Pari nel derby, Napoli fermato dal Verona: i temi della dodicesima giornata di Serie A
Allegri che ritrova il “corto muso”, la Roma che cade ancora, l’arrivo di Shevchenko al Genoa. Il tutto condito dalle solite polemiche arbitrali
Archiviata la giornata numero 12, la Serie A va alla sosta con l’equilibrio che rimane tra le due di testa: l’inter ferma il Milan nel derby, così come il Verona a Napoli. Le inseguitrici rosicchiano terreno ma il divario è ancora molto ampio.
Derby di Milano teso e senza un padrone: Milan bloccato.
Il culmine di questo turno era la partita più attesa: il Derby di Milano tra prima e terza. Tra rigori, autogol e legni è l’Inter che “ai punti” avrebbe meritato di più la vittoria, ma il calcio non è pugilato e il Milan dimostra di rimanere mentalmente in partita anche quando in difficoltà. Nella prima ora fanno tutto i nerazzurri – i due rigori, l’autogol di De Vrij e l’occasionissima di Lautaro – ma con i cambi il Milan va vicino a vincerla. Il rigore conquistato e trasformato dall’ex Cahlanoglu, quello parato da Tatarusanu, ma anche la punizione di Ibrahimovic ed il palo di Saelemaekers al 90′ non cambiano la sostanza: Milan e Inter meritano la posizione che occupano in classifica, anche in virtù di una partita di altissimo livello.
Napoli fermato dal Verona “ammazza-grandi”: distacchi invariati
Il Napoli non approfitta dello scontro diretto milanese e viene bloccato da un Verona che, in questo momento, è forse la squadra più forma del campionato. La squadra di Tudor ha conquistato la fama di “ammazza-grandi”: gli scalpi di Juventus, Lazio e Roma, il colpaccio sfiorato in casa del Milan ed ora l’aver bloccato la capolista al “Maradona”. Ancora una volta è Simeone a portare avanti i gialloblu (guizzo da centravanti consumato su assist di un ottimo Barak) ma gli azzurri rispondono subito con la combinazione Ruiz-Di Lorenzo. Nonostante i molteplici tentativi – palo di Osihmen – ed il Verona in 10, rimane l’1-1 del 18′. Napoli ancora primo in coabitazione ma che dopo la sosta affronterà l’Inter.
Atalanta-Lazio-Juventus recuperano punti
Il mezzo passo falso delle prime tre consente agli inseguitori di rosicchiare un po’ di terreno, anche se il margine di vantaggio rimane elevato. Al quarto posto da sola si issa l’Atalanta, corsara di misura a Cagliari. Dea avanti con un’azione costruita “alla Barcellona”, con la combinazione di prima dentro l’area Malinovsky-Zapata-Zappacosta finalizzata da Pasalic. Il solito Joao Pedro pareggia per i sardi ma poi è Zapata a risolverla con una girata delle sue per il settimo gol in 10 presenze di campionato.
La Lazio segue a ruota e si porta al quinto posto con la facile vittoria sulla Salernitana. A sbloccare è il solito Immobile, di testa su assist di Pedrito che poi si mette in proprio dopo 5 minuti e con il destro (su topica difensiva granata) mette a segno il suo quarto gol in stagione. In un anno intero alla Roma era arrivato a quota 6. Mette il sigillo finale il colpo da biliardo di Luis Alberto, arma completamente ritrovata nell’artiglieria di Sarri.
Anche la Juventus approfitta del rallentamento di testa e torna in zona Europa con un vittoria che pesa più di tre punti per diversi motivi. Un successo – tra l’altro “di corto muso”, marchio di fabbrica di Allegri – che in Serie A mancava da tre partite, un clean sheet che mancava da quattro e il pareggio in classifica proprio sulla Viola, superata al 91′. Match-winner Cuadrado con un rasoterra da posizione impossibile, dopo un predominio costante diventato assedio con la Fiorentina in 10 negli ultimi 20 minuti. Nonostante le assenze in retroguardia – Szczesny, Bonucci e Chiellini – la porta inviolata contro una squadra insidiosa rappresenta un’iniezione di fiducia per i bianconeri
Roma ferma al palo: vicina una crisi (di nervi)
L’unica che perde l’occasione di recuperare terreno è la Roma, che scivola al sesto posto. A Venezia prosegue il momento delicato per Mourinho, che al netto degli errori arbitrali – una retorica che comincia a stufare – è conscio che in mezzo al campo la Roma ha dei problemi. Il cambio di modulo in partenza (dal 4-2-3-1 al 3-4-1-2) e i gravi errori in difesa non giustificano gli episodi che in questo momento non girano nel verso giusto. Non è bastato ribaltare il risultato sul finale di primo tempo con Shomurodov e Abraham, che tornano a timbrare il cartellino dopo troppo tempo. Inaccettabili i gol presi da palla inattiva al terzo minuto e in ripartenza, lasciando un’autostrada all’affondo decisivo di Okereke. I dati di quest’ultimo periodo sono preoccupanti: quattro punti nelle ultime sette uscite con otto gol fatti e addirittura 19 subiti.
Centrogruppo: ossigeno per Venezia e Spezia
A centroclassifica, oltre al buon momento del già citato Verona, arriva la vittoria del Bologna, che si porta al settimo posto (con Fiorentina e Juventus) e mette ancora più nei guai la Sampdoria: decidono Svanberg e Arnautovic. Per D’Aversa è la terza sconfitta consecutiva. In coda arrivano tre vittorie pesanti: il Venezia che batte in rimonta la Roma, lo Spezia (di misura sul Torino) e l’Udinese, dopo una scoppiettante partita sul Sassuolo, alla seconda sconfitta di fila. L’ennesima rimonta in extremis del Genoa (che stavolta impatta al Castellani di Empoli) non è sufficiente a Davide Ballardini: tra due settimane sulla panchina del Grifone siederà Andriy Shevchenko, all’esordio in Serie A.
Ci Piace e Non Ci Piace: Beto e Lautaro Martinez
Nei nostri “premi” non inseriamo Cahlanoglu, perché prima meritevole di “Top” e poi di “flop” per aver provocato i suoi ex tifosi dopo il gol. Per questo la menzione d’onore la diamo ad una sorpresa del campionato italiano, arrivata in silenzio dal Portogallo ma che sta conquistando le attenzioni di tutti. La famiglia Pozzo ha colpito ancora con Beto. Per l’attaccante classe 1998 arrivato dalla Portimonense il gol decisivo con il Sassuolo è il quarto nelle ultime sei partite. Dopo i primi tre turni da subentrato, il portoghese ha conquistato il posto da titolare e le realizzazioni ne sono la naturale conseguenza di una crescita sensibile.
Palma di peggiore per Lautaro Martinez, decisivo in un derby in cui l’Inter ha avuto più di una chance per portarla a casa. In partite così importanti pesano ancora di più gli episodi, e se l’errore dal dischetto viene condiviso con i meriti di Tatarusanu, è ancora più grave sul “rigore in movimento” su cui l’argentino manda a lato. Non è una partita isolata, ma la fotografia perfetta di un periodo opaco del Toro: sono 7 partite senza il gol, che con la maglia nerazzurra manca dal 2 ottobre.