Parigi 2024, si chiudono le Olimpiadi più ideologizzate di sempre
Dalla cerimonia d’apertura blasfema agli atleti nella Senna fino al collo, dalla genuflessione alle follie green all’intrusione di uomini nella boxe femminile: sono stati i Giochi del “woke in progress”
Domenica 11 agosto terminano le Olimpiadi di Parigi 2024, destinate a essere ricordate come le più ideologizzate di sempre. Quelle i cui organizzatori hanno clamorosamente messo in secondo piano ciò che dovrebbe essere il cuore della manifestazione – lo sport. Relegato a mero e triste accessorio della più becera propaganda politically correct.
Si chiudono le Olimpiadi di Parigi 2024
L’obiettivo è stato chiaro fin dalla cerimonia d’apertura segnata dalla cosiddetta “parodia” transgender dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Talmente blasfema che addirittura il Vaticano, scrive l’ANSA, ha momentaneamente accantonato l’ecclesialmente corretto per deplorare «l’offesa» anti-cristiana, sia pur con una nota scarna e fuori tempo massimo. Da qui a rendere disciplina olimpica un uomo che picchia una donna, il passo è stato breve.
Ormai, infatti, non c’è alcun dubbio che il pugile taiwanese Lin Yu-Ting e il collega algerino Imane Khelif abbiano i cromosomi XY. In un mondo normale questo chiuderebbe la questione, senza sofismi sul testosterone, che si può abbassare farmacologicamente, o sul passaporto che per certi Stati dipende dall’auto-percezione [sic!]. Ormai, però, siamo nel tempo profetizzato dallo scrittore britannico G.K. Chesterton, in cui bisogna sguainare le spade “per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.
Sia come sia, la conferma è arrivata dall’International Boxing Association, che aveva già estromesso i Nostri dai Mondiali di Boxe 2023. E, indirettamente, pure dal Comitato Olimpico Internazionale, che ha implicitamente ammesso che gli esami genetici sono validi e, prendendone atto, ha deciso di abolire i test. E poi, per buona misura, ha spostato flaianamente la soglia del ridicolo, muovendo all’IBA ridicole accuse di putinismo. Come se la squalifica dei due intersessuali/iperandrogeni (o forse maschi ipoandrogeni) non fosse stata votata quasi all’unanimità da un board di 18 esponenti delle Federazioni pugilistiche Nazionali.
Resta, benché con poche lodevoli eccezioni quali Martina Navrátilová e J.K. Rowling, il silenzio assordante delle femministe. “Svegliatesi” solo per far licenziare da Eurosport Bob Ballard, veterano dei commentatori sportivi inglesi, per una battuta percepita (a proposito) come sessista. Evidentemente tira più un (presunto) patriarcato che cento “Kheliffati” inclusivi.
Woke in progress
D’altronde, come spiegavamo, Parigi 2024 è stata pensata per esaltare il pensiero unico incarnato dal Presidente francese Emmanuel Macron, non certo gli atleti. Che quindi non casualmente si sono ritrovati nella Senna fino al collo, coi Belgi prima, gli Svizzeri poi e infine i Portoghesi ammalatisi in serie. L’importante è che il fiume “si senta” bandiera blu, e pazienza se risulta paradossalmente balneabile a targhe alterne – per gli allenamenti no, per le gare sì.
Non stupisce più di tanto, allora, che gli sportivi siano stati deprivati della carne o (visto che invocavano proteine) abbiano rinvenuto vermi nel pesce. E neppure che siano stati costretti a (non) dormire su letti di cartone e materassi in plastica riciclata in assenza totale di aria condizionata. Come accaduto al nostro Thomas Ceccon, campione a Cinque Cerchi dei 100 metri dorso, che per riposare ha dovuto stendere un asciugamano sull’erba stile clochard.
Non che Anne Hidalgo, Sindaco della Ville Lumière, non avesse ampiamente avvisato i naviganti. Era infatti il febbraio 2023 quando chiariva a France Info che, pur avendo «molto rispetto per il comfort degli atleti», pensava «molto di più alla sopravvivenza dell’umanità». Anche troppo, considerando che si riferiva, ça va sans dire, ai dogmi del peggior ambientalismo, a conferma che dall’inizio si era in regime di woke in progress.
La dura realtà è che non c’è nessuna emergenza climatica e, anche se fosse, non sarebbe in ogni caso colpa dell’uomo. Il cui contributo al climate change è stimato da un luminare quale Antonino Zichichi in una percentuale irrisoria oscillante tra il 5 e il 10%.
Ma all’affermazionista non far sapere che le follie green gliele hanno date a bere. E con questa, fine dei… Giochi.