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Papa Francesco, la fine di un pontificato che cambia la Chiesa. Da mercoledì la salma a San Pietro

Un ictus la possibile causa del decesso di Papa Francesco. Da mercoledì la salma sarà in San Pietro per l’ultimo saluto dei fedeli

Papa Francesco, Bergoglio

Papa Francesco, Bergoglio

Lunedì 21 aprile 2025. A Roma è una giornata mite, ma dentro le mura leonine del Vaticano si respira un silenzio sospeso. Poco dopo le 8 del mattino, una nota ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede rompe il riserbo: Papa Francesco è morto.

L’ultima mattina di Jorge Mario Bergoglio

Il Pontefice si è spento a 88 anni, presumibilmente colpito da un ictus nelle prime ore della giornata. È stata esclusa ogni forma di accanimento terapeutico; il Papa era assistito da giorni in modo riservato, nella sua residenza a Casa Santa Marta, dove aveva scelto di vivere fin dall’inizio del suo pontificato.

Fonti vicine al Vaticano parlano di un malore improvviso nella notte, seguito da un progressivo peggioramento. I medici hanno fatto il possibile, ma le condizioni erano già critiche all’arrivo del personale sanitario. Con lui, fino alla fine, c’erano i suoi collaboratori più stretti e alcuni medici di fiducia. “È morto da sacerdote, da uomo del popolo, nella semplicità che ha sempre desiderato”, racconta un funzionario vaticano che gli è stato accanto per oltre un decennio.

Un Papa fuori schema

Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, non ha mai cercato i riflettori, ma ci è finito dentro per la radicalità con cui ha vissuto il ruolo di Vescovo di Roma. È stato il primo Papa gesuita, il primo proveniente dal continente americano, e anche il primo ad aver scelto il nome del santo di Assisi, lasciando intendere fin da subito che non sarebbe stato un pontificato convenzionale.

Ha viaggiato molto, spesso in luoghi dimenticati dai grandi circuiti della diplomazia internazionale. Si è fatto trovare in Iraq, nella Repubblica Democratica del Congo, in Myanmar. Ma più di tutto, ha voluto ascoltare il mondo, spesso mettendo in crisi le sicurezze interne della Chiesa. Il suo approccio è stato pastorale, non dottrinale; più vicino alle persone che al potere.

Era un Papa che parlava con un linguaggio semplice, che si sedeva con i clochard, che telefonava direttamente a chi gli scriveva una lettera. Questo gli ha attirato non poche critiche dentro le gerarchie ecclesiastiche, ma ha anche restituito alla figura del Pontefice una dimensione profondamente umana.

Il dolore della Chiesa e del mondo

La notizia della sua morte ha fatto rapidamente il giro del mondo, raccogliendo reazioni di cordoglio non solo da parte di capi di Stato e leader religiosi, ma anche da migliaia di persone comuni che in questi anni si sono sentite viste, accolte, comprese. Dalle periferie delle grandi città latinoamericane ai centri di accoglienza per migranti in Europa, molti oggi piangono un Papa che ha saputo toccare il cuore anche di chi non crede.

Alle 12 in punto, le campane della Basilica di San Pietro hanno suonato a lutto, mentre il portone della Basilica si preparava a riaprirsi per una nuova pagina storica. La salma sarà esposta da mercoledì, per permettere ai fedeli di rendere omaggio. Già in serata, alcune centinaia di persone si sono raccolte in preghiera davanti alla piazza vuota, sotto un cielo romano incerto, come a voler accompagnare un ultimo tratto di strada.

Un’eredità ancora da comprendere

Parlare dell’eredità di Papa Francesco è prematuro, ma inevitabile. I suoi dieci anni di pontificato (dal marzo 2013) hanno segnato un cambio di passo in molte direzioni: ha riformato la Curia romana, aperto nuove riflessioni su temi come il celibato sacerdotale e il ruolo delle donne nella Chiesa, ha posto l’ambiente e la giustizia sociale al centro dell’agenda ecclesiale. E ha promosso sinodi più partecipati, cercando un dialogo costante tra popolo e gerarchia.

Non ha avuto paura di affrontare anche i nodi più scomodi della Chiesa: gli abusi, il potere economico, la chiusura verso le nuove famiglie. Non sempre ha trovato ascolto, e in alcuni momenti la sua solitudine era evidente. Ma non ha mai indietreggiato.

Un addio che lascia spazio al futuro

Ora la Chiesa entra in una fase delicatissima. L’interregno, il cosiddetto sede vacante, apre ufficialmente la strada al prossimo Conclave. I cardinali, molti dei quali nominati proprio da Francesco, si preparano a scegliere il successore in un clima di transizione ma anche di grande attesa. Sarà interessante vedere se il nuovo Papa proseguirà nel solco tracciato, oppure se segnerà un ritorno a modelli più tradizionali.

Nel frattempo, però, è il tempo del raccoglimento. Della memoria. Di una Chiesa che si ferma per salutare un uomo che ha provato – a modo suo, senza infingimenti – a essere davvero “servo dei servi di Dio”.

Per chi ha avuto modo di seguirlo da vicino, Francesco non è stato un Papa perfetto. Ma è stato, senza dubbio, un Papa vero.