Parte la Festa del Cinema di Roma 2020, 15esima edizione
“La 15ª edizione della Festa del Cinema di Roma non solo si fa, ma dal vivo o, come si dice adesso, “in presenza”
Ci siamo quasi, e con sollievo: la 15ª edizione della Festa del Cinema di Roma non solo si fa, ma dal vivo o, come si dice adesso, “in presenza”. Con una sorpresa: per la prima volta è istituita una “Sala Virtuale” a capienza limitata: ovvero la possibilità di prenotare – nella quantità consentita dalle tecnologie per garantire una buona qualità audio/video – la visione da casa di una parte dei film in programma; online da lunedì 12 ottobre, all’indirizzo https://digital.romacinemafest.org/.
Dunque si parte, sempre sotto la direzione artistica di Antonio Monda, e si va dal 15 al 25 ottobre, con 26 titoli nella Selezione Ufficiale (7 diretti da registe donne, chi sa perché c’è chi tiene a sottolinearlo) e 6 Eventi Speciali; oltre a “Tutti ne parlano”, recuperi, restauri, omaggi (la retrospettiva di quest’anno sarà dedicata a Satyajit Ray, considerato da alcuni uno dei maggiori cineasti viventi).
Festa del Cinema di Roma: gli attesi
L’avvio sarà affidato a Soul, l’attesa ultima animazione di taglio “umanista” nata in casa Pixar. Al regista Pete Docter sarà per l’occasione assegnato il Premio alla Carriera.
Naturalmente ci sono gli “attesi”, anche se quest’anno abbiamo l’impressione che la pandemia abbia diluito un po’ tutto. Vi segnaliamo quelli di cui si parla di più:
Le Eumenidi, di Gipo Fasano, nella sezione “Riflessi” è una trasposizione dei temi dell’Orestea in chiave romana contemporanea.
Maledetta primavera, opera prima di finzione di Elisa Amoruso, che ha un passato di sceneggiatrice e documentarista.
Herself di Phyllida Lloyd, già regista di Mamma Mia! e The Iron Lady.
Stardust di Gabriel Range, sugli anni di “formazione” di un David Bowie che studia da star.
Ammonite, di Francis Lee, film britannico con Kate Winslett impegnata in quella che è annunciata come una gran prova di bravura.
True Mothers di Naomi Kawase: un dramma di ispirazione autobiografica sulle adozioni; chi vi scrive non si pronuncerà se non a posteriori.
Ci attendiamo qualcosa dal lituano/lettone The Jump, dall’italo-belga The Shift, dal francese Été 85 di François Ozon; e infine dalle prime due puntate di Romulus, in cui Matteo Rovere torna autorialmente sulle origini di Roma.
Il film di chiusura della Festa è Cosa sarà, (che ha la perplessità nel titolo) di Francesco Bruni, più noto come sceneggiatore, che ha al suo attivo le collaborazioni con Virzì e Calopresti, e al suo passivo quelle con Ficarra e Picone. Il film fu presentato incompleto all’ultima Berlinale, con un altro titolo, allora di moda: Andrà tutto bene.
Le strutture capitoline coinvolte nel progetto
La “città” quest’anno sembra più inclusa nel progetto, che ha istituito un distretto di sale cinematografiche a cui si appoggerà, coinvolgendo inoltre il Policlinico Gemelli, il carcere di Rebibbia il teatro di Tor Bella Monaca e 4 librerie indipendenti.
Ai cinefili piacerà sapere che le limitazioni della pandemia non hanno fatto saltare gli Incontri Ravvicinati: potranno vedere (ma non toccare) Steve McQueen (altro Premio alla Carriera), le coppie di fratelli D’Innocenzo e Manetti, Francois Ozon, e in collegamento remoto Damien Chazelle e Werner Herzog.
E non ce n’è solo per i cinefili puri: un incontro è dedicato a Francesco Totti, protagonista di un documentario – ad alto contenuto emozionale per una certa parte della cittadinanza capitolina – girato da Alex Infascelli che trascorse con Totti la notte che precedette il suo addio al calcio.
Naturalmente poi c’è l’arcipelago collaterale di Alice nella Città (http://alice.mymovies.it/): rassegna come sempre ricca, dedicata al cinema rivolto ai giovani in età scolare.
Peccato che questo grande spazio fertile, se da un lato spesso ci coglie a sorpresa con proposte che possono rivelarsi vincenti rispetto alla parallela rassegna per i “grandi”, venga in buona parte saturato da proposte ripetitive, moralistiche, edificanti…diciamocelo, non sempre un buon servigio alla causa dell’avvicinamento dei giovani al cinema. Ma vedremo; se sarà il caso, avremo modo di parlarne.
Note di contorno
Il manifesto di questa edizione è stato fortemente voluto dal direttore artistico Antonio Monda: tratto da una scena di Paris Blues di Martin Ritt del 1961, oltre a restituirci insieme Sidney Poitier e Paul Newman, due icone della storia del cinema, ritrae e simboleggia la complicità, la condivisione (interrazziale, che non guasta mai), la distensione; valori cari al direttore. Sappiate poi che, per tutta la durata della Festa, il red carpet sarà sonoramente illuminato dalle musiche di Ennio Morricone.
Ne volete ancora? https://www.romacinemafest.it/.