Parigi, Sabina Guzzanti: “Chiedere scusa per la guerra in Iraq”
“L’Isis esiste solo perché c’è stata l’invasione dell’Iraq. Non c’è un’altra ragione, con buona pace dei guerrafondai e dei seguaci della Fallaci”
"Noi continuiamo a chiamare questi attentati, attacchi terroristici. Ma il termine più corretto per questi attacchi è guerriglia. E si tratta di una modalità di guerriglia davvero molto difficile da sconfiggere. Possono agire in ogni parte del mondo e non vengono da fuori, vengono da dentro. Chiudere le frontiere non serve a nulla. Questa volta sul piano della forza, sono più forti. Potrebbe essere se non altro per questa ragione per abbandonare la strategia della violenza e seguire quella della razionalità". Lo scrive su facebook Sabina Guzzanti. "Ancora una volta civili innocenti pagano le scelte sconsiderate di una politica pilotata da interessi privati – aggiunge – Oggi mentre il mondo è sconvolto, si parla di chiudere le frontiere, cosa che oltre che essere ingiusta è semplicemente impossibile. Si parla di altri attacchi armati, che non potrà che incrementaranno il conflitto invece che risolverlo. L'unica soluzione che non si prende in considerazione è quella di smettere di bombardare, invadere, sfruttare, i paesi islamici". "E magari- sottolinea- chiedere scusa per la guerra in Iraq, guerra ingiusta, fatta con il pretesto ridicolo delle armi di distruzione di massa, in cui i nostri eserciti hanno provocato la morte di decine di migliaia di civili innocenti, abbiamo portato tortura, speculazioni di ogni sorta e devastato la struttura politica di un paese a beneficio di interessi privatissimi. E' questo che permette all'Isis di ottenere un consenso così vasto. L'Isis è in Iraq ed esiste solo perché c'è stata l'invasione dell'Iraq". "Non c'è un'altra ragione, con buona pace dei guerrafondai e dei seguaci della Fallaci il cui pensiero contro ogni logica oggi viene rispolverato – dice ancora Sabina Guzzanti – E' accaduto esattamente quello che milioni di persone scese in piazza nel 2001 contro la guerra, in Iraq, hanno gridato invano. Abbiamo messo in moto un conflitto pericolosissimo che ha buone possibilità di trasformarsi in una guerra globale permanente".