Partygate: se Boris Johnson organizza feste mentre il popolo rispetta le norme
Indaga anche Scotland Yard sulle presunte feste organizzate dal premier Johnson in piena violazione della norme anti-Covid
Scoppia l’imbarazzo per lo scandalo Partygate. A dispetto del leggendario fair play britannico, in fondo diverte sempre assistere ai guai autoprocurati di qualche potente anglosassone di turno che, con qualche incauta gaffe, riesce addirittura a compromettere la propria carriera politica.
Un tempo si diceva che “…ci vuole una vita intera per costruirsi una buona reputazione ma basta un attimo per distruggerla” ed è proprio il caso del premier più conservatore di tutti i grandi conservatori del Regno Unito che ha commesso uno degli scivoloni più gravi in cui possa incappare un capo di stato ingannando i propri cittadini: dire una bugia.
Partygate, stavolta Johnson l’ha sparata grossa
E l’ha detta anche grossa, perché il gaudente Boris Johnson, a dispetto della pandemia in corso e in pieno lockdown, avrebbe violato le regole cautelative imposte al suo popolo – che nel contempo soffriva più degli altri la perdita grave di vite umane – spassandosela in feste organizzate direttamente dal suo staff proprio nella sua dimora ufficiale di Downing Street.
Ma non solo: inequivocabilmente fotografato accanto a bottiglie di vino ad un party del 20 maggio 2020, nel corso dei chiarimenti e delle sue disperate quanto patetiche scuse, è addirittura emerso che una di queste feste si sarebbe svolta proprio la sera che ha preceduto i funerali solenni del Principe Filippo di Edimburgo.
Come accadde al Presidente nordamericano Bill Clinton, che in una prima fase negò i fatti accaduti alla Casa Bianca circa la nota tresca con la stagista Monica Lewinsky, anche Bojo ha provato a dire di non essere a conoscenza dei fatti sostenendo addirittura che non si trattasse di un party, così aggravando ulteriormente la sua già debole posizione, trovandosi poi irrimediabilmente all’angolo.
Costretto a chiedere ufficialmente scusa dinanzi alla Camera dei Comuni perché letteralmente travolto dagli attacchi sempre più incalzanti del leader dell’opposizione Keir Starmer che ha subito chiesto le sue dimissioni, il premier inglese si è, in primo momento, chiuso dietro l’indagine interna a Downing Street finalizzata a chiarire cosa sia effettivamente avvenuto all’interno delle mura del governo.
Le indagini della Scotland Yard sul Partygate
Ma poi è sopraggiunta d’ufficio anche l’indagine della polizia metropolitana di Londra che sta indagando per comprendere se davvero le regole disposte dallo stesso governo siano state violate proprio nella sede dell’esecutivo; sembrerebbe infatti che, tra i futuri adempimenti di rito previsti da Scotland Yard sarebbe prevista anche l’audizione personale del premier.
L’implacabile Cressida Dick, capo della Metropolitan Police (Met), ha infatti pubblicizzato direttamente i fatti dichiarando: “Posso confermare che il Met sta indagando su una serie di eventi che ebbero luogo a Downing Street e Whitehall negli ultimi due anni in relazione a potenziali violazioni delle normative Covid“.
Inutile dire che un atto del genere sarebbe già di per sé sufficiente a distruggere definitivamente l’immagine di BoJo, stante il fatto che le richieste di dimissioni contro di lui aumentano in quantità direttamente proporzionale alla sua disperazione nello stracciarsi le vesti e coprirsi il capo di cenere.
Ci si domanda quindi quale possa essere la futura credibilità politica di un premier che – va detto – ha in realtà rivelato imprevedibili aspetti di sé molto incoerenti.
Tant’è che non solo gli oppositori laburisti gli chiedono di fare un passo indietro, ma anche un crescente numero di deputati della sua stessa corrente si sta orientando nella stessa direzione, magari per ambire poi a sottrargli subito l’ambita poltrona.
La rigorosa funzionaria Gray
Del resto, il rapporto dell’incorruttibile funzionaria Sue Gray spaventa BoJo più del fascicolo aperto da Scotland Yard, dal momento che la ministra degli Esteri Liz Trus ha lasciato trapelare la notizia secondo cui esso potrebbe addirittura pubblicato al netto delle parti concernenti le “questioni di sicurezza”.
Buffo vedere oggi il malcapitato Boris che, in pieno contrasto con i suoi modi assertivi e superbi, mostrarsi collaborativo e accogliente, disposto a “farsi interrogare” senza indugio e che tenta di dar fiducia all’operato di Scotland Yard che “potrà soltanto fare chiarezza all’opinione pubblica e tirare una riga sulle questioni“. Proprio lui, che ha imposto la presenza a non più di sei persone soltanto all’aperto e che avrà non poche difficoltà a convincere il popolo britannico della sua buona fede nella partecipazione agli incontri contestati.
E anche la stessa regina Elisabetta, notoriamente seccata per il partygate del suo premier, evita di incontrarlo da oltre un mese; ma alla fine sarà proprio lei a licenziarlo?