Papa Francesco racconta “Il mondo che vorrei” ma le parole non bastano
Più degli slogan servirebbe da Papa Francesco maggiore attenzione allo stile di vita dei porporati che pare non rinuncino proprio a nulla
“Il mondo che vorrei“, oramai uno slogan come questo non colpisce più le coscienze. E la gente stenta a credere al messaggio che proviene dall’uomo vestito di bianco. Più che parlare per slogan, servirebbe una maggiore attenzione allo stile di vita dei porporati che pare che non rinuncino assolutamente a nulla. Vivono nell’opulenza, nella ricchezza, nell’abbondanza e nell’agiatezza. E dimenticano la sofferenza, la povertà, i forti disagi degli italiani e di tutti i fedeli nel mondo.
Le cooperative bianche della Città Leonina
Oltretevere, attraverso alcune delle cosiddette cooperative bianche, qualcuno lucra sugli immigrati. Molti dimenticano che l’inchiesta Mafia capitale, portò all’arresto di personaggi molto importanti, riconducibili al mondo ecclesiastico. Non è tollerabile che prelati, da pastori dell’anima che dovrebbero indicare all’umanità la strada da seguire, in nome di Gesù Cristo, preferiscono svolgere attività imprenditoriali. Quante strutture alberghiere e B&B vengono gestite da preti e suore? Quante cliniche Rsa, comunità alloggio, comunità di recupero e tanto altro vengono gestite dal Vaticano? Perché vengono riconosciute agevolazioni che rendono il mercato non competitivo e non consentono agli altri imprenditori di applicare gli stessi prezzi.
Il mondo ecclesiastico si è smarrito, non persegue più la missione cristiana
Non si preoccupa della povertà, del disagio socio economico. Si occupa principalmente di affari.
Il messaggio di Papa Francesco: “Aiutate il prossimo”, non è più ricevibile. Sarebbe consono affermare “Aiutiamo il prossimo”. Silenzio assoluto su quello che accade negli ospedali. A suo tempo le strutture sanitarie ricevettero una indicazione ministeriale per rivolgere maggiore attenzione ai pazienti curabili e abbandonare i pazienti che non avrebbero ottenuto benefici dalle cure. Chi può decidere se una vita ha più valore di un’altra? Testimonianze di pazienti miracolati, nella storia dell’umanità, ce ne sono molte. Ogni cittadino ha diritto ad essere assistito e curato fino all’ultimo alito di vita. Si parla di fratellanza e di immigrazione ma non si parla compiutamente di come risolvere i problemi di milioni di italiani che vivono nella povertà.
La dignità del lavoro da recuperare
Quanti italiani hanno perso il lavoro, la dignità e il diritto di sognare una vita migliore per sé e per i propri figli che ormai hanno perso qualsiasi prospettiva per il futuro. Troppi italiani guadagnano paghe da miserabili, senza diritti e molti sono gli sfruttatori. E spesso con un contratto di lavoro precario e con un impegno di quattro ore al giorno. Chi dovrebbe dare voce a tutti questi cittadini? Questo è il mondo che vuole? Le parole non hanno senso e non costano nulla, è necessario passare dal dire al fare.
Cesare Giubbi
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