla di una serenità disarmante. Un dettaglio, più di altri, ha colpito il personale sanitario che lo ha assistito: la gratitudine. Francesco ha ringraziato il suo assistente per averlo spinto a uscire in papamobile l’ultima domenica, tra la folla in piazza San Pietro. “Grazie per avermi riportato in piazza”, avrebbe detto. Quella frase, pronunciata con la voce già debole, ha un peso simbolico notevole. Piazza San Pietro è sempre stata il cuore pulsante del suo pontificato, il luogo da cui ha voluto costruire un ponte tra il centro e le periferie del mondo.

In un testo inedito, custodito con riservatezza e ora rivelato, il Papa aveva scritto: “La morte non è la fine di tutto ma un nuovo inizio”. Una riflessione che non suona come retorica postuma, ma come una sintesi coerente con la sua visione della fede: dinamica, aperta, accogliente. Anche nel morire, Francesco è rimasto fedele al suo modo di essere. Nessuna ostentazione, nessuna teatralità. Solo la compostezza di chi sa che l’essenziale è invisibile agli occhi, ma si tocca con il cuore.

Il ricordo del premier Meloni: “Mi ha detto ‘Ci rida su””

Il suo era un linguaggio semplice, ma mai semplicistico. Francesco ha saputo parlare al mondo senza filtri, senza paura di scendere nei territori scivolosi del dolore umano, della povertà, delle diseguaglianze. Per questo il cordoglio in queste ore arriva da leader politici e religiosi, ma anche da migranti, detenuti, senza fissa dimora, malati. Chi ha conosciuto il disagio lo ha sentito vicino come pochi altri. In un’epoca in cui la diplomazia vaticana sembrava relegata alla prudenza, lui ha riportato sulla scena il coraggio profetico. E lo ha fatto, spesso, andando anche contro correnti interne alla Chiesa stessa.

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha raccontato che il loro ultimo incontro risale a lunedì. “Mi ha detto ‘ci rida su'”, ha confidato. Un’espressione apparentemente leggera, ma che custodisce la filosofia di Francesco: la capacità di ridimensionare il peso delle cose, di affrontare la vita – e anche la morte – con l’arma disarmante dell’ironia. Era un consiglio che, a quanto pare, amava ripeterle spesso. E che molti di noi, oggi, sentono come un suggerimento personale.

La morte di un Papa è sempre un momento di cesura. Ma la morte di Papa Francesco rappresenta qualcosa di più: il tramonto di un’idea concreta e radicale di Chiesa. Non un’istituzione arroccata, ma una comunità in uscita, come lui l’ha spesso definita. Una Chiesa che ascolta prima di giudicare, che accoglie prima di delimitare, che accompagna invece di escludere.